Stéphanie, di origine parigina, si è fermata a Cesenatico e con sua madre ha aperto una piccola libreria. Le piace questo piccolo paese, trova che sia a misura d’uomo. Tutte le mattine si alza e a piedi percorre il porto canale e arriva al lavoro, e tutti i giorni se vuole può vedere il mare. È un’amante dei libri e della carta, non vuole buttare via nulla e così ci sono persone che le portano i libri vecchi, che lei non vende ma se sono ancora passabili li mette in una cassettina e li regala a chiunque li voglia, e quelli già in fin di vita li usa per confezionare pacchetti regalo, per decorare la vetrina... o li fa volare sul soffitto della libreria! Crea bellissimi pacchetti regalo dove su una base di carta da muratore attacca una pagina di quei libri da lei resuscitati, e succede spesso che come per incanto le parole scritte su quella pagina si trasformino in un messaggio speciale per la persona che lo riceve... sono pacchetti semplici, fatti con affetto, e per questo belli. Essere semplici è molto difficile mi dice Stéphanie. Un muro a strisce larghe verticali rosse e bianche prende tutta la parete dietro alla cassa e vedo dei piatti in mostra molto singolari, le figure escono da un piatto per finire nell’altro... Io faccio la libraia e voglio fare la libraia precisa Stéphanie quando le indico il muro però conosco tante persone, e ho questo muro dove esporre e a volte vendere. Il mio motto è il perché no, tu hai un’idea e la vuoi condividere con me e io mi dico perché no? Ride e mi dice a volte si prendono delle fregature, ma perché no. È un muro di comunicazione delle idee, di condivisione degli spazi e lo si percepisce immediatamente. L’orario sulla porta, non l’avevo notato subito, è una pagina di #ILLUSTRATI... le cose devono girare mi dice.
È passata mezz’ora da quando sono entrata e piano piano quell’immagine confusa si definisce. Mi accorgo che in ogni dove ci sono piccoli messaggi di carta, tridimensionali. Gli scaffali sono mobili riciclati, comodini, comò, credenze, i cassetti escono dal mobile e si attaccano al muro diventando piccoli scaffali insieme ai comodini che hanno dimenticato che dovevano tenere i piedi a terra, le ante diventano strane cornici che con fermezza sostengono un libro a cui la loro libraia è affezionata e vuole dare risalto. Sedie e poltroncine sono in ogni dove, non si vedono subito, appaiono magicamente di fianco allo scaffale dove c’è un libro che vorresti tanto fermarti un attimo a sfogliare, e magicamente con molta discrezione ti invitano ad accomodarti. Non esiste una suddivisione precisa degli spazi, non ci sono barriere di alcun genere, gli albi per i bambini possono essere presi dagli adulti e i libri per adulti sono alla portata dei bambini, in un mix di suggestioni di vario genere, che sono innumerevoli, pur essendo lo spazio molto ridotto, ma non si percepisce perché lo spazio è piccolo, ma i collegamenti culturiali (culturali + sensoriali) che si moltiplicano in ogni dove lo raddoppiano, triplicano... non è il contenitore a essere grande, sono le idee che vi si generano che sono infinite. Stéphanie si diverte, forse un po’ troppo, la libreria è aperta tutti i giorni e lei è troppo bianca per essere una che vive in riviera. Legge, naviga su Internet, si informa, accoglie i clienti con un sorriso e senza fretta, è come se il tempo in questo negozio si fermasse. È un po’ uno slowread o slowshopping, opposto ai supermercati, al clic su computer che ti porta il libro a casa e se sei fortunato consegna al portiere.
Pagina 27 è una passeggiata culturale dove ci si può contaminare, dove si entra cercando la contaminazione, perché è impossibile mantenere la concentrazione sui propri ottusi propositi qui dentro. E questo fa sì che la libreria si trasformi in un luogo piacevole in cui entrare sbirciare e anche comprare un libro che mai avreste pensato di acquistare. Sono ammessi anche gli animali, anche se non sanno leggere, ma non mi stupirebbe che col tempo imparassero e diventassero clienti anche loro. Si tende a pensare che in un piccolo paese non ci possano essere grandi negozi, ma forse perché esiste confusione sulle unità di misura. Si pensa anche che in un piccolo paese vivo per lo più d’estate non ci siano grandi lettori. Stéphanie forse non diventerà ricca di euro, non farà i fatturati di un megastore a Milano, ma se mettiamo le due tipologie di negozio sul tavolo, vi chiedo: quale delle due darà vita a un maggior numero di lettori? E alla fine qual è il fine della libreria e del libraio se non quello di mantenersi (e Stéphanie pur essendo aperta da poco e nel peggior periodo non si lamenta a differenza di tutti gli altri) e di restare viva nel tempo con una clientela che visita i suoi scaffali di generazione in generazione, quasi come una tradizione? In un paesaggio dove il temporary prende il sopravvento, dove comprare è quasi un atto bulimico stanco, ciò che propone la nostra Stéphanie è sole del mattino di primavera e tanta frutta fresca che fa bene al sistema immunitario alla pelle e all’intestino.