Sicioldr

fotografia di Lina Vergara Huilcamán

fotografia di Lina Vergara Huilcamán

fotografia di Lina Vergara Huilcamán

“Spesso non capisco immediatamente i quadri che faccio perché mi abituo alla loro vista. Hanno troppe decine di ore di lavoro alle spalle. Tiziano per evitare questo effetto nascondeva le sue tele e le riprendeva mesi dopo. Per ripulirsi la vista. A volte però, di notte, quando mi alzo per bere o per una semplice mancanza di sonno li vedo con altri occhi. Quegli sguardi mi fissano silenziosi e a volte mi trasmettono qualcosa di buio e indecifrabile. È difficile da spiegare a parole. Forse è perché sono volti e concetti che non esistono nella realtà. Non uso modelli. Sono venuti fuori con una spontaneità che neanche sento mia. In fondo noi non abbiamo niente a che fare con quello che creiamo. Abbiamo dei momenti. Non possiamo decidere per quanto o quando. Tutto questo per dire che il dipingere per me ha acquistato un significato più serio negli ultimi anni. Non sono andato all’accademia perché pensavo che dopo avrei dovuto disegnare per lavoro, e questo mi avrebbe tolto la libertà di seguire me stesso. Mi sono iscritto a informatica e ho continuato a disegnare come ho sempre fatto nella mia vita: di nascosto, sui banchi, sentendomi in colpa perché stavo togliendo tempo prezioso allo studio. La mia famiglia sta bene ma non è ricca, non potevo e non posso permettermi di fare l’artista che si alza alle 11 e fa colazione al bar mentre i genitori pagano tutto. Apposta ho trascorso anni a studiare algoritmi, matematica, programmazione ... Ora che la laurea è vicina vedo un baratro davanti a me. Da una parte un mondo di grande sicurezza economica, pragmatica, tecnica, che mi permetterebbe sì un’indipendenza economica, ma che succhierebbe l’80% delle mie energie. Dall’altra vedo delle attitudini che si stanno sviluppando tra cui la pittura, l’illustrazione sia digitale sia tradizionale, la scultura 3D... Ma c’è il rischio di fallire. Di essere mantenuto per decenni. Ho in mente lavori molto grandi che richiedono tempo pieno, dedizione completa. Dieci, dodici ore al giorno. Ma so che se non ne ricaverò un euro non potrò mai vederli finiti e alla luce. Si perderanno come belle idee nell’abisso della mente. La mia tecnica ha bisogno di pratica continua: un mio disegno di un anno fa mi sembra fatto da un bambino. A questo punto che fare?
Vedo illustratori e pittori che vivono e guadagnano con quello che producono. C’è chi fa un altro lavoretto per arrotondare. E chi come lavoretto per arrotondare fa illustrazioni. E io invece devo stare tutto il giorno a cercare di risolvere problemi astrusi su siti sterili che parlano di funzioni matematiche, standard, librerie. Devo trascorrere il 90%  del mio tempo a fare cose che non mi interessano più di tanto. Forse è giusto così. Ma mi dispiace molto. Non pretendo fama e successo. Mi basta il necessario per riuscire a mantenermi da solo.”

Sicioldr, mail del 24 luglio 2014 ore 11.27