Da dove cominciare con l’abbandono... perché è così difficile cominciare?
Per 2 mesi all’anno lavoro in questo posto, un orfanotrofio pieno di bambini abbandonati. Alcuni di loro hanno già passato più di quanto si possa immaginare… gli aspetti negativi del mondo vissuti direttamente sulla propria pelle. Così, indirettamente, io so qualcosa sul tema dell’abbandono.
Poi ho capito che cosa mi stava trattenendo, perché era così difficile iniziare a scrivere il pezzo. Avevo paura di soccombere alla pornografia dell’infelicità – era questo che mi bloccava. Un fenomeno così brutto ma
al tempo stesso seducente. Sentirsi grati perché non è toccato a noi...
… l’orfanotrofio potrebbe essere un posto perfetto per documentare tutto questo. Una casa per bambini abbandonati. Non tutti abbandonati: forse la metà. Gli altri sono qui per molti, molti motivi… nessuno dei quali può dirsi valido o felice.
So per certo che non voglio godere di questa infelicità: se loro non lo fanno, perché io dovrei? Questo è anche un posto felice. Perché l’abbandono non è necessariamente la fine del mondo. Lavoro con bambini e ragazzi e nonostante le tristi, e a volte tragiche, circostanze che li hanno portati qui, grazie a loro trovo spesso cose gioiose da fotografare.
Sì lo so che alcune di queste immagini sono dolci, fin troppo dolci, stucchevoli, dolci da far venire il diabete... ma è quello che vedo qui. Ed è bello ed è importante.
Come ho già detto, la prima volta che sono venuta sapevo di non voler sguazzare nelle disgrazie degli altri. Questo mi ha spinta a usare la fotocamera con cautela.
Scattare o non scattare, è sempre questo il GRANDE problema… a volte scelgo di non scattare la foto, MA il più delle volte sono gli stessi soggetti a chiedermi di farlo. Qui a tutti piace farsi fotografare…
Questi bambini si sentono abbandonati? Forse non ancora. Ma quando saranno cresciuti, quando potranno riflettere sulle cose, allora sì... certo. Ma non ci danno troppo peso: sono talmente impegnati a essere bambini, a sopravvivere, ridere, piangere, odiare, amare… le solite cose…
... e gli piace un sacco ballare. E quando ballano, lo fanno davvero con gioioso abbandono.
Margarita Vazquez Ponte è una visual artist scozzese/spagnola che lavora principalmente nel campo dell’arte socialmente responsabile. Collabora regolarmente con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e porta avanti un progetto a lungo termine per la realizzazione di laboratori artistici in India con il supporto della Fondazione Zegna presso l’ente di beneficenza Care and Share, India.