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Quando muore un animale

di Bizzarro Bazar

fotografia di Emir Ozsahin

fotografia di Emir Ozsahin

fotografia di Emir Ozsahin fotografia di Emir Ozsahin fotografia di Emir Ozsahin fotografia di Emir Ozsahin

Per chi li accudisce, gli animali domestici fanno parte della famiglia. Proprio come le persone più care, ci donano conforto e gioia – ma viene un momento in cui ci devono lasciare. Se per quanto riguarda i parenti e gli amici, abbiamo a disposizione tutta una serie di convenzioni e rituali che aiutano l’elaborazione del lutto, nel caso degli animali non esistono funzioni religiose né cimiteri su cui contare. Come addolcire la pena della separazione, come affrontare la perdita?
Il fotografo turco Emir Ozsahin ha cominciato a riflettere dopo aver guardato la foto di un’amica morta violentemente: “Ho perso una carissima amica tre anni fa. Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine del suo corpo ricoperto dai giornali. Mentre cercavo di liberarmi da quell’immagine, mi sono accorto che anche l’immagine che avevo di lei in vita stava svanendo a poco a poco. La sua ultima foto non avrebbe dovuto essere quella. Oppure io non avrei dovuto vederla.”
Così, Emir ha deciso di lavorare a un progetto che lo riconciliasse con la morte, che esplorasse il tema da una prospettiva iconografica ed emozionale più positiva. Questa sua “ribellione” estetica all’orrore del cadavere si è sviluppata in Pastel Deaths, una serie di scatti di animali morti, ricollocati però in un contesto più sereno, dominato come suggerisce il titolo dai colori pastello.
Gli animali morti sembrano semplicemente abbandonati a un dolce sonno, in una cornice infantile e ideale. Non c’è ombra di angoscia, in queste fotografie, anzi emerge chiara la volontà di fornire alla memoria un’ultima immagine del soggetto che sia colma di pace e tranquillità. È un lavoro di reinvenzione simbolica della morte, secondo canoni più piacevoli. Il rischio è ovviamente quello di evitare il dolore piuttosto che metabolizzarlo, problema di cui è conscio l’artista stesso:
“Umanizzando animali deceduti, e mostrandoli come se fossero addormentati, ho cercato di toccare brevemente la morte e creare una serie di fotografie sulla necessità di allontanare il sentimento di scomparsa prima che ci colpisca forte in viso. […] Non sono proprio sicuro se questa sia una fuga dalla realtà o un modo per accettarla. Tutto ciò che so è che le fotografie hanno un effetto positivo su di me.”
E, a giudicare dal successo della serie, hanno avuto un effetto notevole anche sul pubblico. Rimbalzate un po’ ovunque in rete, le foto scatenano commenti di emozione e partecipazione; molti esprimono il desiderio di poter avere un memento simile per i propri animali da compagnia, quando verrà il tempo del distacco. Perché di fronte alla morte c’è sempre bisogno di simboli, di immagini adeguate, di nuove metafore.

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