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GIORNO 2 – IL FIRMAMENTO

di Ivan Cenzi

Campo ultra profondo di Hubble, 2014

Campo ultra profondo di Hubble, 2014

Sette piccole lezioni per riscoprire il quotidiano.
Sette giorni per la Creazione... di una nuova prospettiva.

Il dettaglio risaputo: Usciamo la mattina per andare al lavoro, buttiamo un’occhiata veloce al cielo, per controllare se c’è qualche nuvola. Sappiamo chi siamo e cosa dobbiamo fare. Ogni sera rientriamo a casa mentre comincia a fare buio, proprio quando appaiono le prime stelle. Alle stelle, alla loro assurdità, non pensiamo. Abbiamo lavorato, dunque sappiamo chi siamo.   

Il retroscena: È facile dimenticarsi che l’universo rimane un mistero assoluto. Che forma ha, com’è iniziato, come finirà, cosa c’era prima, cosa verrà in seguito: questi sono essenzialmente campi di speculazione.
Nonostante l’enorme quantità di dati raccolti e analizzati, e a dispetto delle molte teorie sviluppate, astrofisici e cosmologi non di rado rimangono interdetti di fronte a ciò che vedono. Si potrebbe dire che in astronomia la sorpresa è la norma.
La materia che riusciamo a osservare, attraverso i nostri telescopi e gli altri strumenti di rilevazione, si comporta talvolta in modo così imprevisto che per spiegarne le dinamiche è necessario ipotizzare l’esistenza di qualcos’altro.
In altre parole, visto che quello che osserviamo “non torna”, dev’esserci qualcosa di più – e non si tratta di poca cosa, stiamo parlando del 95% in più: gli studiosi, cioè, hanno congetturato che quanto possiamo vedere costituisca soltanto il 5% dell’intero universo.

Uno dei fenomeni più complessi da interpretare è
l’espansione dell’universo.
Subito dopo l’esplosione iniziale, il cosmo è cresciuto in maniera rapidissima; ma la gravità esercitata dalle galassie tra di loro ha agito da freno e, come un palloncino quando è ormai gonfio, il cosmo ha cominciato a rallentare la sua espansione. Questa decelerazione faceva supporre agli astronomi che in un futuro lontanissimo tutto si sarebbe fermato e raffreddato. Questa era la fine prospettata per l’universo a meno che, raggiunto un certo punto, il processo non si fosse invertito portando al cosiddetto Big Crunch (il movimento opposto al Big Bang).
Questa visione rimase pressoché immutata per tutto lo scorso secolo, finché nel 1998 due diversi team di scienziati, indipendentemente l’uno dall’altro, arrivarono a una scoperta sconcertante. Sembra che l’universo abbia continuato a rallentare la sua espansione per circa metà della sua vita. Ma poi, 6 o 7 miliardi di anni fa, a sorpresa ha ricominciato ad accelerare. Oggi le galassie schizzano via in ogni direzione molto più velocemente di un tempo. Com’è possibile che d’un tratto abbiano preso a muoversi così in fretta? Cosa le sta spingendo alla deriva?
Dato che non c’è alcuna spiegazione apparente, gli astronomi hanno ipotizzato che esista una forza che non vediamo, chiamata energia oscura, responsabile di questa accelerazione. Se questa forza motrice esiste, deve trattarsi di un’energia di entità straordinaria per sviluppare la pressione necessaria a spostare intere galassie. Per far “tornare i conti”, l’energia oscura dovrebbe costituire circa il 68% dell’intera energia del cosmo; se a questa aggiungiamo la materia oscura (altra massa la cui esistenza abbiamo dovuto presupporre), ecco che si arriva a quel 95% – la percentuale dell’universo formata da elementi costitutivi che non si palesano nemmeno ai migliori dei nostri strumenti.
L’idea che là fuori, tutto intorno al nostro piccolo pianeta, vi sia un’immensa e invisibile ‘forza’ oscura che gioca a biglie con le galassie potrebbe inquietare gli animi più sensibili. Ma nemmeno l’alternativa è molto rassicurante. Infatti quegli studiosi che rifiutano l’ipotesi dell’energia oscura sostengono qualcosa di ancora più paradossale, almeno per la mente del profano: in realtà il cosmo non starebbe affatto accelerando, ma sarebbe il tempo a rallentare. Secondo questa interpretazione, l’accelerazione sarebbe solo un’illusione ottica percepita da un osservatore che, come noi, si trovi all’interno di uno spaziotempo che sta lentamente fermandosi.

Ma le cose sono in realtà ancora più bizzarre. Dobbiamo infatti considerare che quanto detto finora parte dal presupposto che le leggi fisiche siano sempre identiche, immutabili; e fino a poco tempo fa tutto lasciava supporre che il cosmo avesse sempre ‘funzionato’ alla medesima maniera. Poi, nel 2010, uno studio australiano ha messo in discussione questo assunto. Alcune misurazioni effettuate dal Very Large Telescope Project dell’ESO sembrerebbero mostrare una variazione nel tempo della cosiddetta costante di struttura fine – un parametro fondamentale dell’elettromagnetismo che, come suggerisce il nome stesso, dovrebbe rimanere invariato. Questa scoperta, se confermata, implicherebbe che le leggi universali della fisica (gravità, tempo, spazio, velocità della luce, ecc.) non sono forse così universali, ma potrebbero cambiare nel tempo o magari perfino a seconda della ‘zona’ dell’universo.

La Seconda Lezione: Viviamo in una specie di grande enigma, un paradosso in cui l’unica certezza è l’assenza di certezze. Se non capiamo nemmeno in che razza di strano posto siamo capitati, come possiamo sapere sempre con convinzione quello che dobbiamo o non dobbiamo fare, cos’è giusto e cosa sbagliato? Forse, come ricordava Chuang-Tzu, a essere sicuri di tutto sono solo gli stolti, che “credono d’essere desti, e sanno minuziosamente se sono principi o pecorai”. E che, tornati a casa dal lavoro, non hanno dubbi su chi sono, su cosa ci si aspetta da loro, né pensano mai all’assurdità delle stelle.