CENTRO ESPIRITUAL DIVINO MAESTRO

foto e testo di Lina Vergara Huilcamán

Maria Cecilia (Chila)

Maria Cecilia (Chila)

Amelia Anned Felipe Marisol Millaray

La prima volta che seppi della sua esistenza fu quasi vent’anni fa. In un viaggio in solitaria per scoprire le mie origini andai a Concepción a trovare mio nonno che avevo visto due volte nella mia vita. Un vecchietto simpatico che mi portò in questo appartamento in centro città, dove una decina di persone in cerchio guardarono Padre Pedro curarmi. Non ci riuscirono perché mi mancava allora l’elemento fondamentale: LA FEDE, o forse avevo troppo pubblico e sono sempre stata timida. Quell’anno però a Concepción, che significa Concepimento, scelsi di restare incinta della mia prima figlia senza che io avessi mai nemmeno pensato di averne una prima di allora, ed ebbi la certezza di essere incinta sotto all’orologio di fronte al palazzo dove sta il Tempio, mentre salutavo mio nonno. Quasi sette anni dopo rientrarono nella mia vita. Mio nonno aveva lasciato la sua forma, e mia madre che si trovava a Santiago per assistermi nella mia seconda gravidanza andò a risolvere le questioni del funerale. Quando tornò, pochi giorni dopo, era cambiata. Ancora non lo sapeva, ma gli era succeduta nel Tempio. Ora queste persone fanno parte della mia vita, attraverso i racconti di mia madre, un’esistenza la mia condotta da perfetta atea fino ai ventiquattro anni, ero una miscredente in tutti i sensi, di quelle che non credono nemmeno al dottore. Adesso ogni volta che ho un dolore, o una pena molto intensa, io o i miei figli, ricorro a loro tramite mia madre. Non debbo assumere farmaci che a una paranoica come me fanno malissimo dal momento in cui leggo il foglietto illustrativo. Nessuno mi tocca oltre alla mamma. E tutte le volte, miracolosamente o no, guarisco. La guarigione è per me volontà e fede. Oggi credo nell’anima, nella mia anima. Credo anche nella reincarnazione. Non ho un’idea ben definita ancora, e forse non l’avrò mai, non mi sforzo ma nemmeno mi oppongo. Proprio per questo, quando per coincidenze stellari li ho incontrati ad Arica, al confine con il Perù e la Bolivia, dopo mille chilometri di deserto, sotto uno dei cieli più stellati che si possano immaginare, a oltre duemila chilometri da Concepción, durante il loro pellegrinaggio annuale a nord, li ho intervistati. Per voi, ma soprattutto per me. Per conoscerli meglio. Non voglio fare un’introduzione che spieghi per filo e per segno quello che leggerete a seguire, che altro non sono che le trascrizioni tradotte delle sei interviste che ho fatto loro. Ci saranno molti interrogativi che spontaneamente sorgeranno durante la lettura di queste, anche perché avrò dato per scontati concetti a me più familiari, ma credo, e a rileggermi mi rendo conto che forse la FEDE l’ho sempre avuta, che le curiosità o inquietudini vadano seguite, o semplicemente bisogna essere liberi di lasciarsi andare a determinati incontri che oggi non significano nulla ma potrebbero significarlo domani o fra un anno. E comunque perché no?
Gli intervistati sono i Dodici del Centro Espiritual Divino Maestro, di Concepción, luogo in cui siamo nate io e la mia primogenita. I Dodici in realtà sono sette per ora e uno manca all’appello.

