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La foresta maledetta

di Bizzarro Bazar

Il Monte Fuji, venerato simbolo del Giappone, è la meta del pellegrinaggio che molti shintoisti avvertono di dover compiere almeno una volta nella vita. Ma la base nordoccidentale del vulcano è lambita da una marea verde e rigogliosa chiamata Aokigahara, foresta che ricopre 35 chilometri quadrati di superficie. Aokigahara è il volto oscuro della montagna sacra, il male senza rimedio, la zona d’ombra del Giappone stesso.
Aokigahara è un labirinto verde disseminato di trappole. Grotte, voragini e cavità che si spalancano all’improvviso, radici attorcigliate che ingannano il passo; qui la vegetazione che spunta dal terreno roccioso è talmente fitta da impedire al sole di filtrare. Con l’attutirsi di ogni rumore, anche la vita animale sembra inesistente, o nascosta. Alberi, viti legnose, rampicanti tentacolari ovunque e non un solo punto di riferimento: la concezione spaziale si distorce di fronte alla ripetitività dell’ambiente, ed è inevitabile finire disorientati, tanto che gli esploratori più cauti si avventurano fuori dal sentiero equipaggiati con lunghi nastri di plastica come fili d’Arianna. Ma c’è anche chi sceglie Aokigahara con il preciso intento di perdersi definitivamente.
A partire dalla metà del secolo scorso, circa cento persone all’anno si tolgono la vita nella foresta. In media, due alla settimana. Il numero di suicidi, a quanto si dice, subisce un’impennata attorno a marzo, quando arriva il momento di versare i contributi. Aokigahara, “il posto perfetto in cui uccidersi”, accoglie i lavoratori a cui il lavoro ha tolto tutto, gli anelli deboli che rimangono stritolati dalla Macchina, coloro che preferiscono sparire dal mondo con un minimo di onore: ora che il rituale del seppuku è passato di moda, si affidano ai barbiturici o alla corda.
Con tutti questi suicidi, non stupisce che la credenza popolare voglia la foresta infestata di spiriti. Le anime di coloro che sono morti in profonda disperazione sono chiamate yurei, e ormai ad Aokigahara hanno intriso ogni albero, ogni foglia, ogni pietra. Le guardie forestali setacciano regolarmente il sottobosco alla ricerca di cadaveri, e quando ne trovano uno lo portano in una stanza apposita nei pressi del bosco. Si affidano alla morra cinese per stabilire chi avrà l’ingrato compito di dormire per tutta la notte di fianco al corpo, affinché il suo yurei non si risvegli urlando.
Soltanto un’altra dannata routine nella foresta dei dannati.

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