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PAINT IT BLACK

Nero è lutto.
«Oggi è nero, tutto quello che dico oggi è nero | Mi guardo le mani, mi tocco i capelli, oggi è nero. | Oggi è nero, ogni mio pensiero oggi è nero | vorrei sparire, poter morire per davvero». (Massimiliano Pani/Valentino Alfano per Mina)

Sette come i colori dell’arcobaleno. Ma, secondo la tradizione europea, quello del lutto è generalmente un non-colore: il nero. A codificarne l’uso fu Innocenzo III, con queste parole: «Bisogna usare indumenti neri nel giorno dell’afflizione e dell’astinenza, per i propri peccati e per i defunti». Tuttavia, già in epoca romana il nero si affermò come colore del lutto insieme al bianco e al rosso. Durante il banchetto funebre allestito in onore di Diocleziano, ad esempio, erano neri il vasellame, la sala, così come gli abiti dei magistrati e delle donne.

Nero è paura, inquietudine.
«Nero era tutto quello che non conosceva, e sebbene il bianco si riunisse a formare isole più o meno grandi, il nero rimaneva comunque infinito. Da quel nero derivavano angoscia e irrequietezza». (Robert Musil)

Edgar Allan Poe, nel racconto La maschera della morte rossa, immagina un luogo magnifico in cui il principe Prospero e i suoi amici si rifugiano per sfuggire al contagio della peste. Il castello è una fuga di stanze e di ambienti, ognuno dei quali è impostato su un colore prevalente – il verde, l’arancio, l’azzurro… Colorate le pareti, colorato il mobilio, colorate le torciere che illuminano gli ambienti, colorate le miriadi di sogni che si avvicendano in ognuna delle stanze. Tranne che nella sala nera, che evoca un’inquietudine acuta, una paura sottile. Non è la morte, ma tutto quello che la precede e «l’effetto della luce e del fuoco che si diffondeva sui neri panneggi attraverso le invetriate tinte di sanguigno era spettrale all’estremo e produceva sulle fisionomie di coloro che vi entravano un’apparenza talmente irreale che pochi tra gli ospiti avevano l’ardire di porre piede in quel locale».

Nero è il vuoto da cui tutto si genera.
«Bisogna rispettare il nero. Nulla può corromperlo: non alletta l’occhio, non risveglia alcuna sensualità. È uno strumento dell’intelletto, ben più del bel colore della tavolozza o del prisma». (Odilon Redon)

Secondo Jodorowsky, nel libro La via dei tarocchi, il nero rimanda a due concetti opposti e complementari: da una parte l’idea del vuoto, la negazione del colore, la condizione che bisogna realizzare per arrivare al divino: entrare nel nulla. Dall’altra, il magma creatore che contiene i germogli della vita, la nigredo alchemica, massa amorfa di putredine che è l’humus della purezza, l’oscurità in cui germina ogni forma di vita. Sono due le carte i cui personaggi affondano i piedi su un suolo nero: l’arcano numero XV, il Diavolo, e il numero XIII, l’Arcano senza nome, che per molti è la Morte. Il suolo che calpesta rappresenta l’inconscio, la vacuità, il mistero profondo.

Nero è eleganza.
«Quando troverò un colore più scuro del nero, lo indosserò. Ma fino a quel momento, io mi vestirò di nero». (Coco Chanel)

Ora sappiamo cosa rispondere quando ci chiedono il perché dei nostri abiti… Neri.

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