San Francesco d’Assisi
Marco fu senza dubbio l’evangelista che meglio riuscì a mostrare il volto più duro di Gesù. Basti pensare al passaggio in cui i farisei chiedono ai discepoli perché il Maestro sieda allo stesso tavolo con peccatori di ogni sorta, domanda alla quale Cristo, avendo udito, risponde: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Marco 2: 16-17).
Il trattamento che Gesù riservava ai peccatori era benevolo e diametralmente opposto a quello adottato per i giusti, che guidava con pugno di ferro e da cui esigeva una condotta esemplare.
Tra tutti i santi, San Francesco d’Assisi fu quello che meglio imparò questa lezione.
Visse da mendicante, nella miseria. Abbandonò le complessità materiali, ma anche quelle morali: mentre i grandi pensatori cattolici elaboravano ermetici trattati filosofici che avrebbero trovato il loro massimo esponente in San Tommaso d’Aquino, Francesco diceva messa agli uccelli.
Praticò un ascetismo esemplare.
Ma neanche questo sembrava bastargli nel suo cammino verso l’umiltà: mancava il martirio.
In diversi passi dei Fioretti si parla del suo desiderio di essere martirizzato. A quel punto, dato che la sua Chiesa si era già pronunciata contro questa pratica in diverse occasioni, il suo appariva più un desiderio nostalgico.
Tuttavia, ci provò: intraprese viaggi temerari per incontrare i sultani di Marocco ed Egitto e presentare loro le sue idee. Non giunse mai in Marocco poiché, arrivato in Spagna, si ammalò e fu costretto a tornare.
Riuscì ad arrivare in Egitto, ma vi trovò un monarca tollerante e colto che non solo lo ascoltò con attenzione, ma lo lasciò anche predicare liberamente nelle sue terre.
In Oriente, Francesco fu soltanto testimone del disastro provocato dalle crociate.
Al suo ritorno, si trasformò praticamente in un eremita.
Due anni prima di morire, mentre pregava, entrò in trance e ottenne quello che voleva: il marchio del martirio per eccellenza, le stigmate di Cristo. Francesco le ricevette come un dono divino – come poteva essere altrimenti?
Aveva fatto in modo che Dio stesso si vedesse costretto a mostrare chi fosse il suo santo preferito, concedendogli il più grande degli onori.
Le storie di diciannove martiri antichi raccontate attraverso un linguaggio quasi asettico
e immagini in stile medievale in un libro originale capace di fondere alto e basso, sordido e mistico,
icone antiche e riferimenti culturali moderni in un’ermeneutica del martirio e del castigo.
ATTI DELLA GLORIOSA COMPAGNIA DEI MARTIRI
di Nicolás Arispe
cartonato, 88 pagine, 110x148 mm
#logosedizioni
ISBN: 9788857610498