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Amigos

di Francesca Del Moro

Come Alice nel Paese delle Meraviglie, una bambina cade in una nuova dimensione. Ma ad accoglierla non è un mondo sotterraneo: al contrario, sprofondando nelle pagine del libro che tiene tra le mani, precipita nel cielo azzurro, tra candide nuvole. Perde una pantofola e rischia di schiantarsi ma fortunatamente un enorme canarino vola veloce sotto di lei e le salva la vita. È da qui che inizia un bellissimo viaggio: sul dorso del nuovo amico la bambina arriva su un prato dove un gruppo di coniglietti rosa le fa indossare una tuta da coniglietto rosa e la accompagna a esplorare colline verdeggianti e oscure grotte, nonché a fare la conoscenza di un maialino e di un’allegra combriccola.
Ci sono proprio tutti: giraffe, mucche, scimmie, elefanti, cavalli e uccellini... pronti a trasformarsi in affettuosi compagni di giochi. C’è perfino una variopinta testuggine che accoglie sul guscio la bambina e l’ormai inseparabile maialino per una bella traversata.
In questo senso Amigos potrebbe essere uno dei tanti volumi illustrati sugli animali, come quelli che spesso vengono regalati ai bambini e come lo stesso libro che la protagonista ha ricevuto in dono dalla mamma. Ma questa è solo una parte della storia perché, mentre la bambina compie il suo viaggio con la fantasia, la realtà va avanti come sempre. Un doppio binario che si rispecchia a livello cromatico nell’avvicendarsi di tavole a colori piene di gioia di vivere e illustrazioni in bianco e nero, che a poco a poco assumono un’atmosfera vagamente inquietante. Alle distese di spazi aperti e liberi, di cielo, prati e mare, fanno da contraltare i paesaggi urbani con le loro architetture che stabiliscono confini. Alle morbide linee curve del mondo a colori si contrappongono le rette e gli spigoli della città e della casa, con le sue porte, le scale, le stanze, i cassetti.
La bambina e gli animali giocano felici in armonia con la natura, ma il lettore di Amigos non può lasciarsi rapire del tutto perché il libro lo riporta immancabilmente a ciò che accade nel mondo reale. Ed ecco che le corse sul prato vengono interrotte dalla comparsa di un cassetto contenente utensili da cucina che, complici la scala di grigi e il contrasto con le immagini a colori, assumono nel contesto un aspetto minaccioso. La tensione sale man mano che si chiarisce la loro funzione, mentre la lama si abbassa per affettare una cipolla. Si tratta di gesti consueti della nostra quotidianità, ma l’efficace presentazione di Roger Olmos ci trasmette un senso di angoscia, di catastrofe imminente. Le mani ora lasciano il coltello e prendono una teglia dalla credenza per poi tornare a interrompere i giochi con le liane per estrarre un cartoccio dal frigorifero. Finché anche la bambina, così come noi che leggiamo, viene strappata dal suo sogno a occhi aperti.
È ora di cena e la piccola attende davanti al piatto vuoto finché viene scoperchiato il vassoio di portata e lì vede l’amico che fino a pochi minuti prima giocava insieme a lei. Lo riconosce subito, per quanto abbia perso il bel colore rosa e giaccia accucciato e stravolto con gli occhi chiusi e il sorriso mutato in una smorfia di dolore. Nel volto atterrito della bambina e nel ritorno dei colori e della tuta da coniglio i due mondi alla fine si fondono. E il maialino della fiaba ricompare sul vassoio, stavolta vivo, con uno sguardo dolce e implorante mentre il coltello inizia a ferirlo. Quello che chiude la storia è tuttavia un epilogo felice, con i due amici che si abbracciano guardando l’orizzonte. Un orizzonte a cui sarà possibile avvicinarsi a poco a poco fino a raggiungerlo, una promessa di armonia tra gli esseri viventi. La presa di coscienza, da parte dell’essere umano, della propria facoltà di scegliere e del fatto che l’unica scelta logica, etica, da compiere per il bene del pianeta, è quella di cambiare per ridurre le sofferenze che provochiamo quotidianamente a tanti esseri viventi e senzienti come noi.
Roger Olmos non ha bisogno di parole per trasmettere, chiaro e forte, questo messaggio che da tempo ha particolarmente a cuore. Rinunciando agli atteggiamenti violenti e colpevolizzanti che in genere portano le persone a reagire con altrettanta aggressività e a mettersi sulla difensiva, l’artista utilizza sapientemente i propri codici visivi per far emergere le contraddizioni insite nella nostra vita.
Fin dalla copertina affiora una parola chiave, non pronunciata ma che attraversa tutte le immagini del mondo colorato: empatia. La bambina compare infatti vestita da coniglio mentre gioca con altri conigli rosa, un abito che porterà con sé fuori dal mondo di fiaba per indossarlo nel momento della sua presa di coscienza. Un abito con cui l’autore stesso sceglie di farsi fotografare alla fine del volume tenendo in braccio il suo cane. Un invito a mettersi letteralmente nei panni degli animali, a capire che soffrono, gioiscono e amano come noi, a immaginare di subire a nostra volta la privazione di libertà e le sofferenze fisiche e psicologiche che infliggiamo loro con assoluta noncuranza. E, da ultimo, a renderci conto che possiamo porre fine a tutto questo.
Non c’è differenza tra gli animali domestici, come il cane che l’autore abbraccia nella foto, e quelli che consideriamo sostanzialmente come beni di consumo. Di fronte a un cane o un gatto, così come a una mucca o una gallina, i bambini provano un istintivo moto di affetto, hanno voglia di accarezzarli, di giocarci. Li considerano, appunto, amici. Ma anche gli adulti tendono a non riconoscere nella bistecca o nella salsiccia che hanno nel piatto i pezzi di quegli animali a cui non penserebbero mai di fare del male con le proprie mani. Non a caso, nelle tavole in bianco e nero, il volto dolce della madre che compra il libro a sua figlia e la abbraccia tornando a casa scompare lasciando visibili solo le mani che affettano, cucinano e servono in tavola. È come se le immagini ci suggerissero uno scollamento tra la persona e i gesti che compie meccanicamente senza pensare a cosa significano. È solo grazie a questa dissociazione che la mamma, così come fanno molti genitori, può donare alla figlia un libro che la incoraggia ad amare gli animali e subito dopo nutrirla con il frutto delle loro sofferenze. Una contraddizione che alla protagonista di Amigos alla fine appare chiara e che tutti noi, come lei, siamo chiamati a superare.
Un libro come questo può segnare l’inizio di un percorso o guidarci lungo una strada già intrapresa, perché, come suggerisce Olmos nell’epigrafe introduttiva, le parole che scambiamo sull’argomento possono essere respinte o dimenticate. Un libro, no. Un libro resta.