Prima di me il diluvio

di Amanda Bonaconsa

La seconda volta che fu necessario costruire un’arca si verificò una serie di eventi che ci portano proprio qui, a questa storia.
Primo: il Padre Eterno ritenne che l’uomo non fosse affidabile per un nuovo incarico.
Secondo: gli Animali, dal canto loro, pensarono che fosse meglio considerare l’ipotesi dell’autogestione, visti i precedenti.
Terzo: l’uomo aveva provocato una tale montagna di disastri, su più fronti, che di tempo per agire ne restava davvero poco.
Quarto: mai e poi mai assegnare a un Bradipo il compito di stilare gli elenchi dei convocati.
Quinto: non far decidere a un Koala ustionato ed enfisematoso, a un Orso polare denutrito e stremato o a una Foca che ha rischiato di soffocare per un sacchetto di plastica attorno al collo se una coppia di umani può essere o meno inserita nella lista dei convocati sull’arca. Finiranno per prendere la nobile decisione di salvarne un solo esemplare, una Ragazzina che di fatto era l’unica già pronta con l’impermeabile giallo e le galosce di gomma, in grado di vivere dell’essenziale, priva di attitudine alla prevaricazione e capace di dar prova di un grande spirito di squadra, una volta individuato uno scopo.
Quando il cielo si fece di piombo e le acque si alzarono, nel parapiglia generale, gli Animali si resero conto che il Bradipo era in ritardo con le convocazioni e quindi alla conta generale mancavano il Libellulo e la Zebra. Poi si scatenò la tempesta, l’arca salpò comunque e in breve la tempesta si trasformò in diluvio.
Dato che il Padre Eterno rivoleva il pianeta ospitale e pulito come lo aveva creato, e dato che a tal fine bisognava eliminare, tra l’altro, tutte le brutture in calcestruzzo innalzate, senza alcun gusto né armonia dagli umani, il secondo diluvio durò più a lungo del primo e nel furore delle acque perfino il maschio della Megattera perì. Grande fu lo sconforto generale per quella perdita che andava ad aggiungere la mestizia della femmina di Megattera a quella della Zebra maschio e della Libellula.
Quando le acque iniziarono a ritirarsi, senza che la terra fosse ancora in vista, iniziò la stagione degli amori: gli Animali istintivamente sapevano che le gestazioni e le cove sarebbero durate il tempo necessario a ripopolare le terre quando fossero ricomparse all’orizzonte. Così, quando la Colomba fece ritorno col rametto d’ulivo e gli animali scesero per ripopolare l’orbe terracqueo, nessuno si meravigliò di quello strano essere con le terga di Zebra, le ali di Libellula e il corpo di Megattera, vista la grande armonia che da subito era regnata a bordo.
La Chimera, perfetta abitante dei cieli, della terra e dei mari si accorse che in un angolo stava silenziosa e triste la Ragazzina che non aveva nessun umano con cui dividere la felicità di quel primo giorno di sole. Così la raggiunse e le disse: «Anch’io sono sola al momento, vuoi venire a vedere il mondo con me?». Quella sorrise e annuì, venne issata sulla Chimera e insieme, per Cielo, per Mare e per Terra fecero conoscenza del Mondo Nuovo.