canterò ora della fine in questo mio verso apposito lungo e cadenzato
per dire dell’infermiera napoletana che ha messo il video su youtube
e poi si è tagliata le vene con gesto stoico come gli antichi facevano
quando un’ingiusta tirannia li costringeva dignitosi loro a un gesto estremo
l’infermiera napoletana licenziata ingiustamente dalla asl senza motivo
e lei donna di valori di principi e di dovere non ha retto il colpo
e ha fatto spettacolo cruento della sua fine per il globo impazzito
perché impazzito è questo globo dove nessuno più trova un senso
una speranza un segno un incentivo un qualcosa che continui
e dove unica gioia è lo spreco totale di sé in infinite scorribande
tentativi di guadagno di stupro di conquista o seduzione
e cosa posso dire ormai io dopo che cristallizzato si è il mio corso
e binari di consuetudine leggono ormai un tragitto ripetuto e routinario?
cosa posso dire mai se non che era meglio prima quando giovane
era il mondo giovane io e giovane la vita in tutte le sue forme?
non mi resta che ammettere che unica via di fuga è la morte
o forse la nonmorte o la nonvita non essendo più possibile la vita
infettata da virus del sangue della rete e del sistema dove niente
appare più solido o consistente o valido o significativo o certo?
certo mi appare ormai solo che è meglio la morte della vita
perché nella morte è una giustizia un’uguaglianza e un pareggiamento
che la vita più non serba perché c’è vita solo nel botulino e nella cocaina
nella possibilità di corrompere altri per denaro o invece forse
resta la possibilità di fare del proprio stesso corpo mercimonio e prezzo
uccidere orgoglio e dignità e accontentarsi di un commerciale scambio
e avrei voluto dire alla bella donna giovane napoletana ritratta nel giornale
che lei era ancora bella e che la bellezza avrebbe certo cambiato molte cose
perché lei non malata o vecchia o sofferente poteva certo in qualche modo
riprendersi un futuro aggiogare un uomo e farselo compagno e servitore
che c’erano cose che la vita le avrebbe potuto riservare senza perire così
senza speranza o una motivazione o un qualche senso riposto in un altrove
perché menzogna è sperare nei campi elisi menzogna l’energia e l’eternità
e una forma di resistenza è solo puntare i piedi e dire “io sono” “io resto”
e così sospingere lontano ad altra data ad altra modalità la transizione
che porta dall’infelicità al nulla perché solo questo possiamo avere
o l’infelicità o il nulla quando felicità è solo nell’amore che più nessuno ha
perché l’amore è analogico fisico rischioso mentre l’infelicità è digitale e facile
tranquilla serena priva di scossoni e tristi e infelici si tira avanti bene
come trattori come folli cardini animali infuriati e incattiviti senza habitat
e nei ritmi orrendi delle musiche elettroniche si trova un nesso primitivo
con qualcosa che ci chiama e che si pone misterioso inesplorato semiesistente
in una landa irta e silente posizionata tra l’infelicità e il nulla
quel cuneo indefinito e sibillino incastratosi senza riguardo in una terra non mappata
che ha sede in un oceano entro placenta cosmica un altrove un qualchecosa chissadove
posizionato appunto tra l’infelicità e il nulla in una qualche zona franca
in: rerum vulgarium segmenta (2010)
www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/edicola/pdf/chiamenti/rerum.pdf