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Com’era verde la mia vallata

di Richard Llewellyn

Il babbo mosse la testa, e io lo guardavo cercando di pensare cosa potevo fare per dargli sollievo, perché potesse almeno respirare. Ma terribile è la Terra nei suoi sconvolgimenti.
Immaginai le case, sulla sua superficie, pacificamente accovacciate al sole, e gli uomini che sprecavano voce, sangue e polmoni a girovagar per le strade, e i bambini che giocavano, e le donne che facevano pulizia, e i buoni odori che salivano dalle cucine, e mi pareva che tutto questo pesasse sul petto del babbo. La terra è paziente e sopporta che si penetri dentro di lei, e si scavi, e le si faccia male con trafori e gallerie; e se gli uomini rimettono a posto la carne che le hanno strappata risanando quel che hanno guastato, lei si lascia docilmente spillare fin l’ultimo sangue. Ma se noi scaviamo e ci portiamo via tutto, lasciandola debole e ferita, lei soffre, e diventa furiosa contro chi è così crudele con lei e così incurante della sua salute. Allora ci tende un agguato, e quando ci sorprende si abbatte su di noi e travolgendoci ci fa diventare una parte di lei, carne della sua carne, sostituendo la creta che spensieratamente le abbiamo sottratto, con la nostra creta.

Com’era verde la mia vallata
Richard Llewellyn
Arnoldo Mondadori Editore
p. 531, traduzione di Anita Rho

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