Si chiamava Golia, pesava 68 tonnellate e il 6 giugno 1954 era stata uccisa al largo di Trondheim, sulle coste della Norvegia.
Per conservarne la carcassa l’avevano riempita con 7000 litri di formalina: l’idea era di esporla al pubblico e farne visitare l’interno.
Il torinese Giuseppe Erba fiutò l’affare e si accaparrò il grosso cetaceo, ma il primo problema si presentò sulla frontiera italiana: importare un animale morto era illegale.
Erba non si perse d’animo e per farla sembrare viva introdusse nel ventre della balena un motore, per simulare un movimento della coda: con questo trucco e approfittando dell’oscurità, l’impresario riuscì ad attraversare il confine a notte fonda.
L’enorme cetaceo fu così collocato nel Giardino della Cittadella, in pieno centro a Torino.
Il 19 luglio 1954 La Stampa annunciò la sua esposizione in prima pagina e i torinesi accorsero incuriositi. Da subito però si manifestò un imprevisto: era piena estate e la balena ben presto iniziò a emanare un fetore insopportabile.
A nulla valsero alcuni vasi di gerani disposti lungo la piattaforma, non si sa se a scopo decorativo o per richiamare alla mente sensazioni più delicate.
Facendo buon viso a cattivo gioco, l’impresario Erba vendeva ai pescatori i vermi che si moltiplicavano copiosi nel cetaceo.
L’esposizione durò solo sei giorni e si chiuse in tutta fretta domenica 25 luglio 1954.
Fonte: Blog of Wonders by Mariano Tomatis | marianotomatis.it/blog