Salone del Lutto logo 01

La luna sorge dal mare (chi aspetta)

Moonrise Over the Sea
Caspar David Friedrich
550x710 mm
Colore ad olio

 

Un mare lontano e un’epoca distante ci portano una storia che è vera e allo stesso tempo leggendaria.
Il 19 maggio 1845 l’Erebus e la Terror, agli ordini di Sir John Franklin, salpano dall’Inghilterra alla ricerca del Passaggio a Nordovest. I mesi passano e delle due imbarcazioni non si hanno più notizie. L’Inghilterra tiene il fiato sospeso e le spedizioni di salvataggio si succedono inutilmente per anni. Oggetti provenienti dalla nave vengono trovati nella terra degli Inuit, sulla banchisa dell’isola di Re William qualcuno ha lasciato tracce per trovare le navi, tutto questo mentre in America le sorelle Fox sostengono di essere in contatto spirituale con i sopravvissuti. Le ricerche continueranno per tutto il XIX secolo.
Nelle riviste, nei pub, si immagina la sorte dei superstiti: il freddo impensabile, l’isolamento. Il buio perenne, sui ghiacci.
Oltre un secolo più tardi verranno riesumati i cadaveri di membri dell’equipaggio sopravvissuti tra gli stenti per quasi due anni, morti per polmonite, tubercolosi, scorbuto e un avvelenamento da piombo dovuto al cibo in scatola, già di per sé mal conservato.
Tra i resti si trovano anche segni di cannibalismo a indicare la tragedia nella tragedia, l’epilogo di una favola di eroi sfortunati.
Nonostante gli esiti però la spedizione di Franklin è diventata epica, soggetto di opere d’arte, statue, canzoni, poesie, racconti, romanzi e documentari1.
Ci appartiene.
Veniamo al dipinto2: chi aspetta. Lo sguardo perso in un mare calmo e struggente, al sorgere della luna. Fra loro potrebbero esserci i famigliari di uno dei marinai, nel cuore la più grande speranza e la più grande tragedia, fuse nell’attesa che corrode l’anima, giorno per giorno.
Una delle donne potrebbe essere la moglie di Franklin.
Ma anche la compagna oppure la madre, la figlia di uno dei tanti che sono partiti dalle loro case, due secoli fa come oggi, persi nel Nostro Mare, senza che nessuno ne sappia più nulla. Non ci sono interpreti nelle capitanerie, pochi testimoni a dare informazioni su chi è scomparso.
È più facile scrivere degli orrori della Erebus e della Terror che del viaggio di molti migranti, in cui la traversata è solo l’ultima tappa di molti supplizi.
La loro storia non è da meno rispetto a quella dei nostri capitani coraggiosi, e i loro cari a casa li aspettano con la stessa trepidazione che mosse una nazione per oltre un secolo.
L’unica differenza è che gli ultimi ci interessano poco, non ci appartengono, o così crediamo, spesso perché sono altri a raccontarci di loro usandoli nelle loro personali favole nere.
La semplicità del quadro di Friedrich ci parla delle persone e di un altro mare, spietato e immenso, sfondo calmo (e implacabile) delle storie di chi sulla riva attende un ritorno.

1 | La vicenda viene citata (tra gli altri) dal capitano Nemo in Ventimila Leghe sotto i mari di J. Verne e nel romanzo di Dan Simmons, La scomparsa dell’Erebus, edito in Italia da Mondadori nel 2007.
2 | C.D. Friedrich, La luna sorge dal mare, olio su tela, 1822, Alte Nationalgalerie, Berlino.

salonedellutto.wordpress.com