MARIA CECILIA (CHILA)
A dodici anni facevo le regressioni

Quando ai bambini sin da piccoli si insegna che siamo anime e non forma (il corpo), la loro vita diventa più facile perché riescono a comprendere che la vita non è che un insieme di esperienze da compiere. Sono canalizzatrice. Sono stata iniziata a dodici anni dal mio padrino Padre Pedro. Quando mio padre morì lui si fece carico della mia famiglia, eravamo sei fratelli. Ci iniziò al cammino spirituale che aveva intrapreso insieme a un gruppo di amici intellettuali. Tutta la sua famiglia diceva che era pazzo, lo portarono persino dallo psicologo, perché aveva deciso di abbandonare le sue attività commerciali per dedicarsi alla vita spirituale. Le persone quando non hai interessi materiali ti dicono che sei matto, ma lui non era matto, aveva lasciato abbastanza di che vivere alla sua famiglia. Mi insegnò a uscire dal corpo. All’inizio solo per vedere la casa e chi c’era in essa, per poi arrivare al contatto con i Maestri. Loro ci guidano sempre, sono esseri che non hanno corpo di materia, ma alcuni di loro l’hanno avuto. Ci portavano (mia sorella e me) in altre dimensioni. Ci spiegavano cosa succede tra la vita e la morte. Che cosa significa uscire dal corpo. Ci portavano alla reincarnazione. Alle vite passate. A dodici anni facevo le regressioni. Non si sceglie in quale vita andare. Entravo nel tunnel e all’uscita mi trovavo nell’esperienza di vita di cui avevo bisogno. Per l’anima gli anni non sono niente. Una vita intera passa in un attimo. Quando in una vita stai morendo, vedi l’anima uscire dal corpo. Sei circondato da chi ti amava e la persona che è stata più importante per te sarà quella che ti viene a prendere quando muori. Se non hai nessuno viene la Signora della Vita. È una donna bellissima, di una bellezza che non puoi trovare su questa terra. Con il solo sguardo ti dà serenità e pace. Ti accompagna al piano che ti corrisponde a seconda della tua evoluzione come anima. Vedi passare tanti esseri al tuo fianco, prima li vedi come luci, poi prendono una forma, e tu senti tanto amore per loro, come se li conoscessi. Come anima capisci che senti un amore immenso, così grande che non puoi decifrarlo nella parte fisica, nella materia. Senti per la prima volta la felicità, quella che molte volte cerchi in terra e non riesci a trovare. Puoi trovarla nell’istante ma non perdura. Se capisci questo non cadi più nel dolore. Hai imparato. Quando un’esperienza si allunga devi chiederti cosa non hai capito, cosa causa il dolore, cosa manca per lasciarsi alle spalle la sofferenza. Quando lasci il tuo corpo, vai al piano che ti corrisponde e iniziano a prepararti per la vita successiva. Ci sono i tuoi maestri e il tuo angelo custode, quello che ti accompagnerà per tutta la vita in tutte le vite. Non ti lascerà mai. Perché lui sta evolvendo insieme a te. È capitato che l’angelo si sia innamorato della persona che doveva accompagnare, e ha smesso di essere angelo per prendere un corpo e stare con lei. È successo. Prima di nascere ti prende la tua guida spirituale e ti dice: quella sarà tua madre e lui sarà tuo padre, e tu decidi se li desideri per la tua evoluzione. Ti mostrano tutta la tua vita: un film veloce che si ferma solo dove non sei riuscito a fare un cambiamento. Ti preparano. Sei tu a scegliere. Per questo a volte pensi di aver già vissuto una situazione, un déjà vu. Quando succede significa che stai seguendo il tuo cammino, il tuo destino. Attraverso tutte queste esperienze abbiamo imparato. All’inizio per uscire dal corpo dovevo sdraiarmi su un letto, oggi posso farlo da seduta in qualsiasi momento. Una volta uscita ti rendi conto che il corpo è come un’armatura, pesante. Uscire dal corpo è un’esperienza intensa. Ricordo che di notte dormivo tutta chiusa in me stessa per non uscire, perché quando esci puoi trovare cose molto brutte. Poi ho imparato a uscire e andare direttamente dove avevo deciso, così non facevo incontri sgradevoli. Ho avuto la sensazione di vivere una vita incompleta. Quando ero piccola giocavo ma sentivo di avere una responsabilità come anima. Ero normale ma se un’amica aveva mal di testa io gliela toccavo e la guarivo. Andavamo al Tempio tutti i giorni, vivevamo esperienze strane e meravigliose. La mia vita è trascorsa senza che me ne rendessi conto. Abbiamo incontrato il Principe delle tenebre più volte. Vedevamo le streghe. Abbiamo vissuto molte esperienze con il lato scuro, sempre pronto a prenderci per portarci dall’altra parte. Erano tempi in cui essere spirituali era come praticare la stregoneria. Tutto era segreto. Nascosto. Non si poteva parlare di anima. Padre Pedro non mi permetteva di leggere. Per non darmi dei riferimenti. Non puoi inventare ciò che non sai. Per questo mi mantengo alla larga. Per mantenere la mente pulita, libera per le parole dei Maestri, senza interferire. A quindici o sedici anni circa ero in un palazzo alto dieci piani e guardavo fuori dalla finestra. Mi chiesi che cosa mi potesse trattenere dal buttarmi giù. Sentivo che era tutto falso, che ciò che avevo visto e vissuto non esisteva. Credevo che fossero solo idee mie. Poi la notte vennero tutti i Maestri. Dieci, quindici. E si presentarono. Uno per uno. Aprii gli occhi ed erano ancora lì. Ebbi paura. Ancora oggi se si presentano la prima impressione è di paura. Poi passa. Da quella notte però non ebbi più dubbi sul cammino che avevo scelto. Se ti dovessi raccontare quello che ho visto, di tutte le persone che ho incontrato e cosa hanno vissuto...

