Eccomi qui, verso un’altra avventura, in una nuova stagione, a calpestare foglie arancio su un tre ruote mentre cerco di raggiungere l’ex caserma Guido Reni dove oggi c’è Italianism, un evento speciale all’interno dell’Outdoor Festival dedicato alla nuova scena visiva italiana. Bibliolibrò è stato invitato a portare i suoi libri ed è tutto davvero emozionante e bello, a partire dal posto, proprio di fronte al Maxxi, grande museo d’arte contemporanea di Roma. Peccato che il tempo non regga e, mentre percorro la via Cristoforo Colombo tempestata di pini, la tempesta arrivi sul serio, con soffi e sbuffi e una pioggia fitta fitta che non ti lascia vedere a un palmo di naso. Ho sempre un rapporto di amore-odio con il meteo da quando sono in giro con Bibliolibrò. Sai che pioverà e ti equipaggi al meglio, inscatoli i libri in contenitori impermeabili, copri la tappezzeria con i teli, indossi il K-Way e prepari una busta con asciugamani, sgrassatore e spugne per togliere il fango e lo sporco dagli sportelli, ma fondamentalmente resti impreparato. Come nella vita, dove l’unica cosa certa sono gli imprevisti. Mentre sei lì che vai a trenta all’ora sui sanpietrini e ballonzoli come sul tagadà, tra la Bocca della Verità e il lungotevere, inizi a chiederti se smetterà, per quanto ancora durerà, se peggiorerà e fin dove potrà arrivare quest’incremento esponenziale di liquido che scende giù dal cielo. Ma soprattutto sei lì a pensare alla tua carta, sperando di averla protetta a sufficienza. Sulla sinistra l’isola Tiberina, poi Castel Sant’Angelo … cerchi di orientarti aspettandoti di veder passare Noè che ti fa l’occhiolino sulle sponde del biondo Tevere che ribolle. Sono le sette e mezzo di sabato mattina e il romano, pigro, sornione, se ne sta rintanato aspettando che spiova. Per strada non c’è nessuno, penso alla Dolce Vita, a tratti vagheggio di essere su una Vespa, curvo con dolcezza e paziente proseguo il mio cammino superando una marea di ponti statuari e imperturbabili che non si degnano di dar soddisfazione ai flussi di corrente spumeggianti contro gli argini che si stanno rapidamente innalzando. Penso ai versi del fantastico poeta Checco Durante: “No… no… se so’ sbajati… cascà nun me se vede… come pe’ tanti secoli, resto dritto in piede.
Co’ tutto che c’è l’acqua che m’è arivata ar collo, li romani ciavranno ancora Ponte Mollo”. Penso a questa città dar core grosso, tradita, abbandonata e poi sparita in mezzo ai rifiuti, senza più sindaco né re, che si barcamena tra il degrado e la bellezza, da secoli dritta in piedi come Ponte Mollo, e resto anch’io dritta in piedi, al volante, in una delle strade più belle del mondo e non importa più se fuori piove e non ho nemmeno i finestrini da chiudere. Questa pioggia me la voglio prendere tutta, restando ferma dove sono, sulle sponde di un’antica civiltà che è sopravvissuta a guerre, siccità, carestie, corruzione e malaffare. Arrivo a Flaminio con le dita arrossate per il cambio antidiluviano sulla manopola del manubrio, stanca, affannata, zuppa dalla testa ai piedi. Faccio il mio ingresso dentro la caserma abbandonata trovando un universo di artigiani che inchiodano tavole, spostano sedie, improvvisano banchetti e trasportano stampe e illustrazioni. Approdo così a Italianism e accarezzo Bibliolibrò dandogli una pacca sulla spalla. 50 km in solitaria, oggi hai fatto il tuo dovere Biblio! Asciugo, rassetto, pulisco, sistemo. Il cielo torna sereno solo negli occhi blu di Francesco, è lui ad aver interceduto per la mia presenza qui, tra le eccellenze italiane, e mi accoglie con un lungo abbraccio e un sorriso smagliante che rugantineggia. Cielo limpido nello sguardo avvolgente. Cappuccino? L’ospitalità romana fa capolino tra stanzoni desolati, muschio, perdite d’acqua dal soffitto e giganteschi spazi evocativi che oggi ospitano importanti installazioni artistiche di Street Art. Mi scrollo di dosso il freddo e inizio a esporre i “sopravvissuti”. Albi illustrati e tanto amore per Roma mia, bella e decadente come questa caserma. Roma mia, Roma sparita.