Sono nato in Sicilia qualche anno fa. Ho studiato al Liceo Rosmini di Domodossola. Poi sono rientrato nell’isola e ho fatto i miei studi universitari a Catania; in seguito sono venuto a Bologna per la specializzazione in ortopedia all’Istituto Rizzoli, presso il quale non solo ho studiato, ma ho anche lavorato per circa 40 anni. Adesso sono in pensione. Non ho solo fatto il chirurgo. Mi sono anche occupato di questo magnifico mondo che è l’Istituto Rizzoli, ex monastero degli Olivetani, che gode di una notevole storia artistica. Ho istituito al riguardo un ufficio per la conservazione dei beni artistici: la priorità dell’Istituto è certamente l’assistenza sanitaria, ma il patrimonio del monastero è così importante ed è stato così poco considerato negli anni che andava assolutamente salvaguardato. In passato sono state fatte delle scelte artistiche opinabili, come ad esempio l’eliminazione della sala operatoria del celebre professor Putti, un magnifico anfiteatro ricoperto di marmi di Carrara per circa cinque metri d’altezza, sostituito con una moderna sala operatoria (oggi non faremmo mai una cosa del genere!). La mia vita quindi è stata interamente dedicata alla chirurgia vertebrale e ai beni artistici dell’ospedale. Ho anche organizzato il centenario dell’Istituto nel 1996.
L’ISTITUTO ORTOPEDICO RIZZOLI - Le prime notizie del monastero su cui è costruito l’Ospedale Rizzoli risalgono al 1100. Successivamente una congregazione di monaci olivetani si insediò nel complesso. Il monastero è però stato danneggiato da guerre e invasioni di ogni sorta. Da questo stato pietoso è stato risollevato dallo storico professor Rizzoli, che lo acquistò in qualità di “villa legatizia”, un patrimonio della Chiesa. Il professor Rizzoli era un chirurgo milanese molto ricco: decise di fare un lascito per la costruzione di un istituto per la cura delle ossa e delle articolazioni, per la maggior gloria dello Stato italiano. Affidò questo lascito alla Provincia di Bologna che si mise subito in moto per renderlo operativo. Fu chiamato un grande chirurgo milanese per impostare il lavoro e nel 1896 l’Istituto fu finalmente pronto. A dirigere l’Istituto fu chiamato il famoso professor Codivilla: egli aveva un figlio malaticcio e l’idea di trasferirsi in collina, in un luogo salubre, lo allettò. Tra i personaggi notevoli dell’Istituto Rizzoli non possiamo non nominare il mitico professor Putti, personaggio avanti cinquant’anni rispetto ai suoi colleghi. Figlio di Marcello Putti, chirurgo dell’Ospedale Maggiore, e di Assunta Panzacchi, sorella del poeta Enrico Panzacchi. Tra i suoi grandi meriti il lancio dell’Istituto Rizzoli nel mondo. Altro personaggio illustre fu il professor Africo Serra, il primo neurochirurgo di Bologna. Seguì Codivilla al Rizzoli ed entrò in conflitto col Professor Putti, anche per questioni ‘sentimentali’. Lasciato il Rizzoli fondò il CTO nei pressi della stazione di Bologna. Bologna iniziò così a distinguersi per l’eccellenza della sua medicina e chirurgia. Codivilla ebbe inoltre il merito di separare chirurgia generale e ortopedia e sempre al Rizzoli organizzò il primo congresso di chirurgia ortopedica, istituendo così la prima vera scuola di ortopedia indipendente dalla chirurgia generale. Il successore di Codivilla, morto purtroppo ancora giovane, fu appunto il professor Vittorio Putti, sintesi perfetta di scienziato e umanista. Ha lasciato all’Istituto un patrimonio librario infinito che include testi rarissimi, antichi codici medievali e cinquecentine. Un fatto curioso su Putti riguarda un famoso, antico ed enorme mappamondo, realizzato da un monaco olivetano attorno al 1700: portato in salvo in università all’arrivo di Napoleone, vi rimase per molti anni fino a quando Putti lo chiese in prestito, promettendo di restituirlo in qualsiasi momento. Però, appena fu sistemato nella biblioteca dell’Istituto, la porta dalla quale era entrato fu murata da una grande libreria impedendo al mappamondo di poter uscire! Un esempio della visionarietà concreta di Putti: gli antibiotici furono scoperti negli anni ’40 e fino ad allora le infezioni e le tubercolosi dell’osso venivano curate come si poteva. Una buona ossigenazione e una corretta alimentazione rappresentavano un discreto vantaggio (anche perché le condizioni alimentari nell’Italia del primo Novecento non erano proprio il massimo). Per questo motivo Putti acquistò a Cortina d’Ampezzo la vecchia casa di montagna di Francesco Giuseppe d’Austria e la trasformò in un ospedale per curare le patologie dell’osso. Putti fu uomo molto pieno di sé, estremamente curato e attento all’abbigliamento (fu visto cambiare dieci abiti, uno al giorno, in un periodo in cui l’italiano medio possedeva un vestito per l’estate e uno per l’inverno!), mai sposato, amante di sé stesso, del proprio lavoro e della cultura. Sua nipote è stata la grande scrittrice Cristina Campo: figlia della sorella di Putti e del musicista Guido Guerrini, cardiopatica fin dalla giovane età, da bambina ha abitato anche all’Istituto Rizzoli. Nel 2002 Cristina De Stefano ha pubblicato una sua bella biografia dal titolo Belinda e il mostro. Vita segreta di Cristina Campo (Adelphi), dove si racconta anche di questo zio famoso e molto particolare: un libro molto interessante! Putti muore nel 1940 per un infarto. Durante la guerra, l’istituto viene spostato temporaneamente al Sant’Orsola. La biblioteca del Rizzoli è meravigliosa, affrescata dal Canuti attorno al 1600: era la vecchia biblioteca degli Olivetani, l’unica al mondo in cui gli affreschi della volta rimandano alla tipologia di libri conservati negli scaffali sottostanti! Anche lo storico studio del professor Putti, con tutti i suoi libri e strumenti, è visitabile. C’è poi il refettorio del Vasari, dove i monaci pranzavano e cenavano, così denominato perché nel 1529 l’artista venne chiamato dai monaci per dipingere tre tavole con elementi legati al cibo. Si tratta di tavole lignee di circa tre metri per due. Una di queste è conservata oggi in biblioteca; una si trova in Pinacoteca; la terza sparì nel periodo napoleonico e non se ne sono avute più tracce! Il resto del refettorio è affrescato con delle grottesche, raffigurazioni che richiamano il mondo romano e pompeiano e si chiamano così proprio perché i primi esemplari furono trovati all’interno di grotte durante gli scavi della Domus Aurea.
