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CLOSED

di Valentina Rizzi

Stavolta la serranda resta abbassata. Biblio nel suo box a luci spente. Stavolta la strada resta fuori. Quante serrande chiuderanno oggi, domani, per il resto dei loro giorni? Lo penso mentre attraverso a piedi una delle vie principali di Ostia, a pochi passi dal Bibliobox. Sono entrata in quel casalinghi dove, i primi tempi, ho preso alcune mensole per Biblio, dove ho comprato il tavolo per le fiere, quello che si chiude a valigia ed entra giusto giusto nell’abitacolo. Lì ho comprato anche lo sgabello a tre piedi e molte altre decorazioni per i miei viaggi tra le righe: è un negozio onesto e creativo. Oggi ci sono entrata per cercare qualche altro contenitore e, appena varcata la soglia, mi ha accolto un immenso spazio semideserto con una montagna di immensi imballaggi di cartone accatastati da una parte. I commessi in fibrillazione che incartavano roba e gli scaffali semivuoti. “Oggi è l’ultimo giorno, ne approfitti!”. “Vi trasferite?” ha chiesto una donna alla cassa. “No, chiudiamo e basta.”
Le parole pesanti come macigni sono arrivate come un pugno allo stomaco. Ho acquistato un ammennicolo a caso, pagato in tutta fretta e sono uscita. Questo posto domani non esisterà più.
Ho attraversato la strada e ho incontrato altre quattro vetrine fantasma, sfitte, abbandonate. Nel rimescolio di luci di fronte alla stazione, brillano più delle altre, quattro vetrine buie. Il vuoto mi ha circondato quando ho tagliato dritto per il Bibliobox.
Sono giorni che non esco e non faccio che pensare alle ultime voci raccolte in strada, quelle di gente che non arriva più a fine mese. Quelle di una famiglia che si consultava prima di acquistare un libro, ma poi no, non l’ha più preso. “Ci servono le lampadine! Andiamo a comprare le lampadine!” ha detto un padre di famiglia alla moglie che cercava di convincerlo ad acquistare un libro per la nipotina. E una delle clienti abituali che un giorno ti fa “Sa? Mio nipote ha paura dei suoni nuovi. Ce l’ha una bella storia sui suoni? Be’ non si affretti a cercarla, era solo curiosità… Vede… oggi ho pagato le tasse, un vero salasso… No oggi non ce la faccio. La trovo qui sabato prossimo? Magari fra due…”. Vorrei tanto poterle rispondere, signora, vorrei tanto poterle dire di sì. Non riesco a dirle che anche io ho pagato una montagna di tasse e che le strade mi fanno sempre più paura da quando le vetrine fantasma si stanno coalizzando in un unico grande buco nero, da quando le strade assomigliano sempre più a tante groviere e le luci non riescono più così bene a coprire il tanfo dei sacchi d’immondizia addossati ai secchioni. Ci sarò, non ci sarò che importa? Dove voglio andare, cosa voglio fare, con un tre ruote sgangherato e quattro libri che parlano di poesie e sogni? La gente non arriva a fine mese, è questa la verità. Si accatasta in fila per acquistare generi alimentari, usa i soldi per scorte e provviste. In questa crisi nera, fatico a ritrovare il senso della mia missione. Chiude il negozio di design, chiude il caffè letterario, il negozio di quadri si dimezza, il ferramenta non c’è più, i libri li trovi al supermercato accanto al cotechino. Cosa resta della bellezza in mezzo a questo degrado che quasi ci annega? Il paesaggio urbano si impoverisce sempre più. Al degrado ci si abitua, ci si assuefà.
Oggi, Biblio, resti dentro. E io resto con te. Qui dentro a riordinare scaffali e titoli, a passare la scopa sperando di togliere la polvere anche dai miei pensieri arrugginiti. Importa ancora a qualcuno di questi libri? Che fine ha fatto la bellezza? Strade spoglie, degrado, immondizia, locali abbandonati e un silenzio assordante. Dove sono i bambini? Che fine hanno fatto i bambini? Ridateci la nostra infanzia, la bellezza, il sogno di un miracolo italiano, la speranza di un finale diverso. E se non ce lo ridanno, riprendiamocelo! Ricominciamo da un’immagine, una parola, una storia. Oggi il Bibliobox resta chiuso, eppure c’è qualcuno che bussa. Sì, bussano, là fuori c’è qualcuno che bussa. Apro a mezz’asta la saracinesca e sbircio in cortile. È la vicina di box. Ha una pila di libri in braccio. “Era da tanto che volevo darteli. Sono quelli di quand’era piccolo mio figlio. Ho pensato che mi piacerebbe girassero ancora. Prendili, per il servizio biblioteca. Mi dispiace che scompaiano nel cassonetto. Vorrei ridare loro una nuova vita. So che tu giri, prendili per Bibliolibrò, portali con te.” La serranda si alza aprendosi su un azzurro che squarcia le nuvole. È un attimo. Risalgo sul mio tre ruote, metto in moto e riparto.

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