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Teatro#Mirabilia

di Fausto Gazzi

Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus

Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus

Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus Modelli didattici in gesso che rappresentano un idrocefalo, un microcefalo e i danni causati dall’uso del forcipe. Germania fine 1800. Collezione Nautilus

Sette piccoli nani camminano tenendosi per mano sull’argine del grande fiume Po... lei, Biancaneve, è veramente molto bianca e porta un cappellino da crocerossina.
Erano gli esordi della grande motorizzazione di massa degli anni ’60 quando anche a casa nostra arrivò una nuova e fiammante FIAT 600 color pistacchio. Fu una vera e propria rivoluzione della mobilità! Dove potevano portare due nonni il loro primo nipote per liberare almeno la domenica i giovani genitori in pieno baby boom?Naturalmente in giro per ospedali e cimiteri, in un pellegrinaggio continuo da amici e parenti detenuti in vetusti nosocomi con oscure stanze dalle quali si intravvedeva la luce verdognola emessa da rudimentali apparecchi per i raggi X, con storie di terribili malattie. Ore e ore al capezzale di povere zie, un’indimenticabile visita in punta di piedi per sbirciare il bambino con la testa di cavallo, terribile punizione inflitta a una madre rea di aver baciato un equino... Gli ospedali di allora traboccavano di una dolente e singolare umanità fatta di medici imbrillantinati con bocchino e sigaretta perenni, venditrici di frutta secca, spacciatori di giochini e giornaletti e ancora tanta e tanta superstizione.
Fu la visita a un parente che ci portò in un paese sulla riva del Po, sede di un istituto il cui nome si sussurrava sommessamente. Un istituto in cui erano curati gli esseri nati nell’epoca che precedeva la legge sull’aborto e che erano stati abbandonati a un tristissimo destino. Da un cancello uscirono sette bimbi accompagnati dalla loro infermiera/istitutrice. SETTE BIMBI che rappresentavano ognuno le conseguenze di chissà quale atto di un dissennato genitore come voleva la superstizione di allora: idrocefali, ebeti, microcefali e altri condannati a vita. L’impatto fu fortissimo come fortissima fu la curiosità che mi impose di seguire con lo sguardo quella fila dolente. Pur costretti dalle loro infermità, una felice espressione traspariva da quei volti inusuali, la felicità di una passeggiata all’aperto e la vista di altri esseri umani nella reciproca curiosità. Quella piccola fila indiana avanzò sull’argine del fiume e la luce del tramonto ne disegnò le singolari sagome che per molto tempo angosciarono i miei sogni di bambino...
sette piccoli nani camminano tenendosi per mano sull’argine del grande fiume Po...