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Istantanee

di Valentina Rizzi

Il primo stand che incontro in fiera è lo Stand Collettivo Editori Ragazzi gestito dalla Gang del Pensiero. È qui, all’ingresso del padiglione uno, che si affollano centinaia di bambini appena entrati. Ascoltano le letture, partecipano a laboratori, sfogliano, toccano e poi comprano. Qui si raccolgono diversi editori tra cui i blasonati Carthusia, Kalandraka, Curci e si ha l’opportunità di conoscere la vera rivelazione di questo Salone: Minibombo con i suoi libri tutta grafica e Silvia, autrice di Gatto Nero, Gatta Bianca, il libro vincitore del Premio Nati per Leggere 2015. E in questo stand c’è anche Settenove, editrice di Io sono così, vincitore del Premio Andersen 2015 come miglior libro fatto ad arte.
Questo stand è ricco di sorprese e novità. Conosco Eugenia di Educazione Facile: sorriso cordiale, sguardo diretto e settantadue foto sul suo desk. Insieme a un fotografo pazzesco, Filippo, s’è inventata una cosa creativa: un taccuino vuoto con settantadue foto dentro a sacchetti coloratissimi. Ciascun bimbo è libero di scegliere alcuni scatti adesivi e incollarli sul taccuino costruendoci sopra una storia unica. Le immagini sono molto belle – specchi, giochi di luci, animali, persone, paesaggi – e sono state selezionate da un’équipe di psicologi dopo diversi anni di sperimentazione presso alcune scuole primarie. Agli antipodi trovo chi vende storie personalizzate. Slogan che fa tremare: “Diventa protagonista delle nostre storie”. Stampa immediata nel desk all’ingresso, stampa con il nome del lettore e dei suoi familiari o amici al posto di quelli del protagonista della storia. La trovata è curiosa e colpisce, di certo facilita molto l’identificazione del bimbo nelle vicende narrate ma potrebbe però diventare pericolosa. I bimbi dovrebbero approfittare della lettura per sforzarsi anche di mettersi nei panni altrui. E se invece si abituassero a leggere solo di se stessi?
Alle prese con queste riflessioni, mi imbatto in una classe che sta aspettando la stampa. Le maestre sbraitano, dovranno tenere occupati gli altri ingannando l’attesa. Decido così che è giunto il momento di un’incursione artistica. Tiro fuori uno dei miei libri dalla borsetta e inizio a raccontare Il cane che mangiò la sua ombra: le pesti si accasciano al suolo, qualcuno alza la mano, altri si sporgono per guardare, altri indicano le figure, chi fa shhh, le maestre si mettono da parte e io comincio lo show fatto di smorfie, allungamenti, clownerie e voci buffe, nel tentativo di trascinare una ventina di bimbi dentro una storia che non è la loro, seguendo un cane in un mondo buffo dove anche le stelle possono dire la propria. Alcuni ridono, altri intervengono, soffiano sulle pagine per girarle, il faro è puntato su quel buffo cane che resta solo dopo aver mangiato la sua ombra. Non si chiama come loro e per una volta restare ai margini della storia è utile a trovare soluzioni.
Tutti attenti tranne uno. Ronf fiiiii Ronf fiiii. In mezzo al delirio del Salone, lui è lì che se la dorme. Un sorriso sornione fin sugli occhialini tondi in mezzo alle lentiggini rosse come i capelli ricci. Un sorriso paffuto come questo scricciolo di cinque anni che in mezzo al caos fieristico si è addormentato e se la ronfa alla grande! Che spettacolo: ora la lettura è finita, i libri tutti uguali pronti con i nomi dei fortunati in calce e il bello addormentato pronto a rialzarsi. Altre storie e altri protagonisti li aspettano al Book Stock Village, uno spazio super colorato e molto accogliente su misura per loro. Le ore trascorrono tra un padiglione e l’altro, ma la sorpresa è fuori dove un tassista filosofo inizia a parlarmi di pedagogia dissertando su contenuti e forme della riforma della scuola. Cita l’ultimo libro di Franco Lorenzoni, I bambini pensano grande, e la metodologia di Emma Castelnuovo del “pensare a dare forma al mondo” e quando scendo penso che il vero Salone è off.