La 500

di Dilka Bear

Quando l’ho incontrato, la prima volta, LUI è arrivato con una moto e io ho detto “Va bene. Sì va bene. Andiamo a mangiare qualcosa per strada insieme”.
La seconda volta mi ha chiamato e mi ha detto “Andiamo a mangiare un burek”, una cosa che vendono in Slovenia per strada, perché io non avevo soldi. E LUI arriva con una 500. E io mi sono innamorata subito, della macchina. “Posso toccarla?” ho chiesto.
Poi sono tornata in Kazakistan, e LUI è venuto a trovarmi due volte. Voleva che andassi a vivere con lui. Mi ha chiesto di sposarlo e io ho detto “Va bene. Ti sposo, ma solo per la 500” e LUI mi ha detto “Ti sto sposando per i documenti stupida”.
Eravamo felici. Abbiamo fatto tutti i giri del mondo con la 500... poi è venuta la ruggine, era da restaurare e io gli ho chiesto se potevamo tenerla ancora per un anno, perché in un anno io potevo fare i soldi per restaurarla. Ma LUI ha detto “No no. Non possiamo usarla. Ho paura di perderti per strada” perché la ruggine era sotto. “Finisce che cammini con i piedi” mi ha detto. Allora io ho detto “va bene”.
Così siamo andati fino a Roma. Ha trovato un carrozziere che l’avrebbe trattata bene. Che l’avrebbe riparata. Ma quando siamo arrivati per venderla io piangevo. Abbiamo litigato e io gli ho detto “Ti lascio perché non hai più la 500”.
Poi abbiamo trovato in Slovenia una Volkswagen Beatle, vecchia, del settanta, settandue, da un carrozziere che la stava riparando e LUI mi ha chiesto “Di che colore la vuoi?” e io ho detto “Rossa”.
Così avevamo questo maggiolino rosso, era bello ma non era come la 500. La 500 aveva l’anima. Anche il maggiolino aveva l’anima, ma era un’anima tedesca.
Adesso io sto pensando di prendere un’altra 500, per me, da sola. Se prendo una 500 imparo a guidare. Un’altra macchina non mi interessa proprio. So guidare solo la bicicletta, ho imparato da poco.
Forse se abbiamo un’altra 500...

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