La barberia di Pavullo

di Luca Giangrandi

fotografia di Lina Vergara Huilcamán

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In questo numero de La Coramella chiudiamo l’esplorazione delle barberie della nostra zona, risalendo il Panaro, su su fino a Pavullo, dove Corrado e Fausto ci hanno accolto nella loro boutique per metalmeccanici eleganti e profumati. Eh già, la loro barberia ha la forma di una vecchia officina. Si presenta con un soffitto alto e le pareti larghe e profonde, tali da poter contenere furgoni rialzati e cofani aperti e fumanti. Gli stemmi appesi al muro, pescati dal mondo dell’automobile, mi rispediscono a un’infanzia in cui i miei parenti si isolavano dai pranzi di famiglia per ammirare Ayrton Senna; oppure a quelle occhiate sfuggenti intrise di sensi di colpa che lanciavo di nascosto ai calendari Pirelli, quando mio padre portava a cambiare le gomme della vecchia Lancia.
Ma, invece di un’estetica sporca di olio da motore, parolacce al vento e donne nude, i nostri protagonisti hanno saputo creare, paradossalmente, uno spazio caldo e accogliente. La grandezza del luogo non spaventa, dà respiro. Sui due lati le due postazioni, le due anime, pronte, a lame calde, per lavorare le facce dei loro clienti.
Il tema principe di questa barberia, che riluce nei loro discorsi, è il Tempo. Prima di tutto lo si vede nell’arredamento. Non sono solo i marchi sulle pareti. Tutti gli oggetti collezionati da Fausto e Corrado aprono porte su istantanee diverse della cultura pop degli ultimi trent’anni. Ogni ninnolo, poster o gadget rottamato su cui ci si sofferma ha il potere di catturarti e portarti in un’altra dimensione. Mi emoziono per una guida al collezionismo di monete che mi divertivo a sfogliare quando ero piccolo.
Questo non è solo vintage. È eclettismo, molteplicità e storia, attraverso cui hanno creato il loro stile rétro.
“Qui abbiamo aperto un anno fa. Già il nostro vecchio negozio era impostato con uno stile che piacesse prima di tutto a noi. Affidandosi ai soliti arredatori, i negozi vengono tutti uguali. Qua invece abbiamo dato un’impronta nostra. Un’impronta maschile e meccanica. La clientela non ce la siamo andati a cercare, nemmeno abbiamo tentato di fidelizzarla per poi traghettarla verso qualcosa di alternativo. Abbiamo imposto il nostro gusto e basta. Mescolando le nostre idee abbiamo creato un genere”.
I regali dei clienti, il baratto e l’amore dei mercatini tengono le ibridazioni sempre aperte. E Corrado conferma questa idea: “Vogliamo creare uno spazio in movimento. Non deve per forza fermarsi alla barberia. È un contenitore. Tant’è vero che qua abbiamo fatto concerti, aperitivi: a natale avevamo la spilla della birra e abbiamo fatto Birra in barberia”.
In secondo luogo il paradigma temporale emerge nel trattamento. Esso è un atto di resistenza contro la fretta che contraddistingue la nostra epoca. Con consapevolezza da sociologi mettono a sedere i loro clienti e impongono uno stop alle loro vite di corsa. Per tre quarti d’ora sei costretto a rilassarti mentre artisti esperti si prendono cura di te. Una volta a settimana ritorna il rituale, controcorrente rispetto al consumismo fatto di novità e di oblio. Torna la fiducia.
Parliamo di altre epoche, degli anni Ottanta e dell’eclissi delle barberie avvenuta in quegli anni: “I barbieri erano scomparsi un po’ per il discorso della moda dell’unisex, che garantiva velocità ed efficienza. Con una decisione amministrativa raggrupparono le licenze per dare più spazi lavorativi, ma così segarono una fetta di mestiere. Inoltre, negli Stati Uniti era diventata un’imposizione, una regola. Portare su quella strada rendeva tutto più facile per le scuole, per i rappresentanti. Era una razionalizzazione commerciale”.
Ora, il fatto che sia una moda non li spaventa affatto: “Sicuramente il fatto che ora la barba sia una moda può metterci in difficoltà se si pensa al nostro lavoro nel lungo periodo. Ma secondo noi è stato solo un trampolino di lancio per la rinascita della barberia. Finita la moda rimarrà la voglia di andare dal barbiere”. Consapevoli di dover lottare contro le incertezze e la precarietà di questa corrente di cui fanno parte, come tutti del resto, sanno che solo costruendo un punto di riferimento possono continuare a disegnare la loro strada.
Poche semplici regole da applicare ogni giorno: niente più fretta, niente più trattamenti usa e getta. La barberia è una sfida al presente e ai dettami che ci sono imposti: “Qua l’uomo si rilassa, il tempo si distende e ci si lascia un po’ andare, fuori dagli schemi frettolosi a cui si è abituati. L’arte del barbieramento è approfondita e servita ogni giorno con i tempi giusti e gli strumenti specifici. In un mondo fondamentalmente di unisex è bello ogni tanto puzzare di barbiere. Dico una cosa che sembra ridicola ma è sinceramente vera. Fino a poco tempo fa anche noi eravamo unisex. E al di là della moda noi abbiamo proprio puntato sul maschile. Barbieri in origine, diventati parrucchieri unisex. Ora abbiamo avuto il coraggio di fare retromarcia. Tutto ciò è necessario per superare il discorso che solo la donna abbia il suo spazio di relax in cui prendersi cura di sé. Questo è lo spazio maschile. La barberia da sempre ha avuto questo obiettivo”.
Vorrei chiudere rievocando una scena presa dal fantastico film con Benigni Berlinguer ti voglio bene. Qui viene posta una domanda a cui La Barberia e La Coramella stanno tentando di rispondere. Davanti a una coppia di femministe, giunte alla Casa del popolo per sostenere la loro causa, si alza un uomo con basettoni e tuta in acetato, chiedendo: “Ma ‘nsomma, la donna, la donna, la donna.... oh l’omo?!”.
E allora, ci si ridia un po’ di spazio!

LA BARBERIA
Via Mario Ricci, 11 - Pavullo (Mo)
tel. 0536 23612