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MORENO CONFICCONI “IL BIONDO”, ESPLORATORE

di Michele Orvieti

Fotografia: © Manuel Palmieri

Fotografia: © Manuel Palmieri

Moreno Conficconi, in arte Moreno “Il Biondo”, è uno dei personaggi più noti del liscio italiano. Forse qualcuno lo ricorderà tra i protagonisti del videoclip di Elio e le Storie Tese La Terra dei Cachi (dove compariva assieme all’Orchestra Raoul Casadei al completo), uno dei suoi tanti sconfinamenti in territori alieni.
Ed è proprio di questi territori inesplorati che vorremmo parlare con lui.
Ma prima un po’ di storia.
«La scintilla che ha acceso la mia passione per il liscio è arrivata presto: avevo 13 anni e studiavo già clarinetto al Liceo Musicale di Forlì. Al mio paese, nel ’71, c’era il “Veglione della sporta”, dove la gente si portava il cibo da casa e, a un certo punto della nottata, interrompeva le danze e si metteva a mangiare. Quella sera suonava il grande Secondo Casadei, era uno degli ultimi concerti del re del liscio, che morì nel novembre dello stesso anno.
Rimasi folgorato dalla sua orchestra: elegante, seriosa e allo stesso tempo allegra, con un clarinettista fenomenale che tra l’altro era mio zio, Franco Bergamini. Mio zio mi aveva già iniziato all’esecuzione dei brani di liscio e della tradizione popolare. Ma le regole non scritte del mondo della musica classica “vietavano” di suonare altro dal repertorio accademico, e io ero molto portato per la musica classica e già tenevo concerti in giro per le altre scuole. Ogni volta che “di nascosto” andavo a fare serate di liscio o partecipavo ad altri tipi di esibizione, appena tornavo al liceo il maestro di clarinetto si accorgeva subito di ciò che avevo fatto. Diceva che mi era cambiata l’impostazione delle mani e il suono non era più quello… e toccava ripartire daccapo!
Nonostante tutto, quella serata del “Veglione della sporta” cambiò la mia vita e da allora il mio unico desiderio fu “entrare a far parte dell’orchestra Casadei”.
La mia gavetta dunque iniziò in quest’ambito. Dall’età di 14 anni fino ai 18 suonai in una serie di orchestre di liscio cosiddette “minori” anche se capitanate da nomi di rilievo come Daniela Rosy e Bruna Lelli. Poi ci fu il servizio militare. E al ritorno fondai il mio gruppo, Moreno C. Gruppo Italia: durò due anni, fu un’esperienza formativa anche se non totalmente positiva.
Dal 1982 le cose iniziarono ad andare bene e con mio zio formai l’orchestra Franco Bergamini Classica Internazionale. Poi, negli anni ’90 entrai a far parte dell’orchestra di Raoul Casadei.
Dal 1990 al 2000 fui il suo braccio destro: ero il presidente della cooperativa, l’arrangiatore, il frontman e il titolare dell’agenzia. Ho avuto l’opportunità di attraversare tutti gli aspetti operativi del mondo del ballo liscio.
Nel 2000 lasciai Raoul avventurandomi da solo nel nuovo millennio: non fu facile, ci volle molto coraggio. Questa scelta mi permise di entrare in contatto con altri ambiti musicali, grazie anche al mio inserimento nella Nazionale Cantanti in cui venni coinvolto dai big della canzone italiana come loro pari: fu un’enorme gratificazione, un riconoscimento importante per il mio percorso musicale.
Nel 2002 formai l’Orchestra Grande Evento, nel momento in cui anche il virtuoso sassofonista Fiorenzo Tassinari smise di suonare con Raoul Casadei.
Decisi di rimettere insieme un gruppo che potesse ricordare gli anni d’oro del liscio, inserendo anche il cantante Mauro Ferrara, uscito come me dall’orchestra di Casadei nel 2000.
La chiamammo “Grande Evento” proprio perché riuniva una serie di musicisti eccezionali, ognuno dei quali poteva essere il leader di un’orchestra propria. I principali protagonisti erano, e sono tutt’ora, Fiorenzo Tassinari, Mauro Ferrara, il fisarmonicista Walter Giannarelli, il trombettista Enrico Milli, la cantante Annamaria Allegretti (che nel 2018 lascerà l’orchestra per formare una propria compagine), Roberto Forti alla batteria, Walter D’Angelo, virtuoso della chitarra, e un acquisto recente, il bassista Giuseppe Zaghini.
L’ulteriore novità arrivò poi nel 2015 con Extraliscio di Mirco Mariani, un progetto che mi ha fatto ringiovanire riportandomi a quando avevo 13 anni.
Il liscio si è trasformato negli anni allontanandosi considerevolmente dalla sua origine. Questo genere di musica è nato per essere suonato dal vivo, per vivere del sudore dell’esecuzione: negli ultimi 25 anni si è invece sbilanciato verso la spettacolarità visiva, il mero effetto scenico, gli schermi, i led, le teste mobili. Sempre più spesso la musica eseguita è stata soppiantata dal playback, garantendo dunque un’assoluta perfezione sonora ma guadagnando in freddezza e perdendo completamente il rapporto più viscerale col pubblico. Finché, quando la megalomania spettacolare ha iniziato a ripetersi e a stancare, il pubblico e i ballerini si sono resi conto che l’emozione originaria del ballo liscio era svanita.
Negli ultimi anni ci sono stati evidenti segnali di ripresa, soprattutto col ritorno del folklore e delle sue molteplici reinterpretazioni possibili, nonché con un ritorno a una sempre più coinvolgente resa live.
Liscio è una “brutta parola”, che purtroppo ha allontanato tutto e tutti, perché è stata devastata nel corso degli anni, non è mai stata raccontata con oggettività ed è stata trasfigurata da egocentrismi, eccessi e un pesante asservimento al mondo del business.
Anch’io negli anni ho avuto la necessità di adattarmi ai gusti del pubblico e del mercato, ma cercando di non snaturare mai i miei percorsi e di non dimenticare mai la storia della mia musica e di come si è evoluta.
Ho sempre cercato di affiancare il liscio a esperimenti musicali e contaminazioni, fin dai tempi della mia militanza nell’orchestra di Raoul Casadei. Nel 1996 ad esempio puntai sul “latino/romagnolo”, ovvero arrangiamenti folk e sonorità latino-americane. Dopo l’uscita dal gruppo di Raoul feci un altro esperimento con il gruppo Mediterranea, suonando il liscio con una vera e propria band latin: ma l’esperimento non funzionò, era troppo sbilanciato.
Un impulso importante nella direzione della contaminazione arrivò quando, nel 2013, il Ravenna Festival decise di affiancare la musica di Secondo Casadei agli arrangiamenti sinfonici. Mi incaricarono di realizzare uno spettacolo, che intitolai “Secondo a nessuno”, dove il mio gruppo al completo suonò i grandi classici di Secondo all’interno di arrangiamenti da grande orchestra eseguiti dall’Orchestra Sinfonica Cherubini di Riccardo Muti. A questo evento seguì una piccola tournée nei teatri, in cui gli arrangiamenti orchestrali vennero ridotti per orchestra da camera in quintetto d’archi. Queste furono vere e proprie operazioni di sdoganamento del liscio romagnolo storico in ambito accademico e colto.
E poi c’è stata l’esperienza teatrale pura con Vitelloni in balera, spettacolo comico-musicale realizzato assieme a una formazione, il Sestetto 1928, che ricordava gli ensemble storici del liscio anteguerra, mescolando musica e racconti sul liscio.
Si può dire che l’arrivo di Extraliscio sia stato il completamento di questo percorso. In precedenza, gli esperimenti con questo genere musicale si erano limitati a “scimmiottamenti” delle partiture storiche o alla sostituzione degli strumenti della tradizione con strumenti diametralmente opposti (ad esempio, suonare le parti del sax con l’organo Hammond…). Ma niente di più.
Extraliscio ha riacceso l’entusiasmo, ha aperto la strada a una vera e propria contaminazione e trasfigurazione del folklore romagnolo; strada intrapresa contemporaneamente anche dai bravissimi Mr. Zombie Orchestra e dal Minor Swing Quintet del violinista Alessandro Cosentino.
Invitato a scegliere una canzone, mi sento di segnalarne una che ho scritto io, a rischio di apparire megalomane. Si chiama La Romagna nel cuore ed è un piccolo quadretto romagnolo, un brano che non ha avuto un grande successo.
Sono così tante le canzoni romagnole di straordinario valore che preferisco segnalare un mio piccolo brano, sincero e senza troppe pretese.»

LA ROMAGNA NEL CUORE (ballata)
(Musica di M. Conficconi, F. Tassinari - Testo di M. Conficconi, M. Ferrara, S. Scrivani. Edizioni Musicali Caramba / Edizioni Musicali Bei Tempi / Edizioni Musicali Casadei Sonora)

Sarà quel sole all’alba
che accende la riviera
sarà la voglia d’avventura
che porto dentro me.
La Romagna nel cuore
ti fa vivere un sogno
il respiro del mare
la festa in paese
le storie d’amor.
La Romagna nel cuore
i racconti le sue poesie
tradizioni di gente
che vive la vita
pensando anche a te.
Sarà come il tramonto
che spegne la collina
saran le luci della sera
le notti insieme a te.
La Romagna nel cuore
ti fa vivere un sogno
il respiro del mare
la festa in paese
le storie d’amor.
La Romagna nel cuore
i racconti le sue poesie
tradizioni di gente
che vive la vita
pensando anche a te.
La Romagna nel cuore
i racconti le sue poesie
tradizioni di gente
che vive la vita
pensando anche a te.