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DIFFIDA DELLE BARE DI CRISTALLO

Marionetta di Biancaneve, Heimattheater di Kuno Ossberger, 1930 ca., Münchner Stadtmuseum, Puppentheatermuseum (© Foto David Brandt)

Marionetta di Biancaneve, Heimattheater di Kuno Ossberger, 1930 ca., Münchner Stadtmuseum, Puppentheatermuseum (© Foto David Brandt)

Il lutto del nano è adorazione, pura e imperitura.
Lei è nella bara di cristallo e ogni giorno tu misero, al ritorno dalla miniera, prima di rifugiarti sotto le coperte, a occhi chiusi, puoi sbirciare la perfezione di cosa non è mai stato, ma potrebbe essere. Provi malinconia e desiderio, fede, illusione.
Gli anni passano e Biancaneve (perfetta, ben vestita, con le labbra rosse come il sangue e il volto bianco della morte) diventa un’idea. Se ci pensi, lo è sempre stata. Hai un sacco di tempo per pensarci, mentre la passione un tempo viva si è fatta agrodolce. Non per niente l’infinita veglia intorno alla bara nel giardino dei piccoli minatori (come le cento stagioni del coma della Bella addormentata nel bosco) nel lungometraggio viene bruciata in pochi fotogrammi. Non c’è ingenuità o romanticismo che tenga: per i nani è una favola amara. Se poi passiamo dal cartoon alla vita vera, conservare per anni un feticcio simile è una maledizione. Sennonché, lì per lì continuare a sognare sembra un’ancora di salvezza.
Chi più chi meno, ci siamo passati tutti. Il senno di poi, come il tempo, aiuta, ma quando hai una bara di cristallo in giardino non bastano due parole sagge ad aprirti gli occhi.
Ma torniamo ai nani, che in realtà sono molti più di sette.
E alle bare di cristallo.
E al lutto, perché questa è una rubrica sul lutto.
Può essere un vecchio amore finito o qualcuno che è morto, o anche solo un’idea di te o del mondo che si è spenta. Da manuale accusi il colpo, piangi, ti disperi e vai avanti. A volte il dolore tornerà a colpirti quando meno te l’aspetti, ma vivere tenacemente – lavoro in miniera o meno – aiuta.
Riuscire ad affrontare il lutto senza voltarsi, soprattutto senza voltarsi, aiuta a capire la perdita e a superarla, a convivere con il ricordo. La trappola vera – luccicante – è una bara di cristallo. La tentazione può essere troppo forte o magari, semplicemente, non possiamo farne a meno. Lei, l’idea, è intessuta nella nostra vita così a fondo da renderci piccoli al suo confronto. Biancaneve come il Vero Amore del liceo o l’ex fidanzato o marito, ma anche come Lenin o Padre Pio, già pronti per l’adorazione, e pienamente accessoriati.
E noi nani, intorno, a guardare.
Chissà cosa accadrebbe se un giorno si svegliassero.
Magari ci sarà davvero un lieto fine. Puoi immaginare un principe Disney a cavallo o un (tragicomico) episodio di The Walking Dead, ma è ovvio che i sette nani non sono mai i protagonisti della loro favola.
E allora ricorda: diffida delle bare di cristallo.