Graciela Beatriz Cabal

Scrittrice. Promotrice della lettura. Fondatrice di biblioteche. Madre.

di Lina Vergara Huilcamán

è stato poco meno di vent’anni fa. con la mia piccola Ciopi ancora piccola. e io casalinga. un tempo lontano e infinito in cui godevo del lusso di andare per librerie a Santiago alla ricerca di libri da leggere insieme. libri divertenti. libri che la facessero ridere. fu così che incontrammo Giacinto e Batata. e Graciela. Graciela Beatriz Cabal. la loro autrice. e passati ormai tanti anni. dopo aver cambiato casa e continente svariate volte. eccoci di nuovo qui. io e Graciela. vent’anni dopo. purtroppo lei nel frattempo è morta. ma i suoi libri no. e ora saranno pubblicati in italiano. proprio quel Batata e quel Giacinto. che con la mia Ciopi ancora piccola abbiamo letto e riletto decine di volte.
nel frattempo io sono cresciuta. non sono più né ventenne. né mogliettina innamorata. né neo mamma. né casalinga. mi è rimasta la passione per la lettura. e mi è nata la curiosità di ascoltare le vite degli altri e scriverle. in queste brevi interviste. e così. nel pubblicare le sue opere ho avuto la fortuna di contattare il figlio. Pablo Pla. che mi ha regalato la possibilità di conoscere e raccontarvi un pezzettino di questa grande donna. scrittrice. promotrice della lettura. argentina. con il presentimento che significherà per me molto più di quanto non immagino ora.

“Domani è l’otto marzo. Non posso non ricordare quanto fossero importanti i diritti delle donne per mia madre, Graciela Beatriz Cabal, che ne scriveva a modo suo, ancor prima che fosse un argomento di attualità come lo è oggi.
I problemi della società, le donne e i loro diritti, i diritti dei bambini, la democrazia... erano la sua vita. La ricordo attenta al suo lavoro. Andare per biblioteche in luoghi sperduti dell’Argentina e del mondo, portare libri, chiacchierare per ore con persone che aveva appena conosciuto. Di notte la vedevo sempre scrivere. Racconti che non sapeva nemmeno se sarebbero mai stati pubblicati, molti dei quali nati da storie realmente accadute, interpretate in chiave umoristica, magari esagerate un pochettino, ma vere.
Come La Señora Planchita (La Signora Stirellina) che era la nostra vicina del piano di sopra, nell’edificio in Avenida Córdoba  4100, a Villa Crespo nel pieno centro di Buenos Aires dove vivevamo, in un appartamento molto piccolo di tre ambienti, molto molto piccolo, i cui muri erano così sottili che si sentiva tutto di tutti. La signora Mirta, questo era il suo vero nome, era una di quelle donne che stavano sempre in casa a lavare, stirare e cucinare per il marito e i figli che risplendevano delle sue fatiche. Molto diversa da mia madre che invece era sempre in giro per le sue attività, andava e tornava dai suoi mille impegni. Erano diventate amiche, buone vicine di casa. Mia madre apriva la finestra e la chiamava, e la signora Mirta si affacciava per chiacchierare. O si chiedevano lo zucchero o la yerba per il mate, cose che qui non possono mancare... E ogni volta che mia madre saliva a chiederle qualcosa, la trovava a piangere davanti alla televisione, per una qualche telenovela che stava guardando. E mentre piangeva stirava, tutto il tempo... proprio come La Señora Planchita.
Senza mai voler fare un rimprovero, l’intento di mia madre era quello di smuovere un po’ queste signore, farle riflettere e contemplare altri stili di vita a partire dalla realtà che vedeva ogni giorno, soprattutto quella domestica.
Non era una grande cuoca, non era capace di essere una madre tradizionale, probabilmente perché non ne aveva il tempo, sempre impegnata con il lavoro. Non ci portava, a me e le mie sorelle, al parchetto, queste erano cose che faceva mia nonna che l’ha sempre aiutata molto.
Mi raccontava sempre che una volta ci trovò in sala con la yerba mate sparsa sul pavimento, eravamo molto piccoli, ci sgridò e ci chiese perché l’avevamo fatto. Le rispondemmo che stavamo facendo finta di essere al parchetto... ci prese e ci portò a giocare nel parco vero.
Lavorava molto, ma dava molta importanza ai nostri risultati scolastici, e sin da piccoli ci diede libri da leggere. E il fatto che fossimo piccoli non significava che dovessimo per forza leggere libri per la nostra età. In casa nostra ci sono sempre stati moltissimi libri. Leggere per me è sempre stato ed è ancora oggi l’unico modo per imparare a scrivere e parlare correttamente.
Ci portava sempre in vacanza in posti diversi da quelli di villeggiatura tradizionali: alla penisola di Valdés, a scalare una montagna... fino a che con l’età non ha sentito la necessità di stare più tranquilla.
Diceva sempre che quando entrava in una casa guardava come prima cosa lo scaffale dei libri, la biblioteca. Non le piacevano quelle case in cui i libri erano tutti perfetti e senza nessun segno. I libri per lei dovevano essere rotti e scarabocchiati, con macchie di dulce de leche. I libri dovevano essere toccati, vissuti, e se per caso si rompevano pazienza, se ne compravano altri... ma i libri non dovevano mai essere da esposizione.
Le piaceva insegnare, chiacchierare soprattutto con le donne, stimolare la lettura, la loro immaginazione. La chiamavano anche in luoghi lontani, come era usanza di allora e di oggi, per presentare i suoi libri e firmare alcune copie, ma lei decise che non era sufficiente e iniziò a leggerli. Io ero ancora piccolo, quindi svariati decenni fa, lei andava, presentava, leggeva e firmava i libri. Ne aveva sempre tanti con sé, alcuni li regalava, o li donava alle biblioteche, ci sono molte biblioteche che per questo portano il suo nome. Andava e leggeva le sue storie a Ushuaia, a Jujuy, in qualsiasi luogo che si possa immaginare dell’Argentina. E anche in città, ad esempio a La Matanza, una zona molto povera di Buenos Aires. Così le proposero di partecipare a congressi di letteratura, dove andò e continuò a leggere nel suo modo spontaneo. Lesse in Argentina, in Messico, in Centro America, in Irlanda, in qualche altro luogo dell’Europa. Ovunque avesse la possibilità di andare.
Ha dato vita a uno stile di scrittura per bambini e ragazzi, di cui ha sempre rispettato l’intelligenza, senza mai parlare direttamente di morale, e con il preciso scopo di farli riflettere. Scrisse anche due romanzi per adulti, e morì dopo aver finito il secondo.
Ancora oggi nelle scuole argentine vengono usati i suoi testi. Ma il suo lascito maggiore è stata la promozione della lettura nel nostro paese, l’apertura di biblioteche in luoghi remoti.
La passione per la lettura le venne da entrambi i genitori, ma la scrittura da sua madre, mia nonna Beatriz, che aveva abbandonato il sogno di essere scrittrice perché il suo ruolo di casalinga tradizionale non glielo permetteva.”

Pablo Pla

grazie al modo di scrivere di Graciela. al suo modo di raccontare con dolcezza. semplicità. e grande femminilità senza complessi di genere. riesco a ritrovarmi nei suoi testi. nella mia storia e quotidianità. di bambina. di mamma. di donna.