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La cuffia di Zoe

di Cecilia Resio

La famiglia era composta da quattro persone: madre mora in crescente sovrappeso,
padre biondissimo in progressiva allegria, bambina irrequieta anni otto e fratello succube anni quattro.
Tutti, al mattino, felici di corsa.
Poi si produsse un fatto.
Il 26 dicembre il padre biondissimo trovò il coraggio di annunciare il suo amore
per un’altra donna e la sua fermissima intenzione di abbandonare la casa,
la moglie e periodicamente i figli.
Fu una decisione dolorosa, con l’aggravante natalizia che scarta l’assoluzione
invece di pacchi regalo.
Ieri ho accompagnato 28 bambini in piscina. Qui è d’obbligo, alle elementari, nuotare.
Ho rimboccato cuffie, asciugato teste, strizzato costumi, allacciato stringhe.
Ma prima ho guardato lei, una tra i quattro in via di smistamento,
con gli occhi persi dentro a uno zaino
Che succede, Zoe?
Mia mamma si è scordata ancora la cuffia, mia mamma.
Non importa. Te ne trovo una io.
Zoe ora ha gli occhi umidi più delle mattonelle intorno alle docce.
Io volevo la mia cuffia.
E io ti trovo una cuffia magica che quando la indossi diventi muta come un pesce
e veloce come un delfino che rincorre le navi.
Zoe sorride e dice non è vero, non è vero.
Le ho detto che invece era vero, bastava crederci.
Poi sono andata a cercare la cuffia e ho pensato agli abbandoni, alle dimenticanze
e ai naufragi.

Questo l’ho scritto qualche anno fa e l’ho lasciato decantare dentro a un taccuino.
Oggi pomeriggio tornerò in piscina. Le cose sono cambiate.
La mamma di Zoe è in splendida forma e sorride,
mentre il biondissimo padre ha l’aria sempre più stanca e nervosa.
Zoe e il fratello si sono assestati e la cuffia è ora sempre al suo posto.
La vita muta, come un pesce, appunto.