THE FLOATING PIERS

di Lina Vergara Huilcamán

The Floating Piers (Project for Lake Iseo, Italy) © Christo / Photo: André Grossmann

The Floating Piers (Project for Lake Iseo, Italy)
© Christo / Photo: André Grossmann

The Floating Piers (Project for Lake Iseo, Italy) © Christo / Photo: André Grossmann fotografia © Marco Mazza

UN’OPERA D’ARTE E UN REGALO DI CHRISTO E JEANNE-CLAUDE.

“Dal 18 giugno al 3 luglio 2016, tempo permettendo, il lago d’Iseo sarà reinventato attraverso 70.000 metri quadri di tessuto giallo cangiante che ondeggeranno appena sopra la superficie dell’acqua, sostenuti da una struttura modulare galleggiante composta da 200.000 cubi di polietilene ad alta densità. I visitatori potranno camminare su quest’opera d’arte, intitolata The Floating Piers, da Sulzano a Monte Isola, e da lì fino all’isola di San Paolo, che ne è completamente circondata. Oppure potranno ammirarla dall’alto dalle montagne che cingono il lago, scoprendo nuovi angoli e prospettive. La passerella, lunga 3 chilometri e digradante ai lati, sarà larga 16 metri e alta circa 50 centimetri; inoltre, il percorso proseguirà per 1,5 chilometri lungo le strade pedonali di Sulzano e Peschiera Maraglio. […] The Floating Piers sarà il primo progetto su larga scala di Christo dopo The Gates, realizzato insieme a Jeanne-Claude nel 2005. Come tutti i progetti della coppia, anche The Floating Piers sarà interamente finanziato attraverso la vendita delle opere originali di Christo. Al termine dei 16 giorni in cui l’installazione resterà esposta, tutti i pezzi verranno rimossi e riciclati industrialmente.”*

CHRISTO E JEANNE-CLAUDE. “OGNI NOSTRA OPERA È UN GRIDO DI LIBERTÀ.”

Leggendo dell’opera di Christo e Jeanne-Claude, cercando di dare una risposta alle domande che tutti noi ci siamo posti, e ci poniamo ancora, quando veniamo a conoscenza dei loro progetti (perché? che senso ha? tutto quel lavoro per poi ripiegare tutto e portare via?) ho immaginato di visitare e vivere in carne mia l’esperienza delle loro opere, della loro arte. Per pochi istanti, guardando le foto e leggendone la descrizione, ho vissuto soprattutto Wrapped Trees, Fondation Beyeler and Berower Park, Riehen, Basel, Switzerland, 1997–98 e The Gates, Central Park, New York City, 1979–2005. Ho sentito la luce del giorno e il silenzio della notte accarezzare tutto e accarezzare anche me. Sono entrata in contatto con tutti quegli strani agenti che incontri quando esci all’aperto. colore. luce. ombra. umidità. calore. tepore. freddo. aria… soprattutto aria. E ho ricordato me stessa ragazza e libera, in questo meraviglioso pianeta che mi emozionava ogni volta che lo incontravo. E grazie all’opera e alle poche parole di Christo e Jeanne-Claude ho ritrovato la spiegazione agli impulsi che mi portavano a creare, e ho ricordato tutte le volte che i professori o i compagni o mia madre mi chiedevano di motivarli. Non esisteva e non esiste un perché che vada oltre il perché sì. Come potevo e come posso articolare una risposta a qualcosa che viene mosso nell’anima, che cresce e si gesta in completa anarchia e che mi rende molto felice? Siamo talmente abituati a spiegare e giustificare tutto, o a chiedere che tutto ci venga spiegato, che abbiamo perso la capacità di lasciarci andare alla vera essenza dell’arte. La vera essenza della creatività e della creazione. Abbiamo perso la capacità di essere liberi. Di essere parte della natura e del mondo che ci circonda.
Perché creare una passerella gialla cangiante che ti farà camminare sulle acque di un lago dell’Italia settentrionale?
Perché lasciare questa passerella senza sponde, anzi con i lati leggermente inclinati in modo che l’acqua la bagni quasi fosse una spiaggia?
Perché lasciarla aperta anche la notte?
Mi recherò come molti altri a vivere l’esperienza e, comunque essa sia, nonostante il traffico che probabilmente ci sarà, gli imprevisti che potrebbero sorgere a causa dei bambini o di mia madre, le moltitudini e il rumore che potrei trovare, oggi, attraverso gli schizzi del progetto, attraverso l’idea che me ne sono fatta, io ho già vissuto la mia personale The Floating Piers. La mia passerella è completamente vuota. Solo qualche passante anonimo e silenzioso. Cammino sulle acque calme del lago di notte e attendo l’alba, e poi il sole caldo dell’estate. Nella notte più breve dell’anno, o nel giorno più lungo, mi fermo in mezzo alle acque e penso alla mia vita, a quello che volevo fare e invece ho fatto. Penso alla storia di Christo e Jeanne-Claude e inevitabilmente penso anche alla mia. Penso all’amore. E penso anche a tutte le volte che non ho nemmeno tentato di realizzare un’idea fermata dall’opinione comune che non ci sarei mai riuscita. (troppo difficile. troppo assurdo.) Guardo il blu delle acque bagnare la mia realtà e vedo un orizzonte che non avrei mai percepito. Mi siedo e guardo il cielo sopra di me. ancora silenzio. ancora acqua. ancora giallo. ancora blu. Qualche nuvola. Forse.
Non ci sono altre domande per me.  
Ho appreso il concetto di libertà attraverso i sensi. Ho compreso il senso della mia esistenza. Christo e Jeanne-Claude mi hanno regalato la libertà di vivere e di sognare, di pensare di poter creare, di poter realizzare tutto quello che desidero. Mi hanno dimostrato ancora una volta, nonostante la scomparsa di lei e l’età avanzata di lui, che è possibile. È il regalo più grande che qualcuno potesse farmi, ma soprattutto è un regalo per chiunque vorrà camminare sulle acque del lago d’Iseo a giugno. Un regalo (o miracolo) fatto attraverso un’opera d’arte, che considero tale in quanto ha in sé la capacità di trasmettere al mondo la sensazione e l’emozione e il sentimento che l’hanno generata.

“L’arte di Christo è la creazione di splendidi oggetti, temporanei, su vasta scala e all’aperto. Fa parte della natura populista connaturata al loro pensiero la convinzione che la gente debba provare intense e memorabili esperienze artistiche fuori dai musei.”
– Albert Elsen*

E per coloro che si chiedono perché queste opere debbano essere smantellate a poche settimane dall’installazione, nonostante la loro realizzazione sia costata talvolta anni di lavoro e tenacia e persistenza: “Tutti i nostri progetti hanno una fortissima qualità nomade, che ricorda le tribù che si spostano con le loro tende; usando un materiale fragile si avverte una maggiore urgenza di vedere quello che domani non ci sarà più… nessuno può comprare questi progetti, nessuno può diventarne proprietario, nessuno li può commercializzare, nessuno può far pagare biglietti d’ingresso; nemmeno noi possediamo queste opere. Il nostro lavoro è sulla libertà. La libertà è nemica del possesso, e il possesso equivale alla permanenza. Ecco perché l’opera non può rimanere.”
– Christo*

* Estratti da Christo and Jeanne-Claude di Jacob Baal-Teshuva, Taschen Basic Art.
* Immagini tratte da Christo and Jeanne-Claude, The Floating Piers, Taschen.