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Teatro#Mirabilia

di Fausto Gazzi

fotografia di Cristina Mirandola

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Anni Settanta. Screening di massa per la prevenzione dell’anemia mediterranea. Ovviamente sono nella lista dei portatori sani. Da quel momento, per molti anni, mi accompagnerà la percezione del significato profondo di questa linfa rossa che scorre nelle mie vene, certezza che i miei antenati hanno abitato le nebbiose e umide terre tra l’Adige e il Po, simili ai territori babilonesi che si estendono tra il Tigri e l’Eufrate. Abbiamo lo stesso sangue degli abitanti di quegli acquitrini che hanno visto il sorgere delle civiltà. Oltre all’anemia, le zanzare portatrici di malaria ci donarono in eredità anche la resistenza alla malaria stessa. L’amore per le nebbie, le acque lente, gli stagni e tutte le forme di vita che vivono in agguato nei loro fondi melmosi non mi ha mai abbandonato, neppure ora che dalle finestre modenesi vedo stagliarsi la sagoma degli Appennini.
Sin dalla comparsa dell’uomo, il sangue rappresenta la nascita, la vita e la morte e ha una portata simbolica potente e in continuo mutamento. Il gruppo degli oggetti che ho raccolto è emblematico dei principali significati simbolici che ha rivestito fino al più recente passato.
La grande giara al centro è un contenitore/vivaio di sanguisughe che fino a qualche decennio fa si vendevano nelle nostre farmacie. La pratica del salasso coincide con la credenza che nel corpo insieme al sangue scorressero umori nefasti, la cui fuoriuscita costituiva una delle terapie necessarie per qualsiasi malattia. L’amato ambiente acquitrinoso in cui nuotano le sanguisughe, dipinto magistralmente sulla giara, ne fa uno dei più bei vasi da farmacia che siano mai stati prodotti.
I due strumenti a scatola in ottone sulla sinistra sono scarificatori per salasso del Settecento, e a quei tempi rappresentavano un’innovazione: le lame che uscivano e rientravano velocemente permettevano di incidere la pelle minimizzando il dolore del taglio.
I tre pappagalli rappresentano le molte leggende che associano gli uccelli dal piumaggio purpureo al mito del sangue, così come il pettirosso è legato al sangue di Cristo sulla croce.
Il corallo rosso è da sempre considerato un potentissimo talismano, come dimostra la sua presenza in tutte le wunderkammer, in qualsiasi epoca e a qualunque latitudine. Secondo la leggenda, si tratterebbe del sangue uscito dalla testa di Medusa, che si indurì a contatto con l’acqua tra lo stupore delle sirene che assistettero al miracolo. La sua forma ricorda i vasi sanguigni e i meandri delle viscere lo hanno collegato al simbolismo del sangue come veicolo di vita e di generazione.
L’esemplare qui presente è richiamato dal corallo raffigurato sulla copertina del volume, edito da Taschen, Cabinet of Natural Curiosities di Albertus Seba, uno dei più bei libri di storia naturale di tutti i tempi, visibile attraverso la grande lente di un proiettore cinematografico. Il rosso domina anche la copertina dell’altro libro Taschen, Atlas of Human Anatomy and Surgery, di J.M. Bourgery, un trattato anatomico del XIX secolo che coniuga la precisione dell’osservazione scientifica e la bellezza delle illustrazioni.
La maschera piumata della tribù amazzonica dei Tapirapé è legata al ciclo femminile e veniva utilizzata nei riti di iniziazione dell’adolescenza. La paura e lo stupore per il sangue femminile che si rinnova a ogni luna hanno caratterizzato tutte le culture e mitologie della storia. In primo piano si vedono un cuore didattico in cartapesta e un braccio di cartapesta firmato Dr. Auzoux.
Completano la composizione quattro ampolle da farmacista di varie fogge e dimensioni.
La potenza, la paura, il fascino e talvolta il raccapriccio associati alla nostra preziosa linfa non ci hanno mai abbandonati e si rinnovano in continuazione, specie in questi ultimi tempi in cui forze e ideologie nefaste ne fanno un teatro di rappresentazione di minaccia e monito.