FABIO PALTRINIERI

Il Leonardo Libreria delle Arti

di Lina Vergara Huilcamán

Una nuvola di fumo mi accoglie in una libreria specializzata in arte di Bologna. Scaffali e scaffali pieni di libri. Niente narrativa. Niente scolastica. Il fumo mi ricorda i tempi passati intorno al libro. Le fiere dove a ogni angolo c’era un posacenere. Le riunioni tra editori e librai sempre tutti con una sigaretta in bocca. Come se le parole dovessero per forza passare dai piccoli denti ingialliti dal tabacco. Libri e tabacco. Qualcosa che forse è legato all’atto di inspirare ed espirare con calma il fumo. E le idee. Oltre il fumo ci sono due occhi vivaci che si chiedono chi sono e cosa voglio. Fabio Paltrinieri. Il libraio e proprietario della libreria delle arti IL LEONARDO. Fuma MS. Mi guarda da dietro il tavolo. Fa il libraio da quando aveva circa trent’anni “dopo aver fatto finta di studiare” dice lui “architettura a Firenze per dieci anni”. Negli anni settanta tornò a Bologna per iscriversi alla nuova facoltà del DAMS, per stare vicino alla famiglia di Finale Emilia. Per mantenersi cercò lavoro presso negozi di musica e librerie, cose di suo gusto. Fu assunto da Nanni, uno dei primi remainder in Italia, dove Carmine, una vera istituzione, gli insegnò tutto sui libri, specie quelli d’arte. Mi mostra la foto di Carmine che tiene ben protetta sulla scrivania. Davanti a sé. Non arrivò mai a frequentare il DAMS ma dopo dodici anni alla Nanni aprì la sua piccola libreria in via Porta Nuova, specializzata in arte, cinema e musica, che ben presto divenne una libreria unicamente dedicata all’arte. Qui rimase per altri dieci anni prima di trasferirsi nell’attuale sede in via Guerrazzi. Sorride e ricorda Federico Zeri, grande storico dell’arte, che quando seppe che voleva trasferirsi per avere un locale più grande gli disse “non conta la grandezza, ma la testa di chi ci sta dentro” e gli portò a esempio la libreria St George di Londra che piccola com’era “aveva servito mezzo mondo”.
Paltrinieri lavora da solo alla libreria. Prima erano in due ma con la crisi ha dovuto ridimensionare le spese. Non ci sono più i fondi nei vari dipartimenti delle facoltà, nelle biblioteche. Prima acquistavano libri, ora non più o li acquistano direttamente dagli editori.
E così il nostro libraio ha dovuto imparare a usare il computer, le mail… “Dato che voglio morire qua dentro, voglio tenere la libreria aperta il più possibile. E nel frattempo ho imparato a fare di tutto. Il bisogno mi ha reso acuto e pratico.” Acuto credo lo sia sempre stato. Conversare con lui è affascinante. Il tempo scorre tra i ricordi della sua libreria, come gli occhi sulle pagine di un libro.
Entra un uomo giovane. Forse un professore di una qualche facoltà e chiede un libro. Paltrinieri sa esattamente dove sta e senza nemmeno alzarsi dalla sedia gli indica dove prenderlo. L’uomo sfoglia il libro. Lo chiude. Lo appoggia alla cassa. Ma vuole altro. Cerca informazioni e guarda il suo libraio fiducioso. Sa che gli dirà esattamente quali edizioni gli servono. Esistono. Può procurarle. Dove si trova la tal opera. E se nel catalogo che gli sta proponendo è ben rappresentata. Ha clienti da tutto il mondo. Professori a cui scrive mail per informarli su una determinata uscita di loro interesse. Un interesse sempre piuttosto specialistico. “C’è un professore in Giappone” mi racconta “specializzato in Arte Bolognese del ’600” mi guarda attento e già che c’è mi fa un piccolo ripasso sull’arte in questione. Il cliente è ancora fermo di fianco alla cassa. Dice che vuole pagare il libro e coglie l’occasione per fare due chiacchiere. Ha bisogno di confrontarsi con qualcuno sulla sua passione. Di essere compreso. Ha bisogno di indicazioni su come e dove andare a trovare il suo amore. E il nostro libraio lo accontenta. Serio.
Facciamo un piccolo giro. Vediamo altre cose. Apre cassetti. E io gli chiedo a chi lascerà la libreria un domani. Sorride. Sorride sempre. “A nessuno. Le ho già detto che voglio morire qui dentro.” Mi indica un punto della stanza e continua “aprirò un letto proprio qui e mi chiuderò dentro”.
Tornerò a trovarlo. Per vederlo arrivare sulla sua bicicletta. Gli chiederò se posso sedermi con lui al bar a prendere il caffè mattutino.
“Mi vesto in fretta ogni mattina, salgo sulla bicicletta e vengo a prendere il caffè qui di fianco.”
Guardando la sua libreria. Penso.