Un bacio senza fine
Quando i biologi cominciarono a catturare e studiare le prime rane pescatrici, o Ceratidi, una famiglia di pesci abissali che sopravvive fino a una profondità di 4500 metri, si imbatterono in un curioso enigma: tutti gli esemplari rinvenuti erano femmine, molte delle quali erano soggette a una forma di parassitosi (spesso venivano trovati numerosi altri pesci, molto più piccoli, attaccati al loro corpo). Ma dei Ceratidi maschi, nessuna traccia.
Le successive ricerche portarono però in breve a una scoperta piuttosto sorprendente: i piccoli pesci parassiti attaccati alla carne delle femmine erano in realtà proprio quei maschi che i biologi avevano a lungo cercato. Questo marcato dimorfismo sessuale (cioè l’aspetto totalmente differente fra maschio e femmina della stessa specie) aveva tratto in inganno gli studiosi.
A poco a poco cominciarono a svelarsi i dettagli dello strano ciclo riproduttivo di questi pesci. Per i Ceratidi maschi, la vita non è certo una passeggiata. Sono estremamente piccoli, indifesi, e il più delle volte non sono nemmeno in grado di mangiare: possiedono una bocca inadatta a qualsiasi tipo di predazione e il loro canale alimentare non si sviluppa mai. L’unica cosa che possono fare è annusare, nel buio dell’abisso, in una lotta contro il tempo, sperando di avvertire d’un tratto il profumo dei feromoni di una femmina. Se non la trovano in tempo, muoiono.
Quando riescono invece a localizzarla, si affrettano a deporre sul suo corpo il bacio che li unirà per sempre: una volta dato il morso, il maschio secerne un enzima che digerisce le carni dell’uno e dell’altra, fondendo insieme le labbra del maschio alla pelle della femmina. In questo modo, e soltanto così, il Ceratide maschio potrà sopravvivere, unito al sistema circolatorio della sua compagna che gli garantisce il necessario nutrimento. In cambio, lui le offrirà il suo sperma.
Anche avendo raggiunto questo invidiabile status di eterno accoppiamento, il nostro eroe non deve però fare troppo il geloso: sulla stessa femmina possono attaccarsi anche otto maschi contemporaneamente, in modo da garantire una riserva di sperma sempre pronto non appena lei sia pronta a ovulare.
E se le stranezze ancora non bastassero, alcuni di questi maschi possono completamente atrofizzarsi nel tempo finché rimarranno visibili soltanto i testicoli. Questa bizzarra famigliola allargata resiste, com’è naturale, finché è in vita la femmina.
In dolce attesa
Cosa c’è di più straziante di una madre che non potrà mai baciare il proprio figlio appena nato?
La domanda non ha alcun senso, se vi capita di appartenere al genere di acari chiamato Adactylidium. Anzi, pregate di non ritrovarvi mai nei panni di una femmina gravida di questa specie di aracnidi.
Il parto degli Adactylidia è degno di un film horror. La femmina incinta si attacca a un uovo di formica, sua unica fonte di sostentamento durante la gestazione. Le uova sono al massimo nove, e tutte contengono individui femminili, tranne un uovo che darà vita a un unico maschio. La schiusa avviene direttamente nel ventre della madre: i piccoli non soltanto si cibano delle carni della mamma, ma addirittura copulano all’interno del suo corpo. Il maschio feconda tutte le sue sorelle; queste ultime bucano la corazza della madre, ed emergono alla superficie – nate già gravide. Se ne vanno dunque a cercarsi ognuna il suo uovo dove, quattro giorni dopo, moriranno, dando alla luce una nuova nidiata.
Anche il maschio esce dal corpo della madre, ma ha già fatto l’unica cosa per cui era necessaria la sua presenza. Si trascina in giro per qualche ora, infine muore.
Una passione esclusiva
In generale gli animali, si sa, non si fanno tanti problemi riguardo all’adulterio.
Eppure, fra i microti, piccoli roditori delle praterie, vige la più assoluta e indiscussa monogamia. Nelle coppie che si formano, il maschio è gelosissimo, e difende la sua compagna a spada tratta, mordendo chiunque le si avvicini; lei, dal canto suo, non si allontana di un passo dal compagno. La loro relazione è esclusiva, fatta di continue coccole e di intimità.
Eppure, finché erano single, i due topolini si mostravano di “buona compagnia”, vale a dire il comportamento verso gli altri loro simili era completamente diverso. Cos’è intervenuto a modificare tanto radicalmente il loro stile di vita?
Secondo gli studiosi, è tutto da imputare alla prima, sfrenata notte di nozze. Quando i due microti si accoppiano per la prima volta, infatti, si scatenano in una maratona del sesso senza pari nel regno animale: la copula dura fino a quaranta ore consecutive!
Questa abbuffata di bruciante passione finirebbe, secondo alcuni biologi dell’Università del Maryland, per farli cadere in una trappola biologica da cui non riescono più a uscire: in entrambi il rapporto prolungato causa uno spostamento degli ormoni nell’ipofisi, e da quel momento l’ossitocina è sempre tenuta alta dalle effusioni con il partner, mentre la vasopressina rende i maschi aggressivi verso i propri simili.
C’è da dire, però, che il sesso “spinto” ricopre un ruolo importante per i microti soltanto nel primo periodo della coppia. Dopo un po’, i rapporti sessuali si fanno più veloci, quasi fossero un’incombenza da liquidare in quattro e quattr’otto. Vi suona familiare?