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#MIRABILIA

di Elena Borghi

Cesello la mia vita.
Meglio.
Cesello la mia vita, coltivando la pazienza per giungere all’obiettivo che renderà la mia vita sensata: voglio essere La Santa.
Mi sono sempre sentita diversa.
Meglio.
Mi sono sempre sentita diversa e inadeguata vicino a te, a voi. Tutti voi.
Essere La Santa è la scelta di un percorso per dare senso al mio dolore, anzi, nobilitarlo quale strumento primario e dovuto per il raggiungimento del mio obiettivo. Lacerare le carni, strapparle, dissanguarmi, sguazzare nel mio rosso e infine placarlo questo dolore, vivendolo fin nel midollo. Non sta bene gestirlo così, dicono, ma io sento questo, nel profondo.
Meglio.
Io sento questo, nel profondo tanto da farne un voto. Il mio Sacro Cuore trafitto, ora lo trafiggo con uno scopo.
“Loro” ci hanno raccontato che Gesù Cristo era unigenito figlio di Dio. Mentivano per farci credere che solo lui poteva compiere miracoli, che solo lui era speciale e noi terribili carnefici da manovrare con il senso di colpa, per sempre. Ogni essere umano è figlio di Dio quindi, ragionevolmente, ogni essere umano ha il divino in sé quindi può tutto, può cose incredibilmente meravigliose.
Ogni essere umano scende sulla Terra per attuare un cambiamento sia per la propria evoluzione personale sia per l’evoluzione del Mondo. L’evoluzione della mia anima, in questa vita, prevede che io sia La Santa.
E allora mi immolo, giurando che nessun altro lo avrà, quel cuore malconcio. Dio, Gesù o l’uomo della vita, in fondo cosa cambia?
E fa niente se questo voto me lo porterò nelle prossime vite, fa niente, non mi interessa. In un’altra vita penserò a come disfarmene, non in questa, in cui sono solo tua. Meglio. Sono solo tua anche quando provo a raccontarmi di poter scegliere un uomo che prenda il tuo posto. Tu, che non ce la fai a volermi quanto io voglio te.
Meglio.
Che non ce la fai a volermi quanto io voglio te perché sei un vigliacco, un codardo, un superficiale, un coltivatore dell’egoico bisogno di sentirsi venerato. E lo sarai, sarai venerato, in un certo qual senso, da me, anche se non ho nessun interesse a fartelo sapere.
La forza del mio sentimento per te ha creato un ponte telepatico per dirmi dove sei e cosa fai, i tuoi pensieri, i tuoi ritardi al lavoro, le tue preoccupazioni ma tu, di me, non hai mai sentito niente.
Eppure sono tua, solo tua di te, che non mi vuoi, che non mi hai mai voluta.
E allora tanto vale essere La Santa, relegare il mio cuore a un voto dove tutto assume senso, anche tu, nelle mie lacrime, nella mia testa, nel mio cuore, tra i miei visceri malconci, spurganti vischioso liquido nero che lecco in ogni goccia.
Morirò come La Santa e sarò deposta in una teca di cristallo. Sarò bellissima e ingioiellata, ornata come non sono mai stata in vita mia, io, che ho sempre scelto il nero per vestirmi di nascondiglio.
Alla fine preferisco così.
Meglio.
Alla fine preferisco così: rinunciare a osservare me stessa per guarirmi e programmare questa vita togliendomi tutti i vizi, che La Santa deve farli i fioretti.
Tutto questo per Te.
Meglio.
Tutto questo per Te, che sei un povero stronzo che amo.

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