FOTOGRAFIA - La mia grande passione è la fotografia. Mio padre faceva fotografie; e io, unico tra i quattro suoi figli, l’ho seguito in questa strada. La fotografia per me è una rappresentazione estetica. Sono sempre alla ricerca della rappresentazione pura del bello, sia nel mondo naturalistico (tramite paesaggi o foto d’architettura), sia nel mondo della bellezza femminile (per cui seguo ogni anno dei workshop in Toscana ai quali sono presenti delle modelle professioniste che si prestano per ritratti fotografici). Trascorro ogni giorno almeno un paio d’ore al computer per l’elaborazione delle mie foto e sono in contatto con amici fotografi di tutto il mondo. Mi chiedono spesso di fare delle mostre: ma il mercato dell’arte non mi interessa; sarei più incuriosito dalla realizzazione di un libro che raccogliesse le mie immagini (e ci sono vicino!). Ho anche realizzato delle foto all’interno del mio mondo professionale: perché esiste del ‘bello’ anche nella vita ospedaliera. Il bello può risiedere anche nella riproduzione di un corpo malato o deformato, nel momento in cui questo viene, attraverso la chirurgia, restituito a forme migliori. Inoltre: ci sono dei “paesaggi medici” che non tutti possono vedere, come l’interno delle sale operatorie, alcuni strumenti medici, corpi in attesa di intervento. Chi non appartiene al mondo medico può rimanere turbato da alcune rappresentazioni di questo tipo. Ora che sono in pensione continuo a fare foto e lavoro in un altro ospedale, Villa Erbosa, dove mi trovo molto bene, con una splendida e giovane équipe alla quale continuo a insegnare la professione lasciando in eredità un po’ della lunga esperienza che ho accumulato.
MIRABILIA - Ho conosciuto Mirabilia forse su consiglio di qualche amico. Sono passato e ho visto subito i libri Taschen, una casa editrice che mi piace molto. Ho una moglie americana e un figlio che vive in Inghilterra quindi viaggio spesso nel mondo British, e ho imparato a conoscere molti splendidi testi Taschen, così come quelli dell’editore Phaidon. Sono poi subito rimasto colpito dall’architettura della libreria che trovo molto raffinata: è una libreria che, già dall’esterno, invita a entrare e a scoprire cosa contiene. Sono inoltre sempre alla ricerca di soluzioni che possano far vivere all’interno della dimensione del ‘bello’: guardarsi attorno nella propria casa e poter essere circondati da cose ‘belle’! Ho infatti una casa molto piena di oggetti, non sono certo un minimalista: e molti sono oggetti che ho acquistato da voi!
UN LIBRO SUI LIBRI - L’ultimo libro che ho acquistato è un libro di narrativa: Il club Dumas di Arturo Pérez Reverte, un bellissimo giallo ambientato nel mondo dei libri antichi da cui è stato tratto il film La nona porta di Roman Polanski. Il protagonista è un vero e proprio cacciatore di libri che detiene una rarissima copia di un libro realizzato da uno stampatore veneziano del 1400 successivamente messo al rogo e vuole scoprire se quella in suo possesso è una copia autentica. Si reca da alcuni importanti restauratori che eseguono una serie di valutazioni approfondite sulla carta, l’odore, le macchie, le incisioni, svelando un mondo ‘arcano’ relativo alla scienza del libro stampato e dei suoi falsificatori. Si tratta dunque di un vero proprio giallo dedicato ai libri e ai librai.
UN LUOGO INSOLITO E SEGRETO - Il mio luogo “insolito e segreto” è la Neue Galerie e Café Sabarsky nell’Upper East Side di Manhattan (NY): un piccolissimo e raffinatissimo museo d’arte tedesca e austriaca dell’inizio del XX secolo, all’interno di un’architettura coeva.
E dopo la visita alle collezioni è d’obbligo quella al Café Sabarsky dove, immersi in una atmosfera “Old Vienna”, si possono consumare gustosissimi lunch, coronati dalla pasticceria viennese!