AMELIA
Non usiamo la parola morte, l’anima non muore

Ero molto credente. Cattolica. Non sono mai stata una che parla molto. Sono piuttosto una che ascolta, e mentre ascolto mi faccio delle domande. A messa parlavano (e parlano ancora) di fatti accaduti a Gesù duemila anni fa. E le cose cambiano. La mia anima voleva evolversi spiritualmente ma nella fede cattolica non poteva farlo. Appena sposata volevo partecipare a un ritiro spirituale e mi dissero che non potevo se prima non vi fosse andato mio marito, e mio marito non sarebbe mai andato. La fede prevede che cresciamo nel nostro credo per fare di noi persone migliori. Com’era possibile che fossero state fatte delle guerre in nome di Dio, e che in nome di una fede e di una religione avessero ucciso? Prima pregato e poi ucciso. Non mi piacevano le verità che hanno le religioni. Così mi ritirai dalla vita cattolica e iniziai a cercare e cercare, fino a che arrivai a una scuola di yoga, e la scuola di yoga mi portò al Centro Espiritual Divino Maestro, dove finalmente sentii qualcosa di vero. Sentii Dio dentro di me. Fu meraviglioso. Nessuno mi può dire che non sia reale, perché sento dentro la fede, sento l’amore infinito di questa divinità. Sento il sentimento dell’anima che ci fa esprimere il divino. Mio marito ha lasciato la sua forma fisica, non usiamo la parola morte, perché l’anima non muore, è eterna, lascia questo abito di carne e ossa che appartiene solo a questo pianeta. Questa materia è solo della terra. “Polvere tu sei e polvere tornerai!” dice anche la Bibbia, ma a questo noi diamo un altro significato. Lo vivo ora con mio marito. In sogno comunico con lui, chiudo gli occhi e lo posso vedere. È vero. Come anime non moriamo. Torniamo al padre, alla divinità. Possiamo esprimerci e andare dove vogliamo. E mio marito, la mia anima gemella, è con me ogni giorno. Anche se a volte quando voglio dirgli delle cose, quando sto pensando a cosa dirgli, lui se ne va. Ma non importa, siamo anime gemelle. È meraviglioso. Ma bisogna viverlo per poter dire è vero.

