Tornando a casa, ho svoltato a destra in Rue des Archives e ho imboccato rue Pastourelle.
O meglio, mi sono fatta imboccare da questa via, che nutre di cose il mio sguardo.
Ci sono edifici solidi e piegati dal tempo, finestre alte e giardini segreti.
Poi ho incontrato due scarpe da uomo, forse un 44, abbandonate così come furono gli ultimi loro passi.
Mi sono fermata a guardarle.
Non è mai l’esito di un abbandono a commuovermi, piuttosto l’atto compiuto
e la fine di un cammino.
Ora, mi chiedevo chi le avesse lasciate lì e perché.
La fretta? La furia? La fuga?
Quei mocassini bianchi, un po’ da nostalgico di Saint Tropez,
stavano lì, immobili in un passo fantasma, con quell’aria triste da fine crociera.
Rewind
Lei lo amava fortemente, lui anche.
Si sono posseduti contro il 12 di rue Pastourelle con un’innegabile potenza e fluida arrendevolezza, senza esitazione.
Poi lei, lisciandosi il vestito sulle cosce, guarda in basso e cosa vede?
Che lui calza dei mocassini da panfilo!
Oh, pensa, rimangiandosi l’orgasmo, io non avrei mai voluto godere in questo modo con un uomo che porta dei mocassini bianchi!
L’uomo la guarda e, con un dito leggero, le toglie una ciocca umida dalla fronte e capisce
al volo.
Le campane rintoccano la dodicesima ora e lui diventa improvvisamente lacero e confuso.
Fugge nella notte e, per dimostrarle che le favole si possono cambiare, perde ben due scarpette.
Così, su due piedi.