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I regni delle ossa

Kyrie eleison, Signore pietà. Abbi pietà delle ossa e dei teschi di quei 40.000 corpi che a Sedlec disegnano stemmi nobiliari e corone, diventano candelieri e dialogano con angeli muniti di ali e trombe dorate.
L’ossario di Sedlec, nella Repubblica Ceca, è una piccola cappella cristiana ubicata nel cimitero della chiesa di Tutti i Santi. Troppo vicina alla morte, nel 1400 la cripta della cappella divenne il deposito delle ossa di antiche sepolture, che nel 1870 furono utilizzate per creare complesse decorazioni.
Kyrie eleison, Signore pietà. Abbi pietà dei teschi che riposano a Hallstatt, dipinti come fossero agghindati per un ballo delle debuttanti, con ghirlande di fiori e foglie a mo’ di corone. Un nome, due date: il ballo è stato l’ultimo, indubbiamente.
La Beinhaus (casa delle ossa) di Hallstatt, in Austria, si trova nella cappella di San Michele. Vi riposano circa 700 teschi dipinti, disposti su file di scaffali di legno e raggruppati per famiglie. Cattolici e protestanti, gli uni vicini agli altri come accadeva nella vita reale, tutte le stratificazioni sociali annullate.
Kyrie eleison, Signore pietà. Abbi pietà dei morti di Czermna, sterminati dal vaiolo nel XVIII secolo e che oggi formano pareti e soffitti, uno via l’altro, fino ad abbracciare il Cristo in croce, in un horror vacui da togliere il fiato.
A Czermna, in Polonia, l’idea dei decori particolari si deve a un prete che avviò la costruzione della cappella. Secondo lui, il corpo non era altro che un contenitore per l’anima e dopo la morte poteva essere impiegato altrimenti. Ed ecco che un edificio nudo e spoglio all’esterno diventa internamente un trionfo di ossa.
Kyrie eleison, Signore pietà. Abbi pietà di coloro che a Évora t’invocano: Nós ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos (“Noi ossa che qui stiamo, le vostre aspettiamo”). Sono in molti, forse 5000, che cementati alle pareti ci ricordano la caducità che tutti ci accomuna. La Capela dos Ossos, a Évora, in Portogallo, è collocata all’interno della chiesa di San Francesco. Quasi 19 metri di un lugubre – ma anche ricchissimo – passaggio, dove la morte è presente ovunque, nelle spoglie dei frati francescani che costituiscono i decori e nelle scene a tema mortuario dipinte sui muri.
Kyrie eleison, Signore pietà. Abbi pietà degli 813 martiri di Otranto, uccisi dai turchi di Gedik Ahmet Pascià, per aver rifiutato di convertirsi all’Islam dopo la caduta della loro città. Se ne stanno raccolti in tre grosse teche, dietro una Madonna con in grembo il Bambin Gesù. In silenzio osservano.
Tre nomi spiccano tra coloro che furono uccisi nel 1480, alla vigilia di Ferragosto. Quello del sarto Antonio Pezzulla, il primo decapitato, di cui si narra che il corpo rimase dritto in piedi fino al termine dell’esecuzione di tutti i suoi compagni; quello del turco Bersabei, convertitosi al vedere quanto era pura e grande la fede degli altri e ucciso a sua volta; infine, quello dell’arcivescovo Stefano Pendinelli, la cui testa mozzata fu portata in processione per le vie della città.

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