ANNED
Ho imparato ad aprirmi senza temere di essere giudicata

Il Tempio è una parte molto importante della mia vita. Ha trasformato tutto. La mia famiglia è molto cattolica e io mi domandavo: da cosa dipende, se Dio è meraviglioso, che un bambino nasca e cresca in un famiglia che gli dà amore e cibo, e un altro invece muoia di fame per esempio in Etiopia? Lo chiesi a un sacerdote e non mi rispose. Non riuscivo a capire, fino a che non arrivai al Tempio e Padre Pedro mi parlò della reincarnazione. Allora compresi e tutto ebbe un senso. Un albero si riconosce dai frutti che dà. E io vidi l’amore e per me fu trovarmi. Sapere chi sono. Sentire l’amore dei miei fratelli. Capire che la vita non è fortuna né coincidenza. Esiste una ragione per tutto. Da piccola sognavo molto di altre vite. Sogni che si ripetevano più volte, sempre uguali. Sognavo di poter volare. Se lo avessi raccontato avrebbero detto che ero pazza, così non lo dissi mai a nessuno. E quando i miei amici videro che andavo al Tempio si chiesero cosa fosse successo. Non capirono, perché in realtà non sapevano nulla di me. Adesso sono sposata con la mia anima compagna e vivo in Canada. Mio padre mi aveva sempre detto di imparare l’inglese. Ma io non pensavo e non volevo viaggiare. Sognai di un uomo che mi parlava in inglese e quando chiesi il significato mi dissero che era la mia anima compagna. Dissi no. E dissi no ancora quando un uomo chiese al Padre della sua anima compagna e il Padre mi guardò e gli rispose: sta arrivando. Quando lo vidi per la prima volta non mi piacque. Era magro. Ma era tutto come nel mio sogno. E dopo esserci sposati andai a vivere con lui a Toronto. Quando chiedo perché sono dovuta andare a vivere là mi viene detto che devo aprire i cuori. Devo portare l’amore. Che cos’è l’amore? L’amore è quando ti dai completamente. Quando ti vedi riflessa negli occhi di un altro. Quando non devi dirgli cosa senti e chi sei. Ti consegni. Ti affidi completamente. Con la mia anima compagna ho imparato a essere come sono, ad aprirmi senza temere di essere giudicata. Ho imparato ad abbracciare grazie a Padre Pedro. Molti parlano dell’amore, ma poterlo esprimere e soprattutto sentire è un’altra cosa. Alcuni credono che basta dirlo. Io ti amo. Molte volte mio marito mi chiede qual è la mia ambizione. E io rispondo la parte spirituale e essere felice anche nella coppia. Non è facile. Ma siamo anime compagne e nella difficoltà è dove si trova l’amore. Quando lo guardo negli occhi, perché negli occhi è dove si legge l’anima, lo riconosco. E tutto passa.

FELIPE
Tutti insieme facciamo Dio

Durante un viaggio in macchina ascoltai mia madre parlare di monaci del Brasile a cui bastava guardare i bambini per svelarne il futuro. Desiderai intensamente vivere un’esperienza del genere. Iniziai così a leggere tutti i libri che trovavo sull’argomento. Arrivò finalmente una zia che era stata in Ecuador e aveva avuto una Maestra. La tenni sveglia tutta la notte con le mille domande che avevo da farle. E lei mi rispose. Poi un giorno un vicino iniziò a parlare degli stessi argomenti e ci disse che andava in un centro spirituale: il Tempio del Divino Maestro. La mia prima riunione fu un venerdì santo dell’anno ’88 a casa di Padre Pedro. Seppi subito che mi trovavo nel posto giusto. Ho sempre pensato che bisogna lasciare un segno del proprio passaggio in questo mondo. Fare in modo che la tua esistenza sia servita a qualcosa. Non solo per procreare e poi crescere la progenie. Credo di essere nato per servire più che per vivere. Sono 24 anni che sono al Tempio, e ogni giorno le mie idee sono più chiare. È una soddisfazione vedere arrivare la gente e poter dare senza chiedere nulla, solo per amore. Vedere che l’amore trasforma le loro vite. Rendere le loro esperienze più brevi attraverso la mia esperienza. Aiutare. Da piccolo mi sentivo molto solo. Non avevo nessuno con cui parlare. Mia madre era sempre malata. E io non facevo che pregare Dio di non portarsela via. Neppure a mio padre potevo parlare. Lavorava perché non ci mancasse niente, ma era freddo e distante. Ho sempre avuto il desiderio di parlare con Dio. Per far sì che mi conoscesse. Volevo stare di fronte a lui e che lui mi amasse e rispondesse a tutte le mie domande. Ed è quello che faccio ora. Parlare con i Maestri è la stessa cosa. È ciò che mi piace del Tempio: non ci sono domande senza risposte. Io sono canalizzatore. Attraverso me si esprimono i Maestri. È una responsabilità tremenda. Ho paura che la mia mente si intrometta. Quando il Maestro parla attraverso me sento che non sono nel mio corpo, sono di fianco che ascolto. Sento vibrazioni che arrivano come onde fino a che il Maestro inizia a parlare. No, non mi faccio domande sul meccanismo. È come stare nell’aria. A volte sto come dormendo e non mi accorgo di niente. Altre invece sono lì che ascolto. Le anime della maggior parte della gente sono addormentate. Quando si sveglia l’anima e si cura, si guarisce anche la forma, il corpo. Non immaginano neanche di essere essenza divina. Credono di essere emozione, sensazione e corpo. Si affidano a coloro che si dicono dottori a volte senza guarire mai, fino a che disperati vengono da noi. Siamo un centro spirituale. Lavoriamo con le anime. Così quando arrivano da noi parliamo con la loro anima, la svegliamo, cancelliamo i ricordi cosmici e li guariamo. Sì. Guariscono anche nel corpo. Se non li guarissimo non ci crederebbero. Direbbero che predichiamo e basta. Per questo i Maestri diedero a Padre Pedro il dono della guarigione: per convincerli. E poi piano piano iniziano a incuriosirsi. Capiscono di avere un’anima e che esiste la divinità, che siamo tutti parte di uno. Così inizia il cammino spirituale. Siamo essenza divina. Il Padre creatore si divide in milioni di milioni di scintille e ogni scintilla è essenza divina che scende in terra per sperimentare tutta la conoscenza e poi tornare. Tutti insieme facciamo Dio. Ne siamo tutti parte. Questo è il nostro lavoro. Svegliare le anime, fare loro comprendere che sono essenza divina, che sono parte di Dio: chi sono, da dove vengono e dove vanno. Quante persone lo sanno? I maestri ci dicono non pensate, sentite. Pensate per sommare e moltiplicare, ma per capire chi siete sentite.

MARISOL
Ho imparato sentendo

“Perché una persona che ha sempre cercato di fare e dare il meglio si ritrova poi a subire delle ingiustizie nella vita?” chiesi una volta a un sacerdote. Mi disse che era la volontà di Dio. “Perché allora devo sforzarmi di essere migliore se alla fin fine è Dio che decide di dare e togliere senza che il mio atteggiamento possa influenzare la sua volontà?” e il sacerdote non mi rispose. Non mi sembrò giusto. Non sentii una verità. Lessi di un bambino a cui era stato detto che se si fosse comportato bene, se avesse fatto i compiti e fosse stato bravo a scuola e con i suoi compagni, avrebbe ricevuto una bicicletta per Natale. Ma Natale arrivò, e la bicicletta fu regalata al bambino della casa a fianco. Il bambino pensò che Dio non lo amasse, che Babbo Natale non lo amasse. E il sacerdote ancora una volta tacque. Andai da altri. Lessi. Chiesi. Ma sempre con lo stesso risultato. Fino a che un giorno conobbi Don Pedro González e mi disse che tutto ciò che io stavo vivendo e avevo vissuto era una conseguenza di come mi ero comportata in altre vite. Il 10 marzo del 1987 dissi a mia madre che finalmente avevo finito il mio puzzle. Sentii che le parole di Don Pedro erano vere, non perché erano state pronunciate, ma perché le sentii vere dentro di me. Tutto ciò che faccio ha e deve avere un senso. Ciò che semino raccolgo. La mia vita cambiò. Ero stata sfortunata e infelice sin da piccola... ma ora tutto ciò che avevo vissuto era il frutto di ciò che avevo provocato, in altre vite. Mi sono sempre sentita il brutto anatroccolo, ho trascorso la mia vita cercando di aiutare gli altri, ero brava a scuola non per me stessa, ma per aiutare i miei compagni. Per essere accettata. Tutti mi conoscevano, tutti erano miei amici, ma quando c’erano le feste non venivo invitata, per loro era normale pensare che io non sarei andata perché dovevo studiare. Tutti i miei rapporti con gli altri erano “commerciali”, come li chiamo io, perché nessuno invadeva mai la mia sfera di vita personale, nessuno mi conosceva per quello che ero e sentivo. Don Pedro mi disse che ero stata per molte vite una donna bellissima, ammirata, ma anche capricciosa, egoista e sempre furiosa... Mi emoziona ricordare il cambiamento meraviglioso che ho avuto. Sono riuscita a volermi bene perché finalmente ho compreso chi sono e chi sono stata. Ho fatto di tutto per essere accettata, perché mi volessero bene anche se mi sentivo brutta, se ero bassa. E ora finalmente ho un’anima, che può essere grande, alla quale non importa che il mio corpo sia piccolo. Ora finalmente ho delle risposte. Tutto ciò che ho appreso l’ho fatto con i sensi, ho imparato sentendo, non pensando. Non voglio più studiare ora. Voglio sentire. Non ho paura del mio intelletto, ma quando sei immersa nel tuo pensare ti dimentichi di sentire. Prima di conoscere Don Pedro mi sentivo in gabbia, rinchiusa in una prigione dove non entrava il sole. Conoscerlo mi ha cambiato la vita, adesso so che studiare e leggere possono essere d’aiuto, ma niente ha più valore se io non sento qualcosa qui dentro (si tocca il cuore) nell’anima.

MILLARAY
Dall’interno verso l’esterno

Sono arrivata al Tempio perché è morto mio padre. Ho sentito il bisogno di andare senza sapere il perché. Dopo seppi che quando ci si avvicina al Tempio è perché è arrivato il momento del tuo risveglio. Tutte le domande che mi ero posta fino ad allora iniziarono ad avere una risposta. Quell’angoscia, quel dolore che portavo dentro da sempre, iniziarono a scomparire. Iniziai a sentirmi meglio e sentii il bisogno di comunicare. Tutti ci facciamo delle domande, ma io non avevo nessuno con cui parlarne. In ogni cosa che il Maestro mi diceva finalmente trovavo una spiegazione alle domande che mi ero fatta per anni. Tutto ciò che ci succede ora ha una spiegazione nel passato, e piano piano lo scopro. Mi piace parlare con gli altri. Spiegare. Chiarisco me stessa per chiarire gli altri che chiariranno altri ancora. Così si sentiranno meglio. I cambiamenti vengono dall’interno e non dall’esterno. Se vuoi stare meglio devi fare qualcosa e non aspettare che qualcuno lo faccia per te. I bambini sono i miei discepoli più vicini. Quando parlo con gli adulti spesso si mettono a ridere. Mi avrebbero già messa al rogo in altri tempi solo perché sono diversa. Con mia nipote posso parlare di tantissime cose, perché lei legge molto e mi ascolta. Ha letto Dante e tante altre cose, e quindi possiamo discutere e trarre conclusioni insieme. Per me la cosa più importante è la coscienza. Le persone devono capire che quello che stanno vivendo è prima di tutto ciò che tocca loro vivere, per quello che sono, e così evitare che si amareggino. Quando non si hanno risposte a quello che stiamo vivendo si vive nel dolore, ma quando conosci, e comprendi, il dolore svanisce. Tutti abbiamo paura di tutto. Si pensa che paura si riferisca solo a uscire fuori al buio, invece abbiamo paura di essere rifiutati, criticati, di essere guardati e giudicati male, abbiamo paura della vecchiaia, della malattia, di essere brutti.  Oggi ho trovato un messaggio del 2009 in cui il Maestro dice che abbiamo timore di tutto perché avendo vissuto tante vite, avendo avuto tante reincarnazioni, abbiamo avuto altrettante esperienze, anche quelle brutte, e ne conserviamo memoria. A me interessa che i discepoli quando siamo in riunione capiscano di cosa stiamo parlando. Per questo mi piace farli pensare e faccio loro delle domande. Li metto in difficoltà. Solo se pensano possono capire. Non siamo ciò che vediamo allo specchio, ma un’anima, un’essenza divina, e quello che stiamo vivendo ce lo siamo scelti, l’abbiamo scelto come anime per potere evolvere. La mia anima ha preso il corpo di Millaray con tutti i suoi difetti perché con questo corpo io possa fare dei cambiamenti. Millaray, la forma, ha milioni di rappresentazioni, perché esistono altrettanti milioni di vecchie sceme come lei che hanno gli stessi dolori e preoccupazioni. Se Millaray fa un piccolo cambiamento, per esempio smettere di preoccuparsi perché è grassa, milioni di persone smetteranno a loro volta di preoccuparsi di essere grasse. Faccio una trasformazione in me stessa e nel farlo si ha una trasformazione graduale anche in tutte le anime che rappresento. I Dodici siamo gli apostoli che seguiamo Gesù. Ognuno di noi porta il raggio di uno degli apostoli, ma siamo solo sette, perché ancora non abbiamo tutte le forme, e i cinque raggi che mancano si dividono tra noi sette. Se una persona qualunque compie una piccola trasformazione, anche se non si riflette in milioni di persone come quando lo fa un Dodici, probabilmente influirà nel suo insieme, la sua famiglia. Ciò che faccio, dico o penso influirà su mia figlia e la figlia di mia figlia. I Dodici siamo Padri di tutte le anime dell’umanità. Rappresentiamo, siamo il Gran Maestro sulla terra, per questo se io (o uno qualsiasi dei Dodici) produce un cambiamento lo deve fare qui (si tocca il cuore), dall’interno verso l’esterno.