non ci si ferma mai. la vita. il pensiero. le idee… sono in permanente sviluppo. una costante e inarrestabile successione di fatti che ci portano alla riflessione e alla discussione. tornando spesso dove si è partiti. un albero di prugne è stato il mio primo vero rifugio. il mio primo grande amore. il mio primo nido. il bosco mi ha ascoltata e accolta una volta cresciuta. spiegandomi l’insignificanza della morte. e la potenza e l’infinita grandezza dell’anima. mi ha insegnato il silenzio. e l’inesistenza del vuoto. e sono andata avanti credendo in un’intelligenza superiore. senza i limiti del corpo e della mente. una gigantesca essenza da cui mi sono sempre sentita osservata. talvolta accolta e ascoltata. infinita. viva. molte notti ho spalancato la finestra nell’attesa di una dichiarazione… ho passato giornate intere a cercare e ritrarre alberi motivata dalla sola attrazione. e poi l’incontro con la nazione delle piante. con plant revolution. e con tutti i libri che il professor Stefano Mancuso ha scritto per divulgare la sua idea di imparare dalle piante. ed ecco che in una breve chiacchierata tutto prende di nuovo forma. e si rielabora. vecchie idee. passioni letterarie. memorie vaganti e naufraghe. elaborazione e creazione sono i motori della mia giornata. e seppur ignorante e priva di qualsiasi fondamento scientifico o teorico. libera di scrivere e pensare quello che mi pare. affermo che io come animale. come mammifero femmina. ho in atto due gestioni del mio essere. quella centralizzata degli organi unici per tutte le questioni quotidiane. pensiero pratico manipolazione digestione defecazione riproduzione… ma per tutto il resto. quel resto che davvero mi rappresenta. sono una cosa sola. senza braccia e senza gambe. ma raggi. quando sono pienamente me stessa. in quei pochi fortunati momenti di silenzio assoluto. che ogni giorno cerco di ritrovare e rivivere. in quei momenti io sono energia intelligenza e amore. in quei momenti io non ho più luogo. e se come un bambino dovessi indicare dove risiedo. allora porterei il dito indice al petto e attraversandolo al nulla. e se mi chiedessero dove stanno le idee indicherei le ovaie. e poi i polpastrelli. i piedi. le punte dei capelli… così. con tutta la libertà che sperimento quando mi decentro e smetto di decifrare con la parte superiore del mio corpo. ascoltando il professor Mancuso e rielaborando insieme ricordi e nuove nozioni sulle piante. ubbidendo all’ordine nascosto di cambiare il punto di vista e i parametri. assimilando la semplice verità che le piante sono superiori a noi per numero e capacità. che ci accolgono e sostengono ogni giorno nella nostra ridicola vita. ho iniziato a vedere le piante come si guarda Dio dopo una lezione ben fatta di catechismo. un DIO VERDE. quello non ancora tradotto e interpretato. originale. costante. onnipresente. senza il quale non potremmo vivere. scritto con tutta la serenità di chi è consapevole che ciò che ho scritto oggi evolverà domani. e dopodomani. contenta di aver imparato a leggere. di amare i libri e potermi permettere di comprarli. e così conoscere persone che in totale serenità affermano di cercare di vivere come una pianta.

(Scritto il sette marzo duemila e venti ascoltando ripetutamente Complete Études for Piano di Philip Glass e Jenny Lin)

doveva essere un semplice numero sugli alberi e sulla deforestazione. ma quando si inizia una ricerca. e si incontra una nuova prospettiva. le cose. le idee. i sogni. assumono forme diverse.