Un blog tridimensionale

Morbid Anatomy Museum

di Lina Vergara Huilcamán

fotografie di Joanna Ebenstein: flickr.com/photos/astropop

 MORBID ANATOMY MUSEUM
424-A 3rd Avenue, Brooklyn

Dopo aver visto Obscura e trovandomi a New York, sono dovuta andare a vedere il Morbid Anatomy Museum di Brooklyn. (Il bello della curiosità e degli incontri è che una cosa ne porta sempre un’altra, e si finisce con l’intraprendere un percorso divertente che non ha mai fine ma soprattutto non conosce noia, e che inevitabilmente cambia il paesaggio che abita la mente. Almeno la mia.)
È stata una serie di fortunati eventi e incontri a dare vita a questo spazio di tre piani che comprende una caffetteria dai grandi tavoli di legno e un bookshop al piano terra, una sala mostre, un piccolo museo e una biblioteca al primo piano, e una sala presentazioni tutta nera con cinquanta sedie e impianto audio nel piano interrato.
Una scelta e un lavoro dettati dalla passione, capitanati da Joanna Ebenstein, artista, fotografa, curatrice, blogger e graphic designer di Brooklyn che, partita dalla sua predilezione per l’anatomia, ha dato vita a un blog che l’ha portata di fronte alla richiesta dei suoi follower di concretizzare lo spazio virtuale mettendo a disposizione i contenuti del blog in forma tangibile e personale. Così, dopo essere passata dalla caffetteria (dove ho bevuto un tè freddo, come Meryl Streep nei Ponti di Madison County ma senza Clint Eastwood), salgo le scale e mi reco nella sala mostre dove trovo una mostra di magia, “Do The Spirits Return? From Dark Arts to Sleight of Hand in Early 20th Century Stage Magic”, che era abbastanza interessante, ma a farmi sorridere è stato il manifesto che si trova anche nel libro MAGIC di Taschen, che per piacere alle volte sfoglio e per lavoro vendo (il mondo è circolare, non c’è niente da fare). Dalla sala mostre passo alla biblioteca/museo dove ci sono svariati libri sugli scaffali, un comodo tavolo dove sedersi a leggere ma soprattutto una serie di fotografie e oggetti raccolti dalla stessa Joanna negli anni, che costituiscono il piccolo e curioso museo. Vengo accompagnata nel piano interrato, lo spazio per le presentazioni. Qui vengono organizzati incontri con autori, professori e fotografi di tutto il mondo di passaggio a New York, che diventano un’occasione di approfondire un determinato argomento di persona, e non già attraverso google. Parlare con l’autore, bere un bicchiere di vino, sfogliare un libro... un format che funziona piuttosto bene mi dice Laetitia, mio cicerone. Non è solo socializzare, ma anche accedere a determinate informazioni, un po’ come una scuola per adulti, ma frequentanti per libera scelta. “È anche un modo di accedere alla cultura gratuitamente, perché in America l’educazione è a pagamento e non costa poco” puntualizza Laetitia che ha i capelli rossi e lunghi e l’aria francese.
#Cultura mi resta nella mente. Associare l’anatomia, la magia, il culto dei morti nel mondo... alla cultura... dovrebbe essere una cosa normale... eppure... come se la cultura non fosse il normale sviluppo e la conseguenza della curiosità per ciò che ci sta intorno, e che ci affascina, per ciò che intimamente ci appartiene come l’anatomia. Quasi ci fossimo dimenticati che siamo fatti di carne e ossa. E che moriamo, allo stesso modo in cui nasciamo, e ci ammaliamo.
Esiste ancora chi preferisce andare in uno spazio fisico? Toccare dei libri di carta? Interloquire con un autore in carne e ossa? Piuttosto che passare ogni istante libero sul web... Tutto ciò accade nella terra natia dell’iPAD. (Attenzione.)