Mi ricordo che quella mattina eri bellissima. Avevi i capelli raccolti in uno chignon spettinato sopra la testa e cantavi quella canzone, la tua preferita: “… tutta la vita gira infinita senza un perché…”.
Mi hai guardata nello specchietto retrovisore
“… tutto viene dal niente…” e mi hai indicata sorridendo
“… niente rimane senza di te…”. Sono scoppiata a ridere e mi sono coperta la bocca con le mani.
A ripensarci dopo tutti questi anni mi chiedo perché, forse era un tentativo di contenere l’emozione, era così tanta quando mi guardavi che a volte avevo paura di annegarci dentro.
Come tutte le mattine hai fermato la macchina davanti alla scuola e io sono scesa. Hai abbassato il finestrino e hai canticchiato ancora “… e niente rimane senza di te…”. Ti ho dato un bacio sulla guancia e sono entrata nel vialetto. Mi sono girata a guardarti andare via. Anche di profilo eri bellissima.
Sono passati tredici anni da quel giorno. E non ho ancora capito.
Ho tentato, in tutti i modi.
Sono diventata la prima della classe, mi sono laureata con il massimo dei voti. Ho fatto la volontaria in ospedale trascorrendo intere giornate con i malati terminali. Mi sono sposata, ho divorziato, mi sono sposata per la seconda volta. Mi sono avvicinata al buddismo per qualche mese. Sono andata da uno psicologo due volte a settimana per dieci anni. Nessuna risposta, nessuna consolazione.
Ho provato a tornare lì. Speravo di trovare qualcosa, lì dove avevi deciso di annegare nel niente. Qualcosa che ti avesse condizionata, che ti avesse colpita inesorabilmente. Nessun indizio, nessuna rivelazione, soltanto un lago qualunque quasi invisibile nella nebbia.
Ci pensavi da tempo? L’hai deciso in quel momento? Ti ho baciata sulla guancia sbagliata, mi sono lavata male i denti, ho messo i calzini spaiati? Nessun biglietto, nessun saluto, nessun segnale. Non hai indugiato nel ripartire quella mattina, non mi hai guardata in modo diverso, definitivo. O forse l’ho dimenticato. Non ricordo più il tuo viso, ricordo soltanto che eri bellissima con il tuo chignon spettinato arrotolato in testa.
Stamattina, mentre ero in macchina, alla radio hanno passato quella canzone, la tua preferita. Ho accostato vicino alla scuola, ho guardato nello specchietto retrovisore e mia figlia mi ha indicata canticchiando “… e niente rimane senza di te…”. Non so come faccia a conoscerla, non so dove l’abbia imparata. Sono scoppiata a piangere, Mamma. Ho coperto la bocca con le mani. Non annegherò più con te.