viaggiando per quel poco di Sudamerica che conosco. non ho potuto evitare di notare che esiste un diverso senso della religione. della fede. della vita quotidiana. esiste un sentimento profondo. un diverso modo di vedere e pensare e credere. a circa diecimila chilometri dal Vaticano.
seduta su una panchina. su un autobus. o sul sedile della macchina di mio padre in quegli interminabili viaggi che facciamo. ho potuto vedere e ascoltare la fede. e la speranza.
signore sorridenti sono capitate per caso al mio fianco e mi hanno raccontato amori sfortune e vicissitudini. intercalate da gracias a Dios. o ni Dios quiera. la Virgencita... e facendosi a intervalli regolari il segno della croce. si sono alzate e se ne sono andate. serene. con la luce negli occhi.
ovunque poi. carretto della frutta. corriera. camion. taxi. chiesa. casa. ho letto chiaro. spesso nei colori del cielo e del sole e delle nuvole. Dios te ama. Dios es amor. Jesús en ti confío. croci. fiori. santini. bottiglie di plastica piene di acqua. sono ovunque per strada. a testimoniare l’inesauribile fede che abita i cuori del popolo sudamericano. davanti a ogni chiesa qualche passante si farà velocemente il segno della croce. un gesto ormai automatico. e si porterà alla fine la nocca dell’indice (invisibile croce) alle labbra e la bacerà a conclusione del rito. un gesto tanto puro quanto sensuale.
Amore. è la parola chiave. che diventa fede. speranza. e tanta buona volontà. Amore e Dio. Dios es Amor. e senza amore in Sudamerica non si sopravvive. (così come in Europa lentamente si muore). con gli sdolcinati boleri che tanto amava ascoltare mia nonna. con le telenovelas che diventano luogo di incontro di un paese tutti i giorni alla stessa ora. forse quando un popolo crede nell’amore. non può non credere in Dio. donne e uomini accettano il loro destino. con un sorriso. e in fondo. nell’orizzonte lontano. nei loro occhi. si scorge sempre il paradiso. e se tutti lo vedono. il paradiso esiste.
fu così che. mentre fotografavo i pellicani nell’ultima città a nord del Cile. un signore. El Pastillita. ha iniziato a raccontarmi la storia dei pellicani e ha concluso con la sua. seduto su una cassetta che diceva Dios es amor. negli stessi giorni in cui si trovava a passare di lì mia madre e il suo tempio spirituale. nel loro pellegrinaggio annuale da sud a nord.
tutto questo e molto altro che ho dimenticato. o lascio a voi lo spazio per raccontare. si concretizza oggi qui. nel numero di dicembre. il mese in cui ci si ricorda della fede. anche per perderla. come quando si decide di spegnere la speranza.
a natale quest’anno. Dios es amor. il segreto sta nella fede.