pp. 13-14
“La golosità è una strada che porta dritto alla lussuria e, se la si percorre con troppa indulgenza, alla perdizione dell’anima. Per questo luterani, calvinisti e altri aspiranti alla perfezione cristiana mangiano male. I cattolici invece, che nascono rassegnati al peccato originale e alle debolezze umane e che grazie al sacramento della confessione ritornano puri e pronti a peccare di nuovo, sono talmente più flessibili nei confronti della buona cucina da aver coniato l’espressione ‘boccone del prete’ per definire una pietanza deliziosa.
Fortunatamente sono cresciuta tra questi ultimi e posso avventarmi su tutte le ghiottonerie che voglio senza dovermi preoccupare dell’Inferno, ma solo dei miei fianchi.”
Senza cibo non saprei desiderare, devo conoscere il gusto delle persone.

pp. 10-11
“Gli uomini che sono passati dalla mia vita – non voglio vantarmi, non sono molti – li ricordo così, alcuni per la qualità della loro pelle, altri per il sapore dei loro baci, l’odore dei loro indumenti o il tono dei loro sussurri, e quasi tutti sono associati a un alimento particolare.
Il piacere carnale più intenso, goduto senza fretta in un letto disordinato e clandestino, combinazione perfetta di carezze, risate e giochi della mente, sa di baguette, prosciutto, formaggio francese e vino del Reno. Non posso separare l’erotismo dal cibo e non vedo nessun buon motivo per farlo; al contrario ho intenzione di godere di entrambi fino a quando le forze e il buon umore me lo consentiranno.”
È un circolo vizioso dunque, senza la virtù non avremmo il peccato. Senza peccato non avremmo la virtù.

Afrodita
Isabel Allende
Feltrinelli 1998
(traduzione di Elena Liverani e Simona Geroldi)