Un esempio da seguire. Un concorso di scrittura per bambini e adolescenti.
Intervista a Sergio Marchese.  

A volte, nonostante la semplicità della nostra natura e della nostra esistenza, nonostante la materia biologica della nostra carne e la morte, lasciamo traccia di noi su questa terra, per quanto insignificanti possano averci giudicati.
Siamo in grado di lasciare un ricordo, forte e indelebile, della nostra storia. Attraverso le nostre azioni, e il nostro modo di affrontare la quotidianità e chi ci sta attorno e vicino, siamo in grado di cambiare il mondo, anche solo di poco, anche se solo per una persona, ma di cambiarlo.
Questa è appunto la storia di FELICE, un piccolo cucciolo nero che insieme ai suoi fratelli si ritrovò abbandonato a sé stesso in uno dei peggiori canili del Nord Italia. I suoi fratelli, più fortunati, furono adottati quando ancora erano cuccioli. Lui, invece, visse otto anni di intemperie, abbandono, malnutrizione e malattia sotto gli occhi di chi il canile lo gestiva, la stessa persona che lo chiamò, deridendolo per il suo aspetto malridotto, Iena.
Non è facile essere adottati in un canile – spiega Sergio, l’uomo che mi ha raccontato la storia di FELICE – se non sei più un cucciolo, se sei malridotto e se per di più sei nero. Anche per i cani c’è un modello estetico, non solo per gli umani. Ha mai visto una pubblicità con un cane nero? Nella pubblicità del rotolone ad esempio c’è il labrador color miele ed è naturale che poi le persone vadano a cercare un cane che somigli a quello della pubblicità... Io e la mia famiglia, mia moglie, mia figlia e io, siamo sempre stati molto impegnati in ambito animalista. Amiamo tutti gli animali, non solo i cani, e i temi legati agli animali ci stanno molto a cuore. Volevamo un altro cane e quando decidemmo di adottarlo, parlando con la gente che conoscevamo chiedemmo di segnalarci un caso disperato, un cane che non sarebbe mai stato preso da nessuno. Volevamo dare una possibilità a chi davvero non l’avrebbe mai avuta. Fu così che incontrammo Felice. Chi gestiva il canile cercò persino di dissuaderci, perché era davvero malridotto, ma noi avevamo deciso. Il nome glielo diede mia figlia, perché voleva dargli un nome che rappresentasse la sua vita da quel giorno in poi: una vita felice. E Felice lo era, ed era anche speciale. Trasmetteva a tutti quelli che incontrava la gioia di vivere, e ci ha fatto vedere come in fondo la vita e la felicità siano fatte di piccole cose. Felice mi ha cambiato, ha cambiato il mio modo di vedere e vivere la vita. Il nostro è stato un rapporto fatto di quotidianità, mi ha preso per mano e mi ha fatto vedere la vita così come la vedeva lui.
All’inizio del 2015, a Felice venne diagnosticata una forma aggressiva di tumore e sebbene sopravvisse miracolosamente altri tre anni, in quel momento pareva dovesse morire. Io ho sempre avuto un legame pazzesco, viscerale e fraterno con Felice – mi racconta commosso Sergio – e in quel momento mi chiesi cosa avremmo potuto fare per lasciare traccia di lui anche quando non ci sarebbe stato più. Doveva essere qualcosa che non solo lo ricordasse ma in un certo modo narrasse la sua storia, perché se lo merita, per quello che ha saputo darmi, per come mi ha cambiato in meglio.
Così è nato il PREMIO FELICE, un premio che ogni anno lo ricorda. Un concorso di scrittura per bambini e adolescenti, il cui tema sono storie di fantasia o reali sugli animali, non solo quelli domestici, ma anche quelli selvatici o quelli cosiddetti da reddito come le mucche e i maiali.  
Il premio è giunto alla quarta edizione oggi, e viene promosso attraverso la pagina facebook Rete dei Santuari di Animali Liberi. La premiazione si svolge a rotazione in uno dei santuari per animali appartenenti al circuito, in tutta Italia. Si tratta di veri e propri rifugi per animali che non sono solo per cani e abbiamo scelto di tenere la premiazione in questi rifugi  proprio per portare le famiglie a conoscere questi luoghi che rappresentano una realtà poco conosciuta. Succede ad esempio che animali destinati a essere macellati vengano messi sotto sequestro per una qualche inadempienza, e questi animali possono essere riscattati dai rifugi che li terranno fino a che non moriranno di anzianità o di malattia dando loro una vita degna nel rispetto della loro natura, e anche più lunga! Molti non lo sanno ma la vita di una mucca da latte, ad esempio, è di cinque anni, ma se non è sfruttata ne vive anche trenta. Il vincitore del PREMIO FELICE riceve dei libri che parlano di animali da me selezionati, tra cui SENZAPAROLE di Roger Olmos, e delle magliettine, ma paghiamo anche le spese per il viaggio del vincitore insieme alla sua famiglia. Inoltre, con l’occasione della premiazione la mia famiglia fa una donazione al rifugio, con l’unico scopo di dare l’esempio, e mostrare che nella pratica questi rifugi hanno bisogno di sostenitori.
La nostra idea è quella di portare i bambini a pensare al loro rapporto con gli animali, a riflettere sui loro sentimenti, e a mettere in pratica una capacità importantissima che si chiama EMPATIA.
Felice ha vissuto otto anni di inferno e otto anni di riscatto... nella vita niente è  mai detto, esiste sempre una possibilità di speranza e di libertà. E la sua storia deve essere un esempio e un principio positivo da applicare a tutti quegli animali che oggi vivono una storia di prigionia e di condanna a morte.
Se Felice ha avuto un’occasione, ci auguriamo che tutti possano averne una!
Felice oggi purtroppo non c’è più, ma è stato contento fino alla fine, probabilmente perché consapevole di ciò che significa stare male, e grato alla vita. Si accontentava di ciò che aveva, e non è una banalità, ma una riflessione che tutti noi oggi dovremmo fare.

Per maggiori informazioni: premiofelice@animaliliberi.org
facebook.com/retesantuari
animaliliberi.org