EFFETTO SEA SHEPHERD

di Lina Vergara Huilcamán

Nel 2010 eravamo arrivati ad avere il 90% in meno di tonno rosso, che insieme al pesce spada è a rischio di estinzione ma ha una fortissima domanda – soprattutto dal Giappone, che ne assorbe l’85% per il sushi – che ha portato a una riduzione del tonno rosso del 70% rispetto a cinquant’anni fa. Nel 2011, con la MV Steve Irwin abbiamo liberato ottocento tonni rossi dalle reti nelle acque tra la Libia e l’Italia.
Alla Riserva Marina del Plemmirio (Operazione Siracusa), tutti i mesi una ventina di volontari si schiera giorno e notte lungo la costa per proteggere e difendere le cernie brune e i ricci di mare dalla pesca illegale. Pattugliano e coordinano le attività con le forze dell’ordine: Guardia di Finanza, Guardia Costiera, Carabinieri, Polizia Italiana, Polizia Ambientale e le autorità dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, per mantenere il controllo. Tempo fa le cernie consideravano i sub dei predatori, adesso non scappano più e diverse specie stanno ripopolando la zona. Sei anni fa, con rassegnazione, si affermava: “La pesca illegale non si fermerà”; oggi, invece, la rassegnazione si è trasformata in determinazione, in tantissimi hanno deciso di diventare guerrieri pronti a difendere il loro mare. Non possiamo lasciare agli altri la responsabilità di quello che accade, dobbiamo essere parte del cambiamento, esattamente come con la responsabilità civile.
Nel 2016 siamo intervenuti contro la pesca illegale nelle isole Eolie con le navi Sea Shepherd Global, andando contro quella che è la peggiore delle attività: la pesca con le reti spadare (Operazione SISO). Sono reti derivanti, lasciate in balia della corrente, lunghe da cinque o sei chilometri fino anche a quaranta, che catturano e uccidono qualsiasi animale incontrino, guadagnandosi così il soprannome di “muri della morte”. Immaginate un muro di quaranta chilometri trasportato dal vento che uccide tutto ciò che incontra e dal quale non potete scappare. Le reti spadare uccidono tartarughe, balene, squali, tonni, pesci spada...
SISO è il nome di un capodoglio rimasto ucciso da una di queste reti spadare e trasportato poi dalla corrente, il cui cadavere è stato trovato lungo le coste di Capo Milazzo. Grazie all’Operazione SISO, l’anno scorso abbiamo confiscato una rete di sei chilometri a venticinque miglia dalla costa, che aveva al suo interno quaranta squali, trentanove dei quali morti e solo uno ancora vivo, una verdesca, che ha potuto riprendere il mare, a dimostrazione che ci può essere speranza.
A usare queste reti non sono i pescatori, ma pirati del profitto, membri della criminalità organizzata che oltre a non rispettare le regole della pesca (che salvaguardano la riproduzione delle specie), danneggiano i pescatori che non possono fare fronte ai loro prezzi ribassati sul mercato. Il consumatore deve conoscere la provenienza di ciò che acquista e boicottare i prodotti che vengono dalla criminalità organizzata che danneggia la società civile e il mare.
Sempre con l’Operazione SISO ci occupiamo della pulizia delle spiagge e dei fondali nei primi cinque metri d’acqua, oltre che del recupero delle ghost nets: reti che sono state perse o abbandonate in mare dai pescatori e che continuano a pescare per l’eternità. La maggior parte della plastica in mare arriva proprio dalla pesca e dall’attrezzatura abbandonata. Ci occupiamo anche del ritrovamento e recupero dei FAD (Fish Aggregating Devices), formati da uno spago di polipropilene ancorato al fondale anche a due o tre chilometri di profondità, alla cui estremità in superficie vengono legate tantissime taniche di plastica insieme a foglie di palma. In questo modo si creano finte isole attorno alle quali i pesci si fermano a mangiare. Ci sono decine di migliaia di FAD, da cui i pescatori illegali catturano tutta la catena alimentare, dal pesce più piccolo al più grande. Il FAD, oltre a essere illegale, è anche inquinante: stiamo parlando di un milione e mezzo di taniche di plastica abbandonate negli ultimi trent’anni solo nel Mediterraneo. Senza contare il polipropilene: settecentomila chilometri di filo di plastica che rimarranno in fondo al mare per sempre. Negli ultimi tre anni abbiamo ripescato quasi centocinquanta FAD da cima a fondo. Invece di tagliarli li abbiamo recuperati riarrotolandoli con un rullo e un motore a scoppio che chiamiamo FAD killer.
I FAD sono usati nelle acque delle isole Eolie, intorno alla Sicilia, a Malta e fino all’imboccatura del Mediterraneo: Francia meridionale, Algeria…
continua…