Teogonia

di Esiodo

116  Dunque per primo fu Chaos, e poi
Gaia dall’ampio petto, sede sicura per sempre di tutti
gli immortali che tengono le vette d’Olimpo nevoso,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,

120  poi Eros, il più bello fra gli dèi immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio.
Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx.
Da Nyx provennero Etere e Hemere

125  che lei partorì concepiti con Erebo unita in amore.
Gaia per primo generò, simile a sé,
Urano stellato, che l’avvolgesse tutta d’intorno,
che fosse agli dèi beati sede sicura per sempre.
Generò i monti grandi, grato soggiorno alle dee

130  Ninfe che hanno dimora sui monti ricchi d’anfratti;
essa generò anche il mare infecondo, di gonfiore furente,
Ponto, senza amore gradito; dopo,
con Urano giacendo, generò Oceano dai gorghi profondi,
e Coio e Crio e Iperione e Iapeto,

135  Theia e Rea e Themis e Mnemosyne
e Phoibe dall’aurea corona e l’amabile Tethys;
e dopo questi, per ultimo, nacque Kronos dai torti pensieri,
il più tremendo dei figli, e prese in odio il gagliardo suo genitore.
Generò poi i Ciclopi dal cuore superbo,

140  Brontes, Steropes e Arges dal petto violento,
che a Zeus diedero il tuono e fabbricaron la folgore;
costoro nel resto erano simili agli dèi,
però solo un occhio avevano nel mezzo della fronte;
di Ciclopi avevano il nome veritiero perché

145  rotondo un solo occhio avevano nel mezzo della fronte;
e vigore e forza e destrezza era in ogni loro opera.
Poi da Gaia e Urano nacquero altri
tre figli grandi e forti, che non si osa nominare,
Cotto, Briareo e Gyge, prole tracotante;

150  cento mani si protendevano dalle spalle di loro,
terribili, e cinquanta teste a ciascuno
dalle spalle spuntavano sulle membra possenti;
forza terribile, violenta s’aggiungeva alla grande figura.
Infatti, di quanti da Gaia e da Urano nacquero,

155  erano i più tremendi fra i figli, e furono presi in odio dal padre
fin dall’inizio; e appena uno di loro nasceva
tutti li nascondeva, e non li lasciava venire alla luce,
nel seno di Gaia; e si compiaceva della malvagia sua opera,
Urano; ma dentro si doleva Gaia prodigiosa,

160  stipata; allora escogitò un artificio ingannevole e malvagio.
Presto, creata la specie del livido adamante,
fabbricò una gran falce e si rivolse ai suoi figli
e disse, a loro aggiungendo coraggio, afflitta nel cuore:
«Figli miei e d’un padre scellerato, se voi volete

165  obbedirmi potremo vendicare il malvagio oltraggio del padre
vostro, ché per primo concepì opere infami».
Così disse e tutti allora prese il timore, né alcuno di loro
parlò; ma, preso coraggio, il grande Kronos dai torti pensieri
pronto rispose con queste parole alla madre sua illustre:

170  «Madre, sarò io, lo prometto, che compirò questa
opera, ché d’un padre esecrabile rispetto non ho,
sia pur mio, ché per primo compì opere infami».
Così disse, e gioì grandemente nel cuore Gaia prodigiosa,
e lo pose nascosto in agguato; e gli diede in mano

175  la falce dai denti aguzzi e ordì tutto l’inganno.
Venne, portando la notte, il grande Urano, e attorno a Gaia
desideroso d’amore incombette e si stese
dovunque; ma dall’agguato il figlio si sporse con la mano
sinistra e con la destra prese la falce terribile,

180  grande, dai denti aguzzi, e i genitali del padre
con forza tagliò, e poi via li gettò,
dietro; non fuggirono invano dalla sua mano:
infatti, quante gocce sprizzarono cruente,
tutte le accolse Gaia e nel volger degli anni

185  generò le Erinni potenti e i grandi Giganti
di armi splendenti, che lunghi dardi tengono in mano,
e le Ninfe che chiamano Melie sulla terra infinita.
E come ebbe tagliati i genitali con l’adamante
li gettò dalla terra nel mare molto agitato,

190  e furono portati al largo, per molto tempo; attorno bianca
la spuma dall’immortale membro sortì, e in essa una fanciulla
nacque, e dapprima a Citera divina
giunse, e di lì poi giunse a Cipro molto lambita dai flutti;
lì approdò, la dea veneranda e bella, e attorno l’erba

195  sotto gli agili piedi nasceva; lei Afrodite,
cioè dea Afrogenea e Citerea dalla bella corona,
chiamano dèi e uomini, perché nella spuma
nacque; e anche Citerea, perché prese terra a Citera;
Ciprogenea ché nacque in Cipro molto battuta dai flutti;

200  oppure Philommedea perché nacque dai genitali.
Lei Eros accompagnò e Himeros bello la seguì
da quando, appena nata, andò verso la schiera degli dèi.
Fin dal principio tale onore lei ebbe e sortì;
come destino fra gli uomini e gli dèi immortali,

205  ciance di fanciulle e sorrisi e inganni
e il dolce piacere e affetto e blandizie.

Tratto da Opere, Einaudi-Gallimard, 1998,
traduzione di Graziano Arrighetti