checifaccioqui

L i m o n a r e

di Cecilia Resio

Eravamo su una panchina, a Milano.
Barbara faceva roteare l’indice della mano destra con quello della mano sinistra. Era seria e solenne.
“Vedi, è facile, questa è la tua lingua e questa la sua. Tu non devi far altro che roteare la tua lingua intorno alla sua, velocemente.”
Io ero terrorizzata. Il primo bacio è qualcosa di temibile, oscuro.
Hai a che fare per la seconda volta nella tua vita con gli umori di un altro essere umano. Prima erano quelli di tua madre e ora quelli di un ragazzo. Il ragazzo che hai deciso di baciare.
Mi ero preparata, avevo mimato un lungo bacio dentro il pugno della mia mano, avevo fatto guizzare la mia lingua dentro la mia bocca, destra sinistra, sinistra destra, avevo deciso di tenere gli occhi chiusi e poi avevo deciso di tenerli aperti, non si sa mai.
Perché si chiama limonare, baciare con la lingua?
Me lo chiesi e non mi risposi.
Che schifo la saliva di un altro, pensai.
Poi Barbara mi disse che non sapeva di niente, la saliva, e allora mi feci coraggio.
Però mi faceva schifo lo stesso.
Un giorno di dicembre di moltissimi anni fa, Marco mi riaccompagnò a casa. Io lo sapevo che mi avrebbe baciata e mi si era gonfiata la pancia d’aria, mi succedeva sempre quando ero emozionata.
Avevo dunque due problemi: avrei potuto emettere suoni imbarazzanti e improvvisi e dovevo pensare anche a roteare la lingua intorno alla sua a una certa velocità.
Ci baciammo.
Fu un naufragio. Io feci roteare la lingua a mulinello intorno alla sua, dimenticai di respirare e feci un rumore terribile di risucchio, un finale spaventoso e febbrile, emettendo una minuscola flatulenza senza apparenti conseguenze. Marco mi sorrise gentilmente e il giorno dopo si fidanzò con Laura che sapeva fare molte cose di sesso
e tutte molto bene.
Barbara, raccogliendo le mie lacrime e le mie confidenze, mi confessò di non aver mai baciato in vita sua, ma che le era parso gentile darmi dei consigli in merito.
A quel punto decisi di diventare la più grande Baciatrice dell’Universo
e oggi me la cavo davvero bene con la lingua.
Anche con quella francese.