È una questione di educazione. Tutto dipende dalla formazione. mi ha detto Rodolfo Masto dell’Istituto dei Ciechi di Milano durante un’intervista. la disabilità può essere superata con un’adeguata formazione. educazione. e accesso alla cultura. una persona cieca che può studiare e partecipare della cultura può integrarsi nella società come qualsiasi altra. la parola difficoltà non ha le stesse limitazioni di impossibilità. e per chiunque. vedente o non vedente che sia. ciò che fa la differenza è l’educazione. la possibilità di studiare. di leggere. ci apre le porte della comprensione e quindi della tolleranza. l’educazione ci apre le porte del mondo e di tutte le sue realtà.
il benessere dovrebbe essere cultura. viaggi. libri. teatro. cinema. musei. soprattutto libri. leggere e concentrarsi sulle parole di un’altra persona diversa e lontana da noi. ma stranamente. adesso che quasi tutti. almeno nella nostra parte del mondo. possiamo andare a scuola. e possiamo viaggiare. benessere è diventato soprattutto tecnologia. e ricerca della comodità. di una vita quanto più serena e senza intoppi. siamo approdati a orizzonte zero. il nostro orizzonte è limitato alla punta del nostro naso. oltre il quale non dobbiamo. non vogliamo. non riusciamo più a vedere. non abbiamo occhi che per lo schermo digitale. e questo non è il mondo... è la rappresentazione del mondo. pilotata. photoshoppata. comprata. per dare a noi il nostro pane quotidiano.
leggo ne L’animale che è in noi di Charles Foster (Bompiani): “Quando la mia antenata nella savana dell’Africa orientale si drizzò per la prima volta sulle zampe posteriori, cominciò un viaggio che andava ben al di là di quei pochi metri. Era un viaggio in un mondo nuovo. Divenne immediatamente una creatura il cui universo non era più incorniciato dalla cima dell’erba e dal fango secco del terreno, bensì dal lontano orizzonte e dalle stelle”. quindi... se abbiamo perso la capacità di vedere il cielo e le stelle sopra le nostre teste. e siamo in qualche modo tornati alla cima dell’erba e al fango secco del terreno. cosa ne sarà di noi?
mi sono ricordata del film Il mio grosso grasso matrimonio greco. in particolare del padre della protagonista. che curava tutto con il vetrix. l’avete visto? ebbene io. che vivo in un piccolo mondo proprio come la protagonista. faccio la stessa cosa. ma al posto di vetrix dico libri. a ogni problema dei due poveri minorenni che ho in custodia do sempre un’unica soluzione: leggere. leggere un libro. qualsiasi libro. possibilmente un romanzo per iniziare.
una di loro infastidita un giorno mi ha detto: non ti posso dire pio pio che immediatamente mi compri un libro sull’allevamento dei polli! sì. è vero. ma non mi importa. io ci credo. nella costanza. nella perseveranza. salta agli occhi la differenza tra una persona che legge e una che invece non legge. nel modo di sviluppare un discorso. fatto di parole che diventano frasi per trasformarsi in periodi e infine storie complete. nel modo di vivere e comprendere ciò che abbiamo. e ciò che non abbiamo. nel modo di rivolgersi agli altri. anche il modo in cui si trasformano parole scritte in immagini! sì. si vede subito nell’illustrazione se chi l’ha fatta è uno che legge o no.
se leggi tutto ciò che ti circonda inevitabilmente cambia.
indipendentemente da ciò che leggi.
è una questione di educazione. e la lettura è educazione. leggere è importante. per sviluppare la memoria cognitiva e storica. la concentrazione. la visione...
ed è stato così. che nel nostro piccolo mondo di carta. dove prevalgono le immagini. non certo i testi.  
propongo per tutto il 2018. per ognuno dei sette numeri di #ILLUSTRATI. un libro.
perché è una questione di educazione.
volete illustrare meglio? leggete di più.

questo numero lo dedico a Graciela Beatriz Cabal. e al suo grande lavoro di instancabile scrittrice e promotrice della lettura nelle terre che le è stato concesso di raggiungere.