checifaccioqui

Il Dio dei marciapiedi

Dedicato a Sergiev, senza fissa dimora e senza scampo

di Cecilia Resio

Per quanto mi appaia come l’unica via oramai da percorrere,
con lo sguardo cerco sempre nuove direzioni che possano portare in posti dove – dopo anni non quantificabili – sarei portato a cercarne altre e altre ancora.
Questo, dicono, è il destino dell’uomo.
Io non ne faccio uso.
Del destino mi privo, poiché, se sono qui, è perché sono io che ci sono voluto arrivare, portato da nessuno, solo dal mio errare, il mio andare sbagliando.
Bene. Non che mi sia di conforto il sapere che a me sono uguali tanti altri, ma il fatto indiscusso resta quello della possibilità di uno scarto, una brusca deviazione.
Quest’eventualità fa sì che io viva nel peggiore dei modi: normalmente,
ma in apprensione, come se mi aspettassi che da un giorno all’altro le cose possano subire un mutamento e io una mutazione.
Mi appassiona deludere le aspettative e, da tempo, ho smesso di cercare di essere amato, che non giovava né a me, né al mio prossimo.
Bipede resto bipede, ma umano, è un’altra cosa.

facebook.com/cecilia.resio