Quando meno te lo aspetti, sul ciglio della strada, un’altra estate se ne va e riecco Michele, il figlio del caramellaro. A volte ritornano: i ricordi, i raggi obliqui del sole d’autunno e quelle ombre che si allungano sul tempo che scorre sotto le ruote. A volte ritornano anche i pensieri, quelli di una vita fatta di strada e carta, di pioggia, di scosse e di precarietà. Ma a volte ritornano anche i bambini, dopo mesi, un anno, e ti sorprendono. Tu uguale e loro giganti, tu sempre più ripiegata sulla seggiola e loro sempre più protesi verso il cielo. Tu girasole in cerca di luce e loro spighe di grano in cerca di vento. Succede mentre sistemi i libri e cerchi riparo dall’umidità. Michele irrompe coi suoi 4 anni e lo riconosci dai lineamenti perché ora scorrazza sicuro da solo mentre l’anno prima si teneva ancora alle gonne della mamma. Arriva come un fulmine e te lo ritrovi tra i piedi che nemmeno te ne accorgi. “Ciao, mi ’conti ’toria?”. Lo riconosci da come storpia le parole e ritorni per un attimo esattamente a un anno fa, quando ti hanno rubato tutto e lui è salito sulle tue gambe a consolarti chiedendoti di continuare a raccontare, ma poi dopo mezzo secondo si è alzato ed è tornato con una crêpe (dolce) per te e poi un altro mezzo secondo ed è risparito tra le gonne della mamma. Ora ti guarda e chiede, un’altra volta chiede, con la stessa voce, più alto, con la stessa faccia, dopo un anno riappare e chiede e tu non sai rispondere e a tua volta chiedi: “Ciao Michele! Come stai?”.
“Pecché non sei venuta?”. “Quando, dove?”. “Tutto il tempo, le alte volte, dov’eli?”. “In giro per il mondo. Hai visto che sono tornata? Ora ci sono!”. Stavolta sta fermo e aspetta. E ogni sera torna. Sera dopo sera. E ogni volta si siede, si ferma e aspetta. Ora non sembra più il bimbo capriccioso e impaziente dell’anno scorso, la sagoma piccina che incespica tra sogni e parole. A volte tornano e sono piccoli uomini. E quando stai per andartene, quando anche le ultime luci di questa processione stanno per spegnersi e ci si saluta, all’ultima ora dell’ultimo giorno, a volte ritornano, si fermano e non ascoltano più. Raccontano. All’improvviso raccontano, con voce chiara e sicura. È lui ora, che ancora non conosce le parole, a prendere le immagini per mano e a raccontarmi un’ultima storia prima di salutarmi. La sua prima storia.
A volte ritornano. Grandi.