Taiji è una baia in Giappone, chiamata anche “baia insanguinata”, in cui ogni anno vengono uccise centinaia di delfini allo scopo di catturarne alcuni per gli acquari e i delfinari di tutto il mondo. A volte vengono massacrati anche 250 delfini in una volta sola: intere famiglie con i cuccioli, una comunità, esattamente come la nostra, con forti legami familiari e un linguaggio comune, di cui si salverà un solo esemplare che sarà condannato per tutta la vita alla prigionia e all’esibizione forzata per il divertimento di noi umani.
Per anni Sea Shepherd ha portato avanti una campagna a Taiji il cui obiettivo era fare vedere al mondo cosa succedeva in quella baia insanguinata (c’è un bellissimo e cruento film documentario sull’argomento: THE COVE). Finché Paul Watson, il capitano e fondatore di Sea Shepherd, ha pensato di cambiare strategia e attaccare l’economia che mantiene questo ingiustificato massacro: gli acquari.
Paul ha pensato di lasciar perdere le barche da pesca e di concentrarsi sul denaro che spinge queste barche in mare iniziando una campagna di informazione nelle scuole per raccontare ai bambini a cosa contribuiscono ogni volta che vanno in un acquario o in un delfinario a vedere lo spettacolo dei delfini, o delle orche o delle foche.
Il delfino che sopravvive al massacro in cui ha visto e sentito morire sua madre e la sua famiglia viene imprigionato, rinchiuso in un minuscolo lager di cemento pieno di acqua priva di vita, in cui dovrà imparare che per mangiare del pesce morto, che in natura non avrebbe mai toccato, dovrà obbedire agli umani. Nel lager non riuscirà a comunicare con gli altri delfini perché non troverà la sua lingua, quella della sua famiglia. Non riuscirà a orientarsi perché una vasca di cemento è l’equivalente di una stanza di specchi. Non potrà più nuotare né cacciare liberamente. Non potrà avere una famiglia né insegnare ai suoi cuccioli a diventare delfini.
Questo delfino si trasformerà in un pagliaccio e vivrà per divertire dei mammiferi che per vederlo pagheranno un biglietto. Questo biglietto, questi milioni di biglietti che ogni anno si vendono in tutto il mondo per vedere i delfini, sono quelli che danno origine alla sofferenza e alla mattanza ingiustificata di centinaia e centinaia di questi splendidi animali. Se i bambini non vorranno più andare a vedere i delfini, i pescatori smetteranno di catturarli e massacrarli, e gli acquari smetteranno di imprigionarli.
Con l’Operazione 404 documentiamo nelle scuole come vengono gestiti gli acquari e i delfinari, facciamo capire ai bambini e ai giovani quanto vale in realtà il biglietto che pagano per entrare, la pazzia e la tristezza a cui i delfini soccombono dentro a queste prigioni.
I delfinari devono essere chiusi, devono diventare un ricordo del passato.
Cosa succederebbe ai circa 1200 delfini prigionieri negli acquari di tutto il mondo, ormai incapaci di sopravvivere in natura?
Chiediamolo ai delfini se preferiscono passare la vita chiusi in carcere, a vivere una vita di follia o vivere anche un solo giorno, ma in libertà.
continua…