Ho sempre disegnato, sin da piccolina. Mio padre dipingeva, mia madre anche, mia sorella pure… Anche al liceo, che non era artistico, ho continuato a disegnare, non facevo altro, non sapevo dove dovevo andare, sapevo solo che mi piaceva e che io disegnavo. Così poi ho deciso di fare l’Accademia di Belle Arti a Bologna, ma non era il mio ambiente, era poco concreto. Io volevo soluzioni tecniche, avevo bisogno di confronti, il mio sogno sarebbe stato quello di andare a bottega, perciò mi sono iscritta alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia, dove invece c’erano illustratori professionisti che mi impartivano vere e proprie lezioni pratiche più rispondenti alle mie esigenze.
Finita la scuola, per un paio di anni ho provato a lavorare nell’ambito dell’arte, ci credevo, ma per carattere non sono molto socievole con chi non conosco, e facevo troppa fatica a intrattenere relazioni, così, per quanto non avessi mai smesso un giorno di disegnare, smisi di cercare. Nel mio mondo ideale io disegno, faccio vedere quello che ho fatto e poi sparisco nell’ombra per continuare a disegnare. Ho continuato a fare solo le cose che mi andava di fare, come ILLUSTRATI, o piccoli lavoretti, e per necessità sono andata a lavorare nel commercio, forse per contrastare questa mia chiusura perché in negozio devi essere socievole per vendere. Tutti i lavori però erano part-time, per avere il tempo di fare le mie cose, e quando ho provato per sei mesi a lavorare a tempo pieno mi sono esaurita e ho mollato tutto decidendo di provarci ancora una volta. L’aspetto emotivo e personale si è riempito, anche se purtroppo le tasche ancora no, ma per il momento non importa.
S’alza il vento è molto legato a questo stacco, a questa mia riflessione sul voler cambiare vita, ma faccio molta fatica a parlarne, perché è molto personale. Per me è una finestrellina aperta sul cuore e ogni volta che ci penso mi chiedo sempre come ho fatto ad aprirmi così tanto, ma è stato bello anche per quello. È stato un raccontare me stessa, raccontare quella parte di me di cui non parlo volentieri. È lì, sono lì, sul foglio e non ho altro da dire. A farmi iniziare un disegno è sempre un’emozione, una sensazione. Mi trovo in un particolare stato d’animo, e disegno, anche perché quando non ho altro da fare di solito faccio solo quello, e così succede che le mie emozioni e riflessioni escono direttamente sul foglio. E quando ho finito, mi ci ritrovo. È come tenere un diario, è come scrivere per sentirti meglio. S’alza il vento è un diario e forse anche per questo, spesso, ho difficoltà a parlarne, non a farlo vedere, perché, anzi, mi fa stare molto bene mostrarlo. L’idea che qualcuno lo veda mi piace perché è come se mi liberassi di un segreto. Ho la sensazione di condividere qualcosa di mio che però è leggibile solo attraverso le immagini. Faccio amicizia come i gatti, senza dire niente.
Poi, quando ti stavo presentando S’alza il vento, tu mi hai chiesto se conoscevo Maria Sibylla Merian, io non la conoscevo per niente, ma quando ho visto la prima immagine sono rimasta folgorata! Le sue illustrazioni sono bellissime, sono morbide… Ho iniziato a informarmi su di lei e, quando ho letto la prima frase di un articolo online che la descriveva dicendo che non era né bella né simpatica, ho subito visto questa bimbetta con la bocca storta, corrucciata, che pensava solo a disegnare fiori, bruchi e farfalle… Era profondamente spirituale e vedeva la natura come una dimostrazione dell’esistenza di Dio, ma non si faceva frenare da niente e da nessuno, nemmeno dalla religione. Era una donna libera! Una donna che sapeva quello che voleva fin da piccola e a cui non importava dell’opinione altrui. E poi la natura, gli insetti, sono affascinanti! La magia di vedere nel dettaglio queste piccole creature che sembrano inventate per quanto sono strane ma che in realtà esistono a migliaia e ne siamo circondati…
Anche io penso di essere libera, ma non mi ci sento, mi sento un po’ vittima del sistema. Ogni tanto mi rendo conto di avere dei meccanismi interni indotti a cui mi oppongo ma continuo ad avere, cose stupide, come l’estetica che sento di dover rispettare… dalla depilazione al dovermi truccare un minimo. Ogni tanto ci penso e sento che non sono totalmente libera e mi dà un po’ fastidio, ma non sono cose fondamentali sulle quali mi sento in dovere di intervenire. Mi sono però fatta una promessa, che mantengo da anni: qualsiasi cosa mi capiti di fare, che sia un lavoro part-time o un lavoro che mi piace, qualsiasi cosa nella vita, mi devo sentire a mio agio. Me lo sono promessa.