Un negozio di biancheria intima sexy e osé che esiste a Modena da quando ho memoria. Sono passata davanti alle sue vetrine tutte le mattine per anni, e tutte le volte mi sono fermata a guardarle incuriosita, ma ho impiegato due decenni a entrare, forse perché le mutande con il buco, i reggiseni che non coprono i capezzoli o i copricapezzoli e le tute trasparenti non li ho mai considerati di mio gusto, e forse anche per questo il mio matrimonio è andato come è andato a quanto dice la proprietaria e probabilmente non ha tutti i torti, ma credo sia stato anche e soprattutto per una mancanza di libertà nel seguire le mie curiosità. E come me moltissimi modenesi, che davanti alle vetrine di Emmanuelle hanno sempre e solo ipotizzato o – peggio! – giudicato, senza però conoscere gli 84 anni di attività familiare e familiarità che ci sono dietro. “Prima hanno aperto mio nonno e mia nonna che facevano anche i mercati. Poi mio padre che si è sposato con la mia mamma. Poi la terza generazione: io e mia sorella” mi racconta Manuela, la proprietaria. “Ha fatto tutto la mia mamma. Ha avuto la fantasia di dare un po’ di modernità a questa città mettendo insieme alla vestaglia dei Pirenei il busto con le stecche, e poi la licra e l’elastico, i pizzi e i merletti... poi ha studiato la famosa mutanda con il buco delle mondine, perché le mondine non potevano andare in bagno, dovevano stare sempre a raccogliere il riso, e trovando una mutanda che mia nonna teneva come ricordo di quando faceva la mondina, ha pensato ‘e se noi facessimo al posto delle mutandone la mutandina con il buco?’.” Ma voi lo sapevate che le mondine, quelle che ho tanto amato in Riso amaro con Vittorio Gassman e Silvana Mangano non potevano fermarsi per andare in bagno? “Gira e rigira” prosegue Manuela, “il sexy è una cosa normale che nasce dalla vita di tutti i giorni, come il reggiseno Carioca che non è altro che un reggiseno per l’allattamento. E il reggicalze? Va da cent’anni!”. È cresciuta in questo negozio, ci è nata o come diceva sua madre “partorita dietro al bancone”, non vede malizia in ciò che fa perché “la volgarità e la pornografia non sono nell’oggetto, ma nella mente di chi lo guarda” mi dice. “C’era gente che passava e diceva che le piaceva, c’era invece chi urlava allo scandalo, e a scuola sono sempre stata la figlia di quella che vendeva le mutande con il buco... Tutti hanno sempre pensato che fosse un sexy shop, ma in realtà è un negozio di lingerie osé o sexy... chiamala come vuoi. Ce l’ho la licenza del sexy shop, ma non lo è. Spiego la differenza: il sexy shop ha la vetrina oscurata, tu devi suonare per entrare e devi essere maggiorenne. Da me essendo lingerie sexy la vetrina ce l’ho, la porta è aperta ed è mia discrezione cosa vendere e a chi. E non vendo pornografia. Amo il mio lavoro, lo amo terribilmente. Amo la gente che viene, amo starci in compagnia. Devono sentirsi a casa. Ho iniziato a lavorare quando ho parlato. Ho cominciato a stare di fianco a mia madre che avevo dieci anni, e a vendere che ne avrò avuti dodici o tredici per darle una mano. Dopo dodici anni con le orsoline, perché mia madre ci teneva che avessimo un’educazione seria, ho fatto ragioneria e poi ho detto: ‘Basta! Voglio andare in negozio!’. La mia clientela è normale. Non sono entreneuse (non hanno i soldi) o prostitute (non hanno il tempo, più pezzi di stoffa hanno addosso meno soldi guadagnano), ma gente normalissima: coppie infelici per ravvivare il rapporto, amanti per stimolare la fantasia, una moglie che vuole mantenere il matrimonio vivo, la fidanzata perché vuole rendere peccaminosa la serata, o la donna che vuole restare incinta. Una è venuta dentro l’altro giorno con il marito, a ringraziarmi, mi hanno detto: ‘Signora quando nasce il bambino glielo portiamo a far vedere perché è merito della sua biancheria intima...’.” Manuela ride, ride sempre, è una donna molto allegra e positiva, piena di energia e di luce negli occhi. “Chissà quanti bambini, tradimenti e matrimoni sono merito delle mutande di mia nonna... e proprio questo è forse il mio dramma, a Modena conosco tutti e tutti i loro scheletri, e sono un po’ scomoda, ma io mi faccio i fatti miei, io sto zitta”.
Mi dispiace deludere le aspettative morbose dei modenesi che oggi possono scoprire di aver fantasticato per anni su un normale negozio di intimo anche se molto estroverso. Ci tengo a precisare però che qui la mutanda ha visto e vissuto la storia della città, della provincia e dell’Italia attraverso le tre generazioni che hanno lavorato fino a ora in questo negozio di corso Canalchiaro, a pochi passi dal Duomo e con le vetrine che guardano quelle della Libreria San Paolo, precisazione che faccio unicamente per dare un riferimento a coloro che non l’hanno mai notato e volessero andare a prendere un caffè, per iniziare, perché dal 31 ottobre del 2014, Lingerie Emmanuelle è diventato anche wine bar, un piccolo e accogliente Moulin Rouge padano che sarebbe l’ideale scenografia di un film di Fellini, con tanto di tappezzeria rossa alle pareti, specchi e bellissime cameriere sensuali anche se di plastica. “La mente della gente un po’ invidiosa e un po’ cattiva tra virgolette deve vedere sempre il male nelle cose, così ho aperto questo bar, per uno scopo ben preciso: per aiutare queste persone a buttare giù questo muro di gomma, questa ostilità nei confronti del mio negozio, e invitarle a entrare a prendere un caffè, mangiare una brioche o un tramezzino. Magari nel frattempo buttano l’occhio sulle vetrinette dove c’è la mia roba e magari smettono di avere paura... perché anche se mi conoscono da quando sono nata, e sanno che sono stata educata dalle orsoline, e sanno anche che non ho fatto i film porno, ancora adesso hanno questa ostilità... mi salutano, mi fanno gli auguri per strada, ma non entrano. Viene la gente soprattutto da fuori nel mio wine bar, ma non i vicini negozianti. Per loro questo è il caffè della perdizione. Pensi che una volta una signora è venuta dentro e mi ha chiesto se il mio era caffè normale”. Un caffè e una mutanda esorcizzeranno Modena dai pregiudizi, anche se la vera protagonista da Emmanuelle Lingerie Wine Bar è la libertà. In una piccola città di provincia come questa, dove tutti si guardano bene dall’essere sulla bocca degli altri, dando così luogo a un vero inferno di pettegolezzi sussurrati e mai giusti nei confronti del chiacchierato, trovare un luogo in pieno centro che in vetrina ha le mutande con il buco e dove la proprietaria non si sconvolge di nulla, perché credetemi, ne ha sentite di ogni, e quelle che non ha sentito lei le sono state date in eredità insieme al negozio, a me sembra uno spiraglio nella nebbia, un raggio di sole in questo inverno padano. Mi ha fatto assaggiare la prima frappa dell’anno, un dolce tipico del carnevale ormai alle porte, ricordandomi di esprimere un desiderio, uno importante, per la felicità mia e della mia famiglia, ed era un’ottima frappa. Mi ha anche servito un buon prosecco e sicuramente sarò tra i suoi nuovi clienti e berrò anche un goccino di assenzio per tirarmi un po’ su, alla salute dei miei amori naufragati, perché mi sono sentita a mio agio e mi sono divertita in questo “Negozio di intimo sexy erotico che offre anche la possibilità di essere un punto di incontro giornaliero e serale in chiave elegante e mai volgare”. Vedi mai che la nostra Emmanuelle, oltre a tirarmi fuori dalla tana abbia anche una qualche influenza positiva sulla mia femminilità?
Emmanuelle Wine Bar Lingerie
corso Canalchiaro, 29 – Modena
Tel. 059 223213 / cell. 335 5323512
Chiuso il giovedì e la domenica