Se mentre stai nascendo ti rompi tutte le ossa, certamente non è un buon inizio.
Hai lottato, sei sopravvissuto.
Forse ti hanno riparato con qualche pezzo di orologio, visto che hai avuto una vita al cardiopalma.
97 cm, l’aspetto strano.
Le mani grandi che ti hanno aiutato a dire chi eri.
36 anni il tempo concesso.
Una breve e ispirata vita per la musica. Fabbricatore di stupore, curioso patologico, Michel Petrucciani è stato uno dei più grandi pianisti jazz contemporanei. “A quattro anni mia madre mi regalò un pianoforte giocattolo. Suonava come un gioco, non lo volevo. Ho capito che se volevo essere preso seriamente dovevo fare qualcosa di plateale. Le chiesi un martello e ruppi il pianoforte. L’anno successivo ne avevo uno vero; se mi fossi lasciato fare, avrei perso sempre.” Non aveva studiato, la malattia che gli aveva trasformato le ossa in vetro lo costringeva a stare in casa, non poteva camminare, ma aveva trovato la porta per uscire nel mondo: la musica. Sognava di suonare con i più grandi, imparava a orecchio le melodie dai dischi. Non arrivava ai pedali, così suo padre gli costruì un marchingegno che gli permetteva di farlo. In questo modo ha realizzato il suo sogno. Ha amato da fedifrago, le donne impazzivano per lui, per quello strano miscuglio della natura. Di sé diceva: “So di non essere come gli altri, e allora? Vivo in un mondo di giganti, ma anche questo dipende da come si guardano le cose. Mi piace pensare di essere io quello normale e che gli altri siano troppo grandi. Sto bene, sono un uomo normale, ho una donna e dei figli, anche se questo mondo non è fatto per le persone piccole. Se non posso essere come gli altri, be’ allora devo essere eccezionale”. Suonando continuava a rompersi le ossa, una volta le dita, un’altra la clavicola, arrivò perfino a rompersi l’osso sacro, ma non si fermava. Solo suonando era felice. Aveva paura di morire, non paura del dolore, che purtroppo conosceva bene perché lo accompagnava in ogni respiro. Aveva paura di non avere tempo, di non fare abbastanza, di scoprire che dopo non c’era nulla e che quell’andarsene fosse terribilmente ingiusto per chi come lui non amava perdere tempo. Tutta questa vitalità ha finito giorno dopo giorno per togliergli la vita.
Nato con tutti gli svantaggi e costretto a far fronte a tutte le sfide, Michel ha vinto, le ha superate tutte. Riposa al cimitero del Père-Lachaise vicino a Frédéric Chopin.
Michel Petrucciani 1962-1999
Michel Petrucciani – Body & Soul, regia di Michael Radford, 2011