La guerra e gli occhi di un bambino dai quali di tanto in tanto “sgorga uno strano pianto di persona adulta” sono i protagonisti del racconto di Nosaka Akiyuki che ha ispirato le poesie di questo numero. Alle lucciole si sostituiscono le gru in volo nella poesia di Gabriella Musetti, i colorati origami che, affidandosi a una leggenda, Sadako Sasaki piegò a centinaia per sconfiggere la leucemia contratta a causa della bomba sganciata su Hiroshima quando aveva appena due anni. I versi delicati di Leonora Giabbattino fotografano con efficacia l’istantaneità della morte posando occhi bambini su un compagno ucciso da un’esplosione. Ulisse Fiolo rimpiange l’assenza di un ricordo definito nel suo componimento in endecasillabi classici in dialetto veneto incentrato sulla sproporzione tra l’infanzia e la morte con cui è chiamata a fare i conti. La stessa incapacità di comprendere della neonata che si aggrappa al collo della madre senza paura e in cerca di baci nella toccante poesia-urlo di Alba Gnazi.
Prendete Me
Prendete me - sono
una pianta e un urlo dall’alto; Me
prendete:
la stuoia e la polvere, i calcagni e il grembiale,
la fede di quando lo sposai, i miei capelli
Me
prendete, col latte ancora caldo e il latte
dentro ai seni, col senno sfatto e la bocca
vigile, con le mani
nere di pioggia e fatiche; mani di
donna, di madre, di sposa;
di fieno, lavanda e
ira: io, così: mani sui
fianchi, i miei – se dovete,
qui o
nei vostri Qui che non mi sanno,
spostatemi, calciatemi, lordatemi, prendete
Me
Me, e non lei,
lei no (lei no!), lei che vi osserva e
non piange, lei che s’ostina sul collo
in cerca di un sussurro e di
baci, così
prima di prendermi, lasciate che la baci
ancora ancora ancora io
la baci – lei lei lei lei …
Lei
no, prendete
Me.
le ho viste le piccole gru
dentro la teca
all’aperto
piccole, colorate, a grappoli
a cascata
a lunghe file cadenti
tenute su da fili invisibili
tenute linde da un vento leggero
non accecante
da mani premurose
piegate, composte
allineate, disposte in fila colorate
ad arco, a strisce mobili
danzanti
le gru di Sadako
pronte a volare
quasi buio
il cielo si colora
abbasso lo sguardo
-il chiasso è cessato-
a terra
accarezzo
un bimbo senza fiato
era mio compagno
nessun gioco
solo toccarci le mani
e correre insieme
lontano
Mé tóca – da morìr (o anca taso)
Digo spesso paròe che nó ghé xé,
mé ‘e invento (e desméntego) al momento:
parché, prima, nissun ga mài provà
sté ròbe – nòve – che mi sóeo sento.
Tipo, dèsso: mé nòni, sparìi zóvani
tuti quanti – nó mé ricordo gnanca
‘a vóse, ‘e só paròe; jèro putèo,
massa pìcoeo – e ‘a morte, cussì granda.
[Mi tocca – da morire (oppure taccio) \\ Dico spesso parole inesistenti, \ me le invento (e dimentico) sul momento: \ perché nessuno, prima, ha mai provato \ le cose – nuove – che io solo sento. \\ Per esempio: i miei nonni, andati tutti \ da giovani – nemmeno mi ricordo \ le voci, le parole; troppo piccolo, \ ero bimbo – e la morte, così grande.]
(09/08/2014 – tornando dal mercato)
Nel marzo 2011 Terri Carrion e Michael Rothenberg hanno fondato il movimento 100 Thousand Poets for Change lanciando via Facebook un appello ai poeti affinché si unissero in ogni parte del mondo per celebrare la poesia come promotrice di profondi cambiamenti a livello sociale, politico, economico e ambientale. Nel 2012 Bologna ha aderito a questa iniziativa globale chiamando a raccolta 120 poeti che, insieme a musicisti e altri artisti, hanno invaso il centro della città per un’intera giornata dividendosi in 13 luoghi differenti, tutti doverosamente citati nel volume, dalle biblioteche alle librerie, dalle osterie ai giardini. Nel passaggio dall’oralità alla scrittura, le voci che si sono avvicendate quel 29 settembre riprendono vita e si cristallizzano in questa antologia, pubblicata nel maggio 2013 dalla casa editrice bolognese qudulibri, da sempre interessata alla poesia civile con particolare attenzione al contesto dell’America latina. Accogliendo opere diversissime, in una pluralità di stili e lingue (con traduzione italiana a fronte), l’antologia offre un vivido spaccato di un fermento culturale vivacissimo e largamente ignorato dai media e dalle istituzioni. Anche quest’anno, e proprio nei giorni in cui diamo alle stampe questo numero della rivista, il movimento 100 Thousand Poets for Change sta riportando centinaia di poeti in alcune città italiane e ancora una volta occupa vari luoghi di Bologna per un ciclo di eventi dedicati a temi di attualità quali il disagio psichico e sociale, il problema del lavoro, la situazione dei profughi, il rifiuto di tutte le guerre, la questione femminile. Il lavoro degli organizzatori, la partecipazione degli artisti, e non da ultimo la realizzazione di questa raccolta mettono in evidenza come la poesia goda di ottima salute, nonostante l’ostinazione a dichiararla morta, diffusa in special modo tra chi non la frequenta mai.
in quale tradimento si nasconde la scelta? la casa
muta ha perso il suo tetto come in un sogno
e nel silenzio il vuoto è pieno di tempo – il tempo
immobile che dondola con l’ospite nella sedia
a dondolo pensando che la guerra è un gioco di bambini
senza bambini a Viznar come a Srebrenica come a Bezlan
e il freddo che sente sono i denti del poeta accesi di notte.
Giancarlo